Alice nella città

Tomasin Padron e Yazmina Estupinan raccontano la lucha canaria

Intervista ai protagonisti di Dance of the living

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In concorso ad Alice nella città, Dance of the living racconta, attraverso la relazione complessa di Miguel (Tomasin Padron) e sua figlia Mariana (Yazmina Estupinan), la lucha canaria, uno sport di contatto, sia fisico che metaforicamente emotivo, popolare nelle Isole Canarie.

In occasione della presentazione del film, abbiamo avuto modo di incontrare i due attori protagonisti, che ci hanno raccontato il loro punto di vista su questa attività. Presente anche il produttore Carlos Garcia, che invece ci ha raccontato qualche aneddoto in più.

Com’è stato interpretare un padre e una figlia che hanno un rapporto di amore e odio, di comprensione e incomprensione? Ha avuto un impatto sulle vostre vite? 

Yazmina Estupinan: È stato bello. Io e lui abbiamo avuto una connessione fin dall’inizio. Per me è stato di grande impatto perché ho avuto una vita complicata. Ricevere, sia sul set che fuori dal set, l’amore di un padre da parte di Tomasin, è stato molto impressionante ma bello. Vorrei aver aver avuto questo tipo amore per tutta la mia vita. C’è complicità tra noi. Più volte ci siamo arrabbiati, abbiamo litigato, proprio come poi succede nel film.

Tomasin Padron: La relazione tra padre e figlio non è stata così difficile per me, per la differenza di età mi viene naturale trattarla come una figlia. Al di là del film, io e lei abbiamo un rapporto che si avvicina molto a quello tra un padre e una figlia. Lei mi chiede molti consigli, mi chiede spesso una mano.

Praticate davvero questo sport nella vostra vita, la lucha canaria? 

T: Io sono un lottatore di lucha canaria, sono il lottatore più anziano presente sulle Isole e questo sport fa pienamente parte della mia vita. Non sarei in grado di vivere senza. Eppure mi tocca ritirarmi, non ho idea di cosa farò dopo. Non voglio chiedermelo ancora, per adesso.

Y: Anche io sono una lottatrice, ma putroppo per un problema medico, ora sono ferma. Spero di poter tornare a praticarla.

Come è stato lavorare con il regista Alayon sul set? 

T: Noi non siamo attori professionisti, questa è stata la prima esperienza  per entrambi. Sul set eravamo tutti come una grande famiglia, Alayon ci trattava come tali. Per me è stato incredibile avere questa opportunità di lavorare nel cinema. 

Y: Anche per me è stata un’esperienza incredibile. Alayon mi ha trattata come una figlia, lui è una bellissima persona.

Come è nato Dance of the living e come ti sei ritrovato a lavorare con il regista? 

Carlos Garcia: Alayon aveva in mente questo progetto da parecchio tempo. Lui stesso è stato un lottatore di lucha canaria. Questo sport è carico umanità, di presenza, che poi è riuscito a riportare anche nel film e nella relazione tra i personaggi. Ha cercato, attraverso il film, di riconnettersi con la lucha canaria a livello personale, quindi cercando di recuperare quella che era la sua parte giovane. Io personalmente sono di New York. Quando sono venuto a vivere in Spagna e ho conosciuto Jose Alayon, sono entrato in contatto con la lucha canaria, e ne sono rimasto estremamente affascinato. Sono sempre rimasto uno spettatore, ma ho deciso di appoggiare questo progetto. La lucha canaria si pratica nelle scuole, è uno sport centrale, e ciò è ammaliante. È estremamente importante nelle isole. E attraverso questo film, l’esperienza della lucha canaria diventa mito.

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