Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, fa tappa a Roma nella sezione Grand Public l’attesissimo Rental Family – Nelle Vite degli Altri. Il protagonista è un Brendan Fraser (relativamente) fresco di Oscar, ancora una volta disposto a interpretare un personaggio emotivamente vulnerabile in un film progettato accuratamente in laboratorio con l’obiettivo di conquistarsi qualche lacrima facile, che riesce nell’impresa di risultare genuino nonostante il suo intento evidente.
Hikari, regista giapponese al suo secondo lungometraggio, è già nota per aver diretto alcuni episodi della fortunata miniserie di Netflix, Beef. Con Rental Family torna a lavorare anche sul fronte della sceneggiatura, aspetto di cui si era occupata anche per il suo debutto, 37 Secondi, presentato a Berlino nel 2019 e disponibile ora per la visione, sempre su Netflix.
Rental Family: la trama del film
Sono ormai sette anni che Phillip Vandarploeug (Brendan Fraser) si è trasferito in Giappone, più precisamente a Tokyo, per esplorare nuovi orizzonti professionali. Phillip è un attore alla ricerca del ruolo destinato a svoltare la sua carriera, ma i provini si susseguono senza troppa fortuna e lui è ancora conosciuto unicamente per l’eccentrica pubblicità di un dentifricio sbiancante diventata virale.
Il consolidarsi di una graduale disillusione, unita alla solitudine e alla precarietà economica, ha preso il sopravvento sul suo stato d’animo. Dalla finestra di un angusto monolocale, Phillip osserva malinconico le vite delle famiglie che abitano lo stabile di fronte (che per ironia della sorte è abitato solo da gente circondata di affetti) chiedendosi se non sia ormai troppo tardi per lui.
In un altro film, questo sarebbe il fatidico momento che precede l’arrivo del grande amore, ma Rental Family ha in serbo qualcosa di diverso (e decisamente più intrigate) per il suo protagonista. Ecco che Phillip viene inviato dalla sua agente a interpretare il ruolo di un americano triste a un finto funerale organizzato da un’agenzia che offre un servizio atipico: il noleggio affettivo.
Grazie all’agenzia “Rental Family” chiunque può comodamente colmare i propri vuoti affettivi o orchestrare una bugia a fin di bene, e guarda caso il loro proprietario sta giusto cercando un “attore” bianco per espandere la proposta.
Emozioni complesse, edulcorate per risultare più accessibili
Phillip viene subito ingaggiato per una moltitudine di ruoli diversi, ma non sarà facile per lui entrare nell’ottica che questi teatrini sono emotivamente essenziali per molte persone. Che si tratti di interpretare lo sposo in un matrimonio fittizio, necessario alla sposa per fuggire con la propria ragazza al riparo dai pregiudizi della famiglia, o di interpretare un padre per garantire l’ammissione di una bambina a una prestigiosa scuola privata, il coinvolgimento emotivo di Phillip rappresenta un ostacolo.
Sarà il rapporto con Mia, l’adolescente ignara del fatto che lui non sia il suo vero padre, a guidare il filone principale della storia e a cambiare radicalmente la sua visione del mondo.
Onnipresente nel film il peso del rimorso, che porta a ragionare su come determinati rapporti spesso acquisiscano importanza solo retroattivamente, quando ormai è troppo tardi per valorizzarli. Rental Family è anche perfettamente consapevole di come in famiglia sia la norma scegliere per gli altri pensando di fare del bene, proiettando involontariamente le proprie insicurezze e aspettative sui propri cari che ancora non hanno l’età (o l’hanno abbondantemente superata) per prendere decisioni. È importante assumere il controllo delle emozioni, e Hikari cerca di insegnarcelo in modo estremamente delicato e sensibile, evitando di demonizzare gli errori dei propri personaggi, che hanno l’unica colpa di essere umani.
In definitiva, Rental Family – Nelle Vite degli Altri è puro intrattenimento per famiglie, un film che commuove dolcemente, in grado di risvegliare il nostro ottimismo latente nei confronti della vita, oltre che regalare qualche sana risata (una scena in particolare ha visto il pubblico di Roma molto divertito!).
Il mancato podio a Toronto e le prospettive in vista dei prossimi Oscar
Con una campagna pubblicitaria partita già questa estate, nel periodo antecedente alla stagione dei festival, risulta evidente che Searchlight Pictures, distributore nordamericano di Rental Family, stesse puntando a vincere il prestigioso People’s Choice Award di Toronto. Questo traguardo è strettamente collegato alla candidatura a miglior film; negli ultimi diciassette anni, il vincitore ha mancato la nomination solamente in due occasioni.
Questo dato sarebbe risultato particolarmente inattaccabile nelle mani di Searchlight, uno dei principali colossi dell’industria cinematografica, che a partire dai primi anni 2000 si contende regolarmente la statuetta più ambita dell’anno, con l’unica eccezione rappresentata da Jackie nel 2016. Insomma, fino a prova contraria non ci sono motivi di dubitare della loro pedina di punta, e Rental Family ha acquisito lo status di anteprima particolarmente attesa anche per questo motivo.
Tuttavia, dopo che il film non ha conquistato il pubblico abbastanza da salire almeno sul podio, Searchlight ha acquisito i diritti per la distribuzione di The Testament of Ann Lee, rendendo nota a chi sa leggere tra le righe la volontà di supportare il successo di altri film.
Insomma, Rental Family potrebbe non comparire tra i film che celebreremo ai prossimi Academy Awards, ma, a prescindere dal suo potenziale sul fronte dei premi, resta uno dei film più emozionanti di quest’anno.