Il regista lituano Adas Burkšaitis firma un’opera che fin da subito mette in discussione la moralità dello spettatore. Il cortometraggio Left-handed Pen (Tušinukas, 2024), in concorso al Linea d’Ombra film festival nella sezione CortoEuropa_30, con la delicatezza del racconto quotidiano affronta un nodo universale: fino a che punto un genitore è disposto a spingersi per garantire il successo del proprio figlio?
Ambientato in una scuola di periferia, sotto un sole d’estate che illumina i corridoi ormai vuoti, il film segue Velta, un’insegnante e madre che scopre come il compito d’esame del figlio Paulius sia talmente mediocre da poter compromettere il suo sogno di entrare in una prestigiosa università all’estero. Di fronte al rischio di fallimento, Velta sceglie la via più pericolosa: falsificare l’esame del figlio, con la complicità di una collega.
Una penna come metafora di autenticità
Il titolo del film, Left-handed Pen, allude al dettaglio concreto e simbolico – la penna mancina del ragazzo – che diventa metafora di consapevolezza, di responsabilità, di un’identità che si ha timore di compromettere. Lo stesso regista ha dichiarato che
“la penna diventa una metafora dell’autenticità che non può essere falsificata: un oggetto semplice che apre interrogativi profondi sul controllo, sull’amore e sulla libertà di sbagliare.”
Un dramma morale sotto la luce estiva
Burkšaitis costruisce un racconto che si articola come dramma morale con una profonda tensione sotterranea, dove ogni gesto quotidiano si carica di una forte ambiguità. La fotografia di Narvydas Naujalis cattura la calma apparente dell’ultimo giorno di scuola, ma dietro la calda luce estiva, si avverte il peso del segreto e della colpa. Il montaggio di Mikas Žukauskas e la colonna sonora a cura di Iveta Macevičiūtė contribuiscono a mantenere costante una tensione interiore, quasi claustrofobica, che accompagna lo spettatore nella mente della protagonista. La camera a mano accompagna Velta in ogni suo gesto, trascinando lo spettatore nel labirinto di menzogne che la donna tesse per difendere ciò che ha di più caro.
Nel ruolo della protagonista, Rasa Samuolytė regala un’interpretazione intensa e sfumata: una madre divisa tra amore e controllo, che trasforma il sacrificio in un atto di sopraffazione. Attorno a lei si muove un piccolo ma incisivo ensemble, in cui ogni personaggio diventa un frammento di quella tensione costante che attraversa la narrazione, ambientata in un microcosmo scolastico capace di riflettere la pressione sociale e familiare verso il successo.
L’etica del fallimento
La forza del film sta nella sua semplicità: in soli diciotto minuti, Left-handed Pen affronta temi etici, educativi e psicologici con precisione chirurgica. Burkšaitis invita a riflettere sul significato dell’autenticità e sulla difficoltà, per un genitore, di accettare il fallimento del proprio figlio.
“Forse a volte è più difficile assumersi la responsabilità lasciandola andare”
afferma il regista. Ed è proprio qui che risiede la potenza del film: nella consapevolezza che l’amore, se privo di fiducia, può trasformarsi nel suo opposto. Il dialogo finale tra madre e figlio colpisce per la sua intensità: lo spettatore, ormai immerso nei pensieri della protagonista, assiste in silenzio a un confronto che lascia senza parole.
Il nuovo cinema lituano tra intimità e morale
Prodotto da Greta Garbo Films, Left-handed Penè stato anche selezionato al Riga International Film Festival, confermando una nuova vitalità del cinema lituano, capace di indagare con sensibilità e rigore le tensioni della vita familiare e dell’educazione contemporanea.
Un cinema sobrio, etico e profondamente umano, che guarda alle piccole scelte quotidiane per raccontare le grandi domande dell’esistenza.