Approfondimenti
Andrea De Sica: un regista tra tradizione familiare e ricerca autoriale
Un viaggio nel cinema intimo e ribelle di un regista contemporaneo
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2 mesi agoon
Andrea De Sica è una delle figure più interessanti del panorama cinematografico italiano contemporaneo, un regista che porta avanti l’eredità di una delle dinastie più illustri del cinema italiano, senza però lasciarsi definire esclusivamente dal peso del cognome. Nato il 30 dicembre 1981 a Roma, ha 43 anni e si muove con disinvoltura tra il grande schermo, i documentari e i progetti indipendenti. Esplora temi come l’adolescenza ribelle, l’amore tossico e le dinamiche sociali contemporanee. Figlio d’arte per eccellenza e nipote del maestro del neorealismo Vittorio De Sica, Andrea ha saputo forgiare un proprio percorso, mescolando rigore intellettuale, sperimentazione formale e un’attenzione maniacale ai dettagli.
Andrea De Sica
Le Radici: una Famiglia di artisti e visionari
Andrea De Sica cresce immerso in un universo cinematografico che non è solo un’eredità, ma un destino quasi inevitabile. È il figlio primogenito del compositore Manuel De Sica (1949-2014), noto per le sue colonne sonore premiate con Nastri d’Argento, e della produttrice Tilde Corsi, figura chiave nella produzione indipendente italiana. Manuel, a sua volta figlio di Vittorio De Sica e dell’attrice spagnola María Mercader, ha composto musiche per film come Al lupo, al lupo di Carlo Verdone, vincendo nel 1993 il Nastro d’Argento per la miglior colonna sonora. La famiglia De Sica è un albero genealogico di talenti: lo zio di Andrea è l’attore e regista Christian De Sica (nato nel 1951), icona dei “cinepanettoni” natalizi e fratello minore di Manuel, mentre il cugino Brando De Sica (figlio di Christian) è anch’egli attore e regista, con una carriera che spazia da fiction Rai come Compagni di scuola a lungometraggi come Parlami di te (2008).
Vittorio De Sica, nonno di Andrea, rimane la stella polare di questa costellazione. Parliamo di un regista, attore e pioniere del neorealismo con capolavori come Ladri di biciclette (1948, Oscar come miglior film straniero), Umberto D. (1952) e Ieri, oggi, domani (1963). Vittorio, nato nel 1901 a Sora da una famiglia modesta, ha rivoluzionato il cinema italiano con un approccio umano e poetico alla realtà quotidiana, vincendo quattro Oscar e influenzando generazioni. Andrea ha spesso citato il nonno come ispirazione, ma non come modello da imitare ciecamente: in alcune interviste, ha raccontato di aver ereditato da lui “l’amore per i dettagli della vita comune”, pur scegliendo un’estetica più intima e contemporanea.
Crescere in questa “casa-museo” del cinema non è stato facile. Andrea ha dovuto navigare il fantasma del nonno, il rigore del padre compositore e l’energia travolgente dello zio Christian. In un’intervista del 2017 a Cinematographe, ha confessato:
“La famiglia è stata un’ombra, ma anche una luce. Mi ha insegnato che il cinema è passione, non privilegio.”
La madre Tilde, produttrice per film come The Dreamers di Bernardo Bertolucci, ha giocato un ruolo cruciale nel sostenerlo professionalmente, producendo alcuni dei suoi primi lavori.
Vittorio De Sica
Dal liceo alla cattedra di regia
Andrea De Sica compie il suo percorso formativo con un approccio eclettico, che riflette la sua natura intellettuale. Dopo il liceo classico a Roma, si iscrive all’Università Roma Tre, laureandosi in Filosofia nel 2005. La scelta non è casuale: Andrea ha sempre visto il cinema come un mezzo per interrogarsi sull’esistenza, sui desideri repressi e sulle contraddizioni sociali.
“La filosofia mi ha insegnato a ragionare fuori dagli schemi.”
ha detto in un’intervista a MYmovies nel 2021.
Parallelamente, si forma come regista al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la storica scuola fondata nel 1935, dove ha studiato tra il 2006 e il 2009. Qui affina la tecnica, ma è l’esperienza pratica a temprarlo. Lavora come assistente alla regia per maestri del calibro di Bernardo Bertolucci (The Dreamers, 2003), Ferzan Özpetek (Saturno contro, 2007), Vincenzo Marra e Daniele Vicari. Collabora anche a documentari del regista Daniele Segre, come La dodicesima ora (2001), che esplora temi sociali come il precariato giovanile. Queste esperienze lo immergono nel mestiere: impara a gestire budget ridotti, a dirigere attori non professionisti e a catturare l’essenza umana, echi del neorealismo del nonno.
