Netflix SerieTv
‘The Diplomat 3’ : il rimatrimonio politico
Intrighi di palazzo tra Londra e Washington.
Published
2 mesi agoon
Su Netflix è tornata con una nuova stagione la serie ideata da Debora Cahn (Homeland), The Diplomat 3. Il thriller cospirativo, prodotto dalla casa di produzione della showrunner, Let’s Not Turn This Into a Whole Big Production, e distribuito dalla piattaforma streaming, vede nuovamente come assoluta protagonista l’ex Felicity Keri Russell, affiancata da stabili conferme e qualche ritorno: Rufus Sewell, Rory Kinnear, Ato Essandoh, Ali Ahn, e Allison Janney. Disponibile dal 16 ottobre.
Il TRAILER – The Diplomat 3
Sinossi – The Diplomat 3
All’indomani della morte del Presidente degli Stati Uniti, la politica americana e la diplomazia britannica sono letteralmente in subbuglio. Di conseguenza, la vice presidente Grace Penn (Allison Janney), assume la guida della nazione cercando di colmare un vuoto politico estremamente pericoloso. L’ambasciatrice americana sul suolo inglese Kate Wyler (Keri Russell), si trova anch’essa inserita in un gioco di potere che la vede sfidarsi col marito Hal (Rufus Sewell) per la carica del nuovo/nuova vice presidente.
Due donne al comando? No grazie – The Diplomat 3
Anche nel suo ritorno, The Diplomat 3, riprende le redini della sua personale radiografia della politica americana, un’attenta e vorticosa disamina sugli intrighi del palazzo più potente e importante al mondo. La nuova stagione come le precedenti riprende dal cliffhanger conclusivo dell’ultima, e getta l’ambasciatrice e il suo mondo in una continua evoluzione di questo.
Rispetto al passato però, The Diplomat 3 assottiglia di molto situazioni più melodrammatiche tipiche del linguaggio soap della serie, per concentrarsi fin da subito sul suo tema di fondo. L’incidente scatenante, la morte del Presidente, si porta dietro gli intrighi del potere, e le aspirazioni dell’ambasciatrice, sussurrati e implicitamente pretesi nel corso delle stagioni precedenti.
Il vaso di Pandora è scoppiato, e nel vortice della morte, The Diplomat 3 mette subito le sue carte in tavola. L’azione politica sostituisce (o per il momento sospende) gli elementi relazionali della serie, che continuano ad esserci, ma dipendenti dal dualismo vice presidente (che è diventata Presidente) – ambasciatrice, aprendo la serie alla conflittualità tra i due coniugi. Il nocciolo dei primi episodi sono i nuovi valori che la morte ha generato e che dipendono direttamente dal potere bramato e desiderato dall’ambasciatrice.
Il dualismo Presidentessa-Ambasciatrice
L’alterego della Russell è quel diplomatico relegato per anni alle scartoffie, a ruoli di second’ordine, la cui vita viene stravolta sul suolo inglese, opportunità che la Wyler coglie e sedimenta dentro di sé, cercando smaniosamente l’opportunità di fare il definitivo balzo verso la vicepresidenza.
La situazione creatasi pone tutte le congiunzioni astrali in questa direzione; un Presidente deceduto dal volto rassicurante ma che nasconde tutto lo sporco virile della politica americana, una vice presidente, la Penn, invischiata assieme a lui in attentati mascherati da “bene universale”, e una situazione politica cambiata, traballante, in cui inserirsi. Da subito la serie pone il conflitto di due donne al potere; la nuova Presidente, spaventata dal crescente peso della futura nomina come sua seconda in favore della diplomatica, e la Wyler che vede un’occasione ghiotta.
Perché negli intrighi di The Diplomat 3 potere porta altro potere, e la vice presidente di una Presidentessa non eletta, poco fotogenica e consumata, porterebbe, per l’ambasciatrice, ad una strada spianata verso il posto più ambito al mondo: la presidenza degli Stati Uniti d’America.
Schiacciare per non essere schiacciate
In questo si inserisce il marito Hal, spina nel fianco da inizio serie per Kate, ma anche spalla su cui contare, suggeritore politico e amante di un matrimonio quasi finito che la diplomatica non si decide a far finire. Così la scelta della Penn sul marito come vicepresidente, per quanto il suo profilo da battitore libero prefigurerebbe più rischi che alleanze, risponde al tentativo espresso della showrunner di inquadrare la politica americana come una scacchiera che non prevede alleanze tra donne ma solo conflittualità.
Ed è interessante notate come in questo dualismo, ambasciatrice e Presidentessa si comportano come uomini vestite da donne, pronte a sfruttare l’occasione di farsi la guerra e prendersi il reciproco posto. Se infatti l’ambasciatrice tiene così tanto ai destini della politica interna, quella americana, da nascondere le bugie del marito per proteggere la nuova presidenza, dall’altro lato è convinta di essere la prescelta, nella propria definitiva trasformazione da “underdog” a cigno che spicca il volo. Così in The Diplomat 3 emerge la negazione di due donne al comando, in una dinamica che favorisce una per escludere l’altra. Questa, secondo la versione della showrunner, è la politica americana, schiacciarsi per non farsi schiacciare.
Amanti, quasi ex coniugi e perenni rivali
Estromettendo, per adesso, la componente sentimentale dalla serie, per concentrarsi più su un impianto alla House of Cards, dove la politica è al centro e il resto è subordinato ad essa, la serie Netflix continua il discorso del “rimatrimonio” cavelliano. Secondo le teorizzazioni del filosofo-studioso americano Steve Cavell, uomini e donne nel cinema ( e nel nostro caso nella serie) sono impegnati in continue schermaglie amorose, mirate ad un equilibrio paritario della coppia.
Il politico nel sentimentale
È quello che succede ad Hal e Kate, i quali riproducono tensioni sentimentali e matrimoniali nel gioco della politica. Il privato e il pubblico è un tutt’uno per i coniugi della serie, il cui legame è continuamente sfidato dalle aspirazioni di entrambi nell’essere deus ex machina della politica americana. Se rivaleggiano per la vicepresidenza, un secondo dopo si uniscono ad un patto che partendo dal sentimento, attraverso gli intrighi del palazzo, cerca di suggerire una soluzione per rimanere insieme.
Nella serie sono sposati e non sposati, vogliono divorziare ma non vogliono farlo mai. Lo dice lo stesso Hal nel finale del secondo episodio : “Divorziamo e rendiamolo pubblico quando la presidenza sarà finita”, ricevendo l’opposizione della diplomatica. È questo un po’ il senso e la forza della serie nel suo Plot C , quello relazionale, tenere tutto insieme, politica, amore e salto di carriera. La Wyler e il marito, nel loro linguaggio più da commedia romantica, riprendono la caratterizzazione e il rapporto tra Frank e Claire Underwood (House of Cards), dove tutto è fatto per un “rimatrimonio” rigenerativo, che è sentimentale e nel contempo politico.
The Diplomat 3 è un’evoluzione delle prime stagioni, una riflessione autentica della politica americana vista dal punto di vista delle coppie di Washington. Lo spostamento sull’azione politica ne rappresenta una trasformazione come story concept , aspetto questo che andrà verificato sul probabile ritorno dell’espediente melodrammatico dell’intera stagione.