‘The Balloonist’, un viaggio oltre il pollaio: la sorprendente svolta olandese di Disney+

Venerdì 3 ottobre 2025, è la data di distribuzione su Disney+ Italia del lungometraggio The Balloonist (titolo originale “De ballonvaarder”). L’opera, diretta da Tim Oliehoek, si discosta dalle produzioni tradizionali della piattaforma. Si configura come una tragicommedia che evoca atmosfere di realismo, cinismo e quell’ironia malinconica tipica della cinematografia nord-europea. Il film, pur nella sua apparente semplicità narrativa, rivela una notevole complessità emotiva. The Balloonist rappresenta la prima produzione originale olandese di Disney+, un investimento che, a un’analisi attenta, si rivela ben riposto. Si rivolge a un pubblico in cerca di un dramma agrodolce in grado di suscitare sia il riso che la riflessione. La regia di Oliehoek conferma la sua abilità nel muoversi con padronanza tra i generi, un talento già evidente in serie apprezzate come “The Secret Diary of Hendrik Groen”.

L’Impatto tra galline ornamentali e sogni sgonfiati

La vita di Gaby, una trentasettenne, è definita da una rigida routine, focalizzata sulla cura ossessiva delle galline ornamentali e sul ruolo materno verso il figlio Kuif. Questo equilibrio è ulteriormente complicato dalla difficile coabitazione con l’anziana madre. Il suo fragile equilibrio, costruito sulla negazione del lutto e sul controllo, esplode letteralmente quando Arnaud, un arrogante pilota di mongolfiera, si schianta con il suo mezzo proprio nel suo amato pollaio. L’arrivo di Arnaud è una violazione rumorosa e colorata della sua grigia esistenza. Quello che inizia come uno scontro di personalità (la concretezza di Gaby contro l’etereo idealismo del pilota) si trasforma in un confronto terapeutico. Gaby è costretta ad affrontare le bugie che ha raccontato per anni a sé stessa e al figlio, in un percorso che la porterà a rimettere in discussione ogni certezza.

Un realismo sferzante e intimo

Oliehoek adotta un tono visivo che predilige i cieli grigi e i paesaggi olandesi ventosi. La fattoria funge da microcosmo claustrofobico. Questo contrasta nettamente con l’ampiezza e la libertà simboleggiate dalla mongolfiera. L’intesa tra i due protagonisti è palpabile. La performance di Sallie Harmsen nei panni di Gaby è misurata e intensa. L’attrice regge l’intero film, rendendo credibile la graduale evoluzione dalla repulsione a un’inaspettata vulnerabilità. L’umorismo non risulta mai forzato. Emerge invece da situazioni assurde e dal contrasto tra la solennità dei drammi e la comicità involontaria della quotidianità. Questo è particolarmente evidente grazie al personaggio del figlio Kuif e a un gallo perennemente depresso.

Un inno al lasciare Andare

The Balloonist si configura come un’opera che trascende il comune tema romantico, concentrandosi con maggiore enfasi sul coraggio di lasciar andare. Il lutto, le aspettative irrealistiche e la costante paura di non avere tutto sotto controllo. Il film offre una profonda e toccante riflessione sul valore dei “disastri inattesi” come veri e propri catalizzatori di crescita e cambiamento emotivo. Ricorda al pubblico che a volte, la distruzione delle nostre vecchie certezze è necessaria per fare spazio a un futuro inaspettato e migliore. Per gli spettatori che ricercano una storia matura, ben recitata e diretta con notevole intelligenza emotiva, questa bizzarra collisione tra l’ambiente claustrofobico della terra e la libertà dell’aria si rivela una visione imprescindibile. Un volo cinematografico assolutamente consigliato per la sua capacità di toccare l’anima senza rinunciare all’ironia.