Alice nella città
‘Bombolo Core De’ Roma’: Un tributo al Re della risata romanesca
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2 settimane agoon
Bombolo Core de’ Roma, diretto da Stefano Calvagna e presentato in anteprima fuori concorso il 16 ottobre alle 18 alla Festa del Cinema di Roma 2025 (nella sezione Alice nella Città, Onde Corte, il 15 ottobre all’Auditorium Conciliazione), è un documentario intimo e commovente che celebra la vita e la carriera di Franco Lechner, in arte Bombolo (1944-2013). Il film è stato prodotto con un approccio personale e collaborativo. I figli di Bombolo, Alessandro e Stefania Lechner, hanno contribuito attivamente alla narrazione. Il documentario si inserisce nel filone dei ritratti biografici recenti sul cinema popolare italiano.
Stefano Calvagna ed il suo modo di raccontare
Calvagna, regista e attore noto per commedie come La mia banda suona solo d’estate (2022), adotta qui uno stile documentaristico sobrio ma empatico. Girato tra i vicoli di Trastevere, i mercati rionali e i set storici di Cinecittà, il film riflette il contesto culturale degli anni ’70-’80: un’epoca in cui il cinema di serie B, con le sue gag demenziali e i dialetti romaneschi, rappresentava un antidoto popolare alla crisi economica e sociale italiana. Bombolo, con il suo volto tondo, gli occhi spiritati e le espressioni esagerate da “pagliaccio del quartiere”, incarnava il “core de Roma”. Un cuore autentico, sgangherato e affettuoso della capitale – in oltre 50 film, spesso al fianco di giganti come Tomas Milian (il “Monnezza”) o Lino Banfi. Questo documentario non è solo un archivio nostalgico, ma un atto di riscoperta. In un’epoca di streaming globalizzato, riporta in primo piano un patrimonio identitario che rischia l’oblio.
Stefano Calvagna
Un viaggio intimo tra ricordi ed archivi
Il documentario si articola in un flusso organico, quasi conversazionale, guidato dalle voci dei figli Alessandro e Stefania, che fungono da “narratori d’onore”. Non c’è una struttura rigida – interviste, home movies e clip d’archivio si intrecciano fluidamente –, ma un percorso cronologico che parte dall’infanzia di Franco Lechner a Roma, negli anni del dopoguerra, per approdare alla sua ascesa come attore caratterista e al declino finale, segnato da problemi di salute e dipendenze.
La prima parte esplora le origini: nato nel 1944 in un quartiere popolare, Lechner cresce tra i mercati di Testaccio e le osterie trasteverine, dove impara l’arte della battuta istintiva. Calvagna usa footage amatoriali in Super 8 – rari e preziosi – per mostrare un Bombolo bambino, già con quel ghigno contagioso, mentre gioca a pallone nei vicoli. Qui emerge il tema centrale: l’uomo dietro la maschera. Non solo il comico da “er sorcio” o “er ladro pasticcione” di film come Squadra antiscippo (1976) o Il ladrone (1980), ma un padre devoto, un marito prematuramente vedovo (la moglie Franca morì nel 1996), un amico leale che, nonostante la fama, tornava sempre a casa con un sacco di “supplì” per i figli.
Il cuore del film è la sezione sulla carriera: una carrellata di estratti iconici, montati con ritmo vivace da un editor invisibile ma efficace. Vediamo Bombolo ne La banda Vallanzasca (1977), dove ruba la scena a Milian con una gag su un furto fallito; o in Cocco e Pallina (1983), al fianco di Lino Banfi, dove il suo romanesco strascicato (“Aò, che te voi fa’?”) diventa sinonimo di comicità pura, senza fronzoli. Calvagna intervista colleghi e amici superstiti – da Lino Banfi a Carlo Verdone, in apparizioni fugaci ma toccanti – che lo descrivono come un “genio naturale”, capace di improvvisare sul set con una spontaneità che Hollywood invidierebbe. Ma il doc non idealizza: affronta con delicatezza i lati oscuri, come le dipendenze da alcol e cocaina negli anni ’90, che portarono a un ricovero e a un ritiro dalle scene, culminato con la morte nel 2013 per insufficienza cardiaca.
La parte finale è un inno alla memoria collettiva. Vediamo sequenze girate nei luoghi di Roma “verace”, come Piazza Navona al tramontoo il Tevere nebbioso. Si aggiungono poi sovrapposizioni di clip da Squadra antitruffa (1979), dove Bombolo insegue borseggiatori con la sua andatura ciondolante. I figli condividono aneddoti privati: Stefania ricorda come il padre le insegnasse a “ridere delle cadute”, mentre Alessandro evoca le serate a Cinecittà, con Bombolo che tornava a casa “ubriaco di risate”. Questo intreccio tra pubblico e privato crea un’empatia profonda, rendendo il film non un semplice tributo, ma una terapia familiare proiettata su grande schermo.
Bombolo e Tomas Milian
Comicità, Identità e Lutto
Al di là della biografia, Bombolo Core de’ Roma è un saggio sulla comicità come resistenza. Calvagna esplora come il personaggio di Bombolo – il “loser” romano, goffo ma indistruttibile – rifletta l’anima di una città eterna ma ferita. Roma viene catturata come “cuore” che batte tra glorie passate e precarietà quotidiane. I temi dell’appartenenza e delle radici emergono nei frame dei mercati, dove il dialetto non è folklore, ma collante sociale. È un doc femminista nel suo piccolo: Stefania Lechner emerge come co-protagonista, rompendo il velo sul ruolo delle famiglie negli archivi maschili del cinema.
Il lutto è trattato con grazia poetica: non un piagnisteo, ma un “addio” che ride. Calvagna usa la musica – un sottofondo di mandolini e fisarmoniche romane, con inserti di canzoni popolari come “Roma de Roma” – per bilanciare il commosso, evitando il patetismo.
A destra partendo da sinistra Stefania Lechner, la figlia di Stefano Lechner, in arte “Bombolo”.
Uno stile semplice ma efficace
La regia di Calvagna è essenziale. Predilige la camera a mano per le location reali, che cattura la polvere dei vicoli e il vocio dei passanti, alternata a un montaggio pulito per le clip d’archivio. La fotografia di Luca Fantozzi privilegia toni caldi ocra e rossastri per evocare la nostalgia. Il suono è un trionfo: il romanesco originale dei film, mixato con voci over dei figli, crea un tessuto sonoro avvolgente. Nessun effetto speciale: è il cinema del “vero”, che Calvagna difende con ironia, citando Bombolo stesso:
“La comicità è sudore, non Photoshop”.
Stefano Lechner, in arte “Bombolo”
Un Cult per amanti del popolare, un insegnamento universale
Bombolo Core de’ Roma è un gioiello documentaristico che merita una distribuzione ampia. Non è solo per i fan del “Monnezza” o della commedia all’italiana, ma per chiunque creda nel potere delle storie semplici di guarire. Calvagna firma un’opera che commuove e diverte, ricordandoci che la vera immortalità è nel “core” – quel battito umano che resiste al tempo. Da vedere con un piatto di “carciofi alla romana” e un calice di vino dei Castelli, per sentire Roma pulsare di nuovo.