Dalla celebre serie Baby fino al recente Squali, Lorenzo Zurzolo si è affermato negli ultimi anni come uno dei volti più promettenti del panorama cinematografico italiano. Giovane attore ma con alle spalle una carriera solida e variegata, Zurzolo ha saputo conquistare il pubblico con talento, sensibilità e una presenza scenica sempre più matura. Il suo debutto arriva da bambino con una partecipazione alla storica serie Don Matteo.
Ma è nel 2012, nel film Una famiglia perfetta di Paolo Genovese, che esordisce ufficialmente sul grande schermo, segnando l’inizio di una carriera che lo porterà a lavorare con importanti registi e a esplorare personaggi sempre più complessi.
Il grande successo arriva nel 2018 con Baby, la fortunata e acclamata serie originale Netflix che ha raccontato il mondo adolescenziale in modo crudo e realistico, portando Lorenzo alla ribalta del pubblico nazionale e internazionale. Da quel momento, la sua carriera non si è più fermata. Lo abbiamo visto in titoli come Sotto il sole di Amalfi, Prisma, M. Il figlio del secoloe in altri progetti che hanno messo in luce la sua versatilità e il desiderio costante di crescere come interprete.
Il ritorno al cinema da protagonista con ‘Squali’
Recentemente Zurzolo è tornato al cinema con Squali, film d’esordio di Daniele Barbiero, presentato ad Alice nella Città in concorso per il Premio del Pubblico nella sezione Panorama Italia. In questo film Lorenzo veste i panni di Max, un ragazzo di vent’anni alle prese con un forte disorientamento post-diploma. Una crisi esistenziale comune a molti giovani che si trovano improvvisamente in un momento decisivo, chiamati a scegliere cosa fare della propria vita, senza certezze né punti di riferimento. È un film che racconta le difficoltà dei giovani con realismo e delicatezza, e che restituisce un ritratto sincero di una generazione spesso definita “pigra” o “disillusa”, ma che in realtà è semplicemente smarrita in un mondo sempre più complesso e incerto e che ha semplicemente bisogno di tempo per trovare la propria strada.
Lorenzo Zurzolo in una scena di ‘Squali’
In una recente intervista, l’attore ha condiviso con noi le sue riflessioni sul film e sul personaggio di Max.
Nel personaggio di Max si riflettono molte delle insicurezze e delle domande che i giovani si pongono sul proprio futuro. Ti sei rispecchiato in lui? Anche tu hai attraversato momenti in cui non sapevi bene che strada intraprendere, oppure hai sempre avuto le idee chiare fin da subito?
A differenza di Max io sono stato abbastanza fortunato perché ho capito fin da subito che questa era la mia passione. Magari ci ho messo un po’ a realizzare che sarebbe potuta diventare un lavoro, però sono stato davvero fortunato e sono riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro a tutti gli effetti.
C’è stato un momento preciso, un’esperienza o un incontro significativo, che ti ha fatto capire con certezza che volevi intraprendere la carriera di attore? Qual è stato l’episodio che ti ha fatto dire: “Sì, questo è davvero ciò che voglio fare?”
Si, ci sono stati diversi momenti significativi. Ho iniziato molto piccolo, per gioco, semplicemente per divertimento. A 12 anni ho partecipato a un film di Paolo Genovese, un’esperienza importante. Crescendo ho frequentato una scuola di teatro e lì è nato un vero amore per la recitazione. È stato in quel momento che ho capito di voler fare questo mestiere. La conferma definitiva è arrivata con ‘Baby’, quando ho realizzato che questa passione poteva diventare un vero lavoro.
C’è una scena in particolare che ricordi con più emozione? Un momento sul set che ti ha lasciato un segno profondo?
Sicuramente la prima scena che ho girato con James Franco è stata una delle più belle per me. Ci conoscevamo già, ma non avevamo mai girato insieme. Quando sono arrivato sul set con lui mi sono emozionato tantissimo.
Uno dei temi centrali di ‘Squali’ è il senso di smarrimento che spesso accompagna i giovani quando si trovano a dover scegliere il proprio futuro, sotto il peso delle aspettative e delle pressioni esterne. Secondo te la storia di Max può diventare uno specchio o magari una guida per chi oggi si sente in una fase di incertezza?
Assolutamente sì. Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Ho tanti amici della mia età che si trovano in questa situazione, e anch’io mi ci sono ritrovato tante volte. Credo che ‘Squali’ sia proprio un film che può far riflettere. Parla di scelte, di quanto noi giovani sentiamo la pressione di dover decidere subito cosa fare del nostro futuro, di dover scegliere bene. Come se sbagliare fosse un problema, qualcosa di inaccettabile. In realtà penso che sia giusto anche sbagliare, che sia importante prendersi il tempo per capire cosa vogliamo.
Cosa ti auguri che il pubblico — e in particolare i giovani spettatori — porti con sé una volta uscito dalla sala dopo aver visto Squali? Qual è il messaggio che speri arrivi?
Mi auguro che capiscano proprio questo: che va bene sbagliare, che non siamo “fuori tempo massimo”, e che dobbiamo concederci il tempo di sbagliare, di scegliere, e di capire davvero chi siamo.