Festival di Roma

‘La vita va così’ tra commedia e dramma sociale

Tra commedia e riflessione sociale

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Con La vita va così, Riccardo Milani ha aperto la 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma, firmando un’opera che intreccia ancora una volta commedia e riflessione sociale, in un delicato equilibrio tra tenerezza, ironia e scontro generazionale.
Il film è prodotto da Our Films, in collaborazione con Netflix e PiperFilm, e distribuito da Medusa Film. in sala dal 23 ottobre.
Dopo Un mondo a parte, Milani prosegue la sua esplorazione dell’Italia più remota: quei luoghi dove il tempo sembra essersi fermato e dove il progresso, più che promessa, assume le sembianze di una minaccia.

La Trama

Ambientato alla fine del 1999 e ispirato a una storia vera, il film racconta la vicenda di Efisio Mulas, un anziano pastore sardo che vive nella sua furriadroxu, il casolare tradizionale immerso nella natura, lontano dal paese.
Quando una grande azienda milanese decide di costruire un resort di lusso sulla spiaggia incontaminata di Bellesamanna, il progetto trova subito il sostegno della comunità. Tutti sono d’accordo. Tutti, tranne Efisio.

Una storia di scelte e appartenenza

Interpretato con toccante naturalezza da Giuseppe Ignazio Loi, attore non professionista, Efisio diventa il simbolo di una resistenza silenziosa e gentile: quella di chi rifiuta il compromesso in nome della propria terra, della memoria, dell’identità.
Per il pastore :”la vita è tornare a casa”. Restare. Difendere i propri confini affettivi e culturali. Non cerca lo scontro, ma nemmeno lo evita. Il suo “no” non è ideologico, ma umano. Ed è proprio in questa coerenza che il film trova il suo centro emotivo.

Lo scontro non è solo tra due individui — l’imprenditore milanese, interpretato da Diego Abatantuono, e il pastore — ma tra due visioni del mondo: chi crede che tutto abbia un prezzo, e chi è convinto che non tutto sia in vendita.
Nel mezzo, una comunità spaccata: affamata di lavoro, ma ancorata a un’identità collettiva che rischia di dissolversi.

La pressione su Efisio arriva anche da chi gli è vicino: amici, conoscenti, persino familiari. Ma lui resiste. Non per ostinazione, ma per amore. Per dignità. Perché sa che, a volte, dire no è l’unico modo per restare sé stessi.

Volti noti e sorprese inaspettate

Il cast offre un equilibrio interessante tra nomi noti e personaggi secondari.
Virginia Raffaele sorprende con un’interpretazione misurata e sincera, lontana dal registro comico a cui è associata: la sua Francesca, figlia di Efisio, è fragile ma determinata, combattuta tra le radici e il desiderio di cambiamento.
Diego Abatantuono restituisce con credibilità l’imprenditore deciso a trasformare il paesaggio, mentre Aldo Baglio, nel ruolo del capocantiere, regala momenti di ilarità e umanità inaspettata.
Geppi Cucciari, nel ruolo della giudice, porta un’energia nuova: il suo personaggio incarna la voce del buon senso e di un legame profondo con la terra.

La comunità di Bellesamanna non è solo uno sfondo narrativo: è un corpo vivo e pulsante, rappresentato da attori secondari, che trasmettono con autenticità lo spirito di un paese rurale.
È proprio nella coralità della comunità che il film trova una delle sue espressioni più genuine.

Una Sardegna viva, fotografata con poesia

Uno dei punti di forza del film è il suo impatto visivo.
La Sardegna non è semplice sfondo, ma presenza viva e sensibile: un personaggio a sé.
La fotografia — intensa, dorata— cattura il silenzio del vento, la luce sulle pietre, la voce degli ulivi. Ed è in questi momenti sospesi che La vita va così trova la sua autenticità più profonda, anche al di là della trama.

Un messaggio che non chiude, ma apre

Sebbene parta da una vicenda locale, il film parla a molte realtà: alla Sardegna, al Sud, all’entroterra. Ma anche a chiunque si sia trovato davanti a una scelta difficile tra ciò che ha sempre conosciuto e ciò che gli è stato promesso.
Milani non offre soluzioni facili.
Ci mostra un’Italia in cui il bisogno si scontra con il diritto a restare, dove la modernità arriva come trauma, e dove anche la commedia — se trattata con intelligenza — può diventare uno strumento di resistenza civile.
La frase che accompagna il titolo, “A volte, proprio perché la vita va così, bisogna decidere da soli dove andare”, non è solo una battuta ben scritta. È un invito. A fermarsi. A guardarsi intorno.
Scegliendo consapevolmente, anche quando il mondo corre in un’altra direzione.

Non tutto funziona, ma qualcosa resta

Il film non è privo di imperfezioni: la prima parte soffre di lentezza e alcune situazioni si dilungano o si ripetono. Alcune linee narrative restano in superficie.
Eppure, La vita va così riesce comunque a toccare corde profonde, grazie alla sua delicatezza visiva e all’onestà del suo messaggio.

Un finale dolceamaro, tra lacrime e sorrisi

Il film si chiude con un sapore dolceamaro, sospeso tra malinconia e tenerezza, sottolineando come, nonostante tutto cambi, siano le scelte più piccole — quelle autentiche — a restare le più rivoluzionarie.
E mentre scorrono i titoli di coda, una piccola sorpresa regala un sorriso sincero.

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