Nel 2010, dirige il suo primo cortometraggio significativo, Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia, un’opera sperimentale che mescola poesia e immagini oniriche, presentato al Torino Film Festival. È l’inizio di un percorso che lo porta a esplorare generi ibridi: dal dramma adolescenziale all’horror romance, sempre con un occhio alla psicologia dei personaggi.
Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia
Dall’esordio indipendente ai progetti autoriali
La carriera di Andrea De Sica decolla nel 2016 con l’opera prima I figli della notte, un film che segna il suo esordio come regista, sceneggiatore e montatore. Prodotto dalla Vivo Film (la casa di produzione della madre), il lungometraggio è un ritratto crudo e ipnotico di un collegio maschile nelle Alpi, dove rampolli di famiglie ricche si perdono in notti di eccessi e iniziazioni. Vincenzo Crea e Ludovica Bizzaglia interpretano i protagonisti, in un cast di giovani talenti. Il film, costato anni di scrittura e un solo mese di riprese, vince il Nastro d’Argento 2017 come miglior regista esordiente. Questo riconoscimento consacra ufficialmente Andrea come voce nuova del cinema italiano.
Nel 2021 arriva Non mi uccidere, un horror romance liberamente ispirato al romanzo di Anne Rice Intervista col vampiro, ma trasposto in un contesto milanese contemporaneo. Con Alice Pagani e Rocco Fasano, il film esplora l’amore tra una ragazza “maledetta” e un giovane umano, tra sangue, gelosia e redenzione. Qui emerge la sua passione per i generi ibridi
“Voglio mescolare amore e terrore per parlare di dipendenze affettive.”
Andrea ha diretto documentari come Sei storie liguri (2010, con Daniele Vicari), che ritrae adolescenti in Liguria attraverso citazioni di Paolo Conte. Ha anche curato nel 2024 la supervisione artistica al restauro 4K di due classici del nonno: L’oro di Napoli (1954) e Il giudizio universale (1961). Questo progetto, annunciato dalla Cineteca di Bologna, è un omaggio filologico.
Come musicista, eredita dal padre: ha composto colonne sonore per i suoi film e pezzi per i documentari, studiando al Conservatorio di Roma. La sua filmografia è compatta ma curata – tre lungometraggi in nove anni – segno di un approccio artigianale in un’industria dominata da produzioni veloci.
I figli della notte
Intimità, ribellione ed eredità neorealista
Lo stile di Andrea De Sica è riconoscibile al primo istante. Camere fisse o piani sequenza lenti per catturare l’intimità, una palette cromatica desaturata che evoca alienazione, e un montaggio ritmico che amplifica le emozioni represse. Nei suoi film, l’adolescenza non è idillio, ma labirinto. Ne I figli della notte, i protagonisti sono “prigionieri dorati”, eco del neorealismo sociale del nonno ma filtrato attraverso il benessere opulento. Non mi uccidere aggiunge elementi gotici, esplorando l’amore come dipendenza letale, mentre Gli occhi degli altri tocca temi contemporanei come la sorveglianza digitale.
Il suo cinema è anti-cliché, lontano dai cinepanettoni dello zio Christian, e si rivolge a un pubblico giovane e festivaliero.
Non mi uccidere
Il nuovo film al Festival del cinema di Roma
I restauri del nonno lo legano al passato, ma Andrea De Sica ha annunciato il nuovo film prodotto da Vivo Film. Il titolo è, appunto, Gli occhi degli altri. Si tratta di un dramma che indaga temi complessi come la privacy e le dinamiche relazionali in un contesto borghese e opulento. Si svolge in un mondo “ricco, barocco e annoiato”, dove il voyeurismo diventa metafora di un eros represso e di una società ossessionata dall’apparenza. La storia ruota attorno a un intreccio di sguardi indiscreti e segreti familiari, con echi di thriller psicologico e mélo noir. Il cast vede come protagonisti Jasmine Trinca e Filippo Timi.
Il film verrà proiettato alla Festa del Cinema di Roma.
Non mi uccidere
Non solo “il nipote di”
In conclusione, Andrea De Sica non è solo “il nipote di”, ma un autore che rinnova l’eredità familiare con sensibilità moderna. I suoi film emozionano per onestà e profondità. Come disse lui stesso:
“Il cinema è vita rubata, non ereditata.”