Giornate del Cinema Muto | Pordenone Silent Film Festival

Soldier Man, una commedia antimilitarista in stile Chaplin

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Nel programma delle Giornate del Cinema Muto è stato presentato Soldier Man, un film di Harry Edwards girato nel 1926 e distribuito nel 1928, con Harry Langdon nel ruolo del protagonista e una sceneggiatura firmata da un giovane Frank Capra, destinato a diventare uno dei più grandi registi di Hollywood. Nonostante la breve durata, questa commedia è ricca di spunti e curiosità.

Soldier Man racconta la storia di un soldato americano senza nome, rimasto in un immaginario paese nemico, la Bomania. Mentre i suoi compagni festeggiano la vittoria, lui vaga da solo, ignaro che la guerra sia ormai finita e continua a combattere contro i mulini a vento. Nel frattempo, la Bomania, è scossa da una rivoluzione: il re Strudel XIII, un sovrano debole e dedito all’alcol, viene catturato dal suo rivale, il generale von Snootzer. Per un curioso caso del destino, il povero soldato somiglia in modo impressionante al re scomparso, e il primo ministro decide così di metterlo sul trono. Da quel momento, il protagonista dovrà affrontare nuove battaglie — non più sul campo, ma contro il Paese e contro “sua” moglie.

Il linguaggio delle immagini

Il film si apre con una sfilza di immagini accattivanti – le inquadrature della flottiglia che torna a casa e la popolazione che festeggia la vittoria – per poi concentrarsi sulla rappresentazione dei personaggi e delle loro azioni concrete. Come in tutto il cinema muto, anche in Soldier Man, un ruolo rilevante è assegnato alla mimica e alla fisicità corporea, per questo le interazioni tra i protagonisti appaiono volutamente artificiali, mentre l’ignoranza dei potenti e l’innocenza della gente comune vengono messe in scena in modo satirico.

Intertestualità: da Shakespeare a Chaplin

Gli stessi temi e motivi comici riaffiorano anche nei film di Charlie Chaplin. Edwards costruisce un eroe che richiama da vicino la figura del vagabondo (Charlot), ingenuo ma simpaticissimo, che guarda il mondo con occhi puri e innocenti. Sebbene il vagabondo di Chaplin compaia dodici anni prima del personaggio interpretato da Langdon (che tornerà anche in altri film muti diretti da Edwards), l’idea del doppelgänger trova in Soldier Man una delle sue prime espressioni, per poi assumere una dimensione più ampia e complessa ne Il grande dittatore (1940) di Chaplin.

Edwards attinge inoltre alla letteratura, in particolare a William Shakespeare. Soldier Man contiene allusioni a Hamlet e Romeo e Giulietta: se la prima opera viene citata direttamente nell’intertitolo (There is something rotten in Denmark here), dalla seconda il regista riprende il colpo di scena finale, ma con esito, ovviamente, meno tragico. Incorniciando il film come un sogno del protagonista, Edwards inserisce infine una sottile riflessione antimilitarista, suggerendo che la guerra genera soltanto incubi assurdi e lascia ferite che non si cancellano mai.

I temi affrontati nel film possono apparire familiari allo spettatore di oggi, ma non lo erano affatto un secolo fa. Edwards non si focalizza su unico problema o ambiente particolare, al contrario, sperimenta con tematiche e luoghi diversi, giocando con i piani narrativi e la messa in scena. Proprio per questo, pur nella sua brevità e apparente semplicità, Soldier Man si rivela una perla delle Giornate del Cinema Muto.

 

 

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