Festival di Roma
‘Anatomia di un Grande Sogno’: San Lorenzo, il cuore resistente di Roma alla Festa del Cinema
Alla festa di Roma
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2 mesi agoon
Non tutti i quartieri sono semplici luoghi: alcuni si trasformano in simboli vivi, custodi di storie e identità condivise. San Lorenzo è uno di questi.
Il mestiere dell’attore: la costruzione di un film al Festival di Roma
Con Anatomia di un Grande Sogno, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Special Screening – Fuori Concorso, il regista Federico Braconi esordisce con un documentario che è al contempo un atto d’amore e una potente dichiarazione politica.
Prodotto da Maurizio e Francesco Albano per Simonfilm, il film dà voce a un quartiere che da più di un secolo rappresenta la resistenza e la solidarietà operaia della Capitale.
Narrato da Elio Germano e arricchito dalla presenza di Marcello Fonte, il documentario si concentra su una realtà simbolo: l’Atletico San Lorenzo, polisportiva nata “dal quartiere, per il quartiere”.
San Lorenzo: il racconto di un territorio che non smette di lottare e reinventarsi
Il regista intreccia la storia del quartiere con la sua identità sociale e politica, tracciandone le radici dalla fine dell’Ottocento, quando i primi lavoratori migranti arrivarono a Roma per contribuire alla costruzione della cosiddetta “capitale del Re”. Nato come area popolare e operaia, destinata a ospitare migliaia di migranti interni, San Lorenzo si è sempre distinto come crocevia di lotte sindacali, impegno politico e cultura di massa.
Il film ripercorre le tappe fondamentali di questo rione ribelle: dalla nascita dello scalo merci alla Dogana, al tragico bombardamento del 19 luglio 1943, fino alle sfide contemporanee segnate da overtourism, gentrificazione e crisi abitativa.
San Lorenzo appare come un luogo sospeso tra memoria e futuro, dove la tradizione popolare si fonde con l’energia creativa dei giovani e degli studenti della Sapienza. È una comunità che accoglie, si organizza e resiste. Ed è proprio questo spirito che dà forza al documentario, trasformando un territorio in un messaggio universale.
Uno dei punti di forza del film è la sua capacità di collegare il microcosmo locale ai grandi temi globali del nostro tempo: individualismo, neoliberismo, privatizzazione emergono come questioni vissute concretamente nella quotidianità del rione.
Attraverso testimonianze dirette e immagini d’archivio, Braconi costruisce un mosaico di esperienze e volti: dai movimenti per il diritto all’abitare all’ANPI, ai collettivi studenteschi e le battaglie contro la speculazione edilizia. Eventi come lo sgombero del Nuovo Cinema Palazzo o la riqualificazione dell’ex Dogana diventano tasselli di una narrazione più ampia, che mostra come il cambiamento urbano non sia mai neutro, ma sempre intriso di tensioni, contraddizioni e speranze.
Tra i contributi più rilevanti, spiccano il direttore d’orchestra Enrico Melozzi, il podcaster Dario Saltari e la scrittrice Sara Fabrizi, autrice del libro San Lorenzo “dalla preistoria ai giorni nostri”.
Memoria e simboli del quartiere e un cuore collettivo in gioco
Oltre lo schermo, la storia e l’identità di San Lorenzo si riflettono anche nelle sue testimonianze artistiche, come il noto murales Patrimonio Indigeno di Lucamaleonte. Quest’opera racchiude in pochi ma incisivi simboli la memoria collettiva e le lotte che hanno segnato il quartiere, rappresentando un segno tangibile della sua anima popolare e radicata.
San Lorenzo emerge così come un luogo in cui passato e presente si incontrano, contaminandosi e nutrendosi a vicenda, dando vita a una comunità che, nonostante le difficoltà, continua a sognare e lottare insieme.
Il documentario va oltre la mera narrazione filmica, ma diventa un autentico grido collettivo proveniente dalle strade.
Anatomia di un Grande Sogno si immerge nei vicoli di San Lorenzo, tra i murales testimoni di storie antiche e le voci vivaci dei bar di piazza dell’Immacolata, per raccontare una realtà che ha trasformato lo sport in un vero e proprio atto di resistenza culturale e sociale.
L’Atletico San Lorenzo: uno sport che è molto di più di un gioco
Negli ultimi anni, San Lorenzo ha visto nascere una realtà sportiva e sociale che incarna perfettamente lo spirito del quartiere: l’Atletico San Lorenzo. Fondato nell’estate del 2012 da un gruppo eterogeneo di ragazzi, studenti e lavoratori fuori sede, questo club polisportivo è lontano dalle logiche del business e del mercato che dominano il calcio professionistico. Si basa su valori chiari e solidi: antifascismo, antirazzismo, antisessismo, inclusione e lotta a ogni forma di discriminazione.
Il simbolo dell’Atletico è un concentrato di significati profondi. I colori rosso e blu richiamano la squadra argentina San Lorenzo de Almagro, icona di passione popolare e legame con le radici più autentiche del calcio. Le mura di Porta Tiburtina, presenti nello stemma, simboleggiano un’apertura verso il mondo, un invito a includere e accogliere tutti quelli che vogliono venire. Infine, i due martelli incrociati e la ruota dentata rappresentano lo spirito operaio e la tenacia di lotta che hanno sempre caratterizzato il quartiere, sottolineando un legame indissolubile con la storia popolare e la resistenza sociale.
Da quel settembre 2012, quando vennero vendute le prime 300 tessere, l’Atletico è cresciuto fino a diventare un progetto collettivo e autofinanziato, sostenuto da cittadini, negozianti e realtà culturali come il Nuovo Cinema Palazzo e il Sally Brown.
Oggi conta 13 squadre senior, 11 giovanili e oltre 650 iscritti, offrendo calcio, pallavolo e basket a costi simbolici, e spesso gratuitamente, a ragazzi provenienti da oltre trenta nazionalità diverse.
Qui lo sport non è mai solo un gioco: è un potente strumento di trasformazione sociale, un veicolo di inclusione che restituisce orgoglio e senso di appartenenza.
La potenza del suono e dell’immagine
Dietro la macchina da presa, la fotografia di Alessandro Montecchi e la post-produzione curata da Daniele Massa e Lorenzo Contarini contribuiscono a restituire un ritratto vivido e vibrante del quartiere.
Le musiche, firmate dal duo punk-rock End e da gruppi cult della scena romana come Il Muro del Canto, Gli Ultimi e i Dalton – conferiscono al film un’anima sonora coerente con la sua radice autentica, intrecciando malinconia e rabbia e desiderio di libertà.
Un inno alla comunità, alla resistenza e al diritto di sognare insieme
Anatomia di un Grande Sogno non è soltanto un documentario su Roma, ma un racconto sull’essere comunità, sul mantenere l’umanità in un mondo sempre più frammentato.
È il ritratto di un quartiere che sogna e continua, giorno dopo giorno, a mantenere vivo il fuoco di un’identità collettiva.
Non si tratta semplicemente di persone che inseguono una palla, ma di una comunità impegnata in una lotta costante per preservare lo spirito di un territorio, in un’epoca in cui tutto sembra spingere verso l’egoismo e la distanza.
Come ci ricorda Elio Germano, per fortuna ci sono persone che continuano a sognare e a immaginare che tutto quello che esiste possa essere ancora più bello.
Perché dopotutto, si sa: “quando si sogna da soli è solo un sogno, ma quando si sogna insieme comincia la realtà”.