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‘Fucking Boobs e Mani a Terra’: l’amore, il tic più vero per battere la Tourette

Smontare il “diverso”

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Nel panorama dei cortometraggi italiani che si affannano a graffiare la superficie del “tema sociale”, l’opera di Paolo Cipolletta, Fucking Boobs e Mani a Terra, arriva come un pugno nello stomaco, ma uno di quelli che ti lascia respirare meglio. Quindici minuti di finzione drammatica che scuciono l’etichetta del pietismo per affrontare la Sindrome di Tourette con una dignità quasi rabbiosa.

Il titolo, provocatorio e schietto, è la sintesi dei due protagonisti: Chiara, la ventenne che sferra fucking boobs in inglese come tic verbale, e Luca, il diciannovenne costretto a compulsioni che lo inchiodano con le mani a terra. Il merito di Cipolletta è quello di afferrare questa condizione non come un fardello clinico, ma come una questione politica: il disagio mentale giovanile è prima di tutto un problema di stigma sociale.

La storia tra Chiara e Luca

Le loro vite si incrociano nella sala d’attesa di un centro specializzato in terapia. Entrambi cercano un modo per dominare una malattia che li tiene prigionieri, isolandoli e oscurando il loro futuro. Tuttavia, in quel luogo di disagio, nasce una profonda e inaspettata connessione. La relazione tra Chiara e Luca si sviluppa come un vero e proprio atto di sfida allo stigma sociale. Il regista, pur ispirandosi a storie reali, decide di farli innamorare per esplorare un messaggio potente: non è solo la cura clinica a liberare, ma l’amore incondizionato e l’accettazione reciproca. L’uno nell’altra trovano finalmente qualcuno che non li giudica per i loro tic, ma che riesce a scorgere un insperato barlume di felicità oltre la malattia.

L’incontro dei due in una sala d’attesa di terapia cognitivo comportamentale non è un cliché romanzato, ma il punto di innesco di una chimica sorprendente. Il regista li fa innamorare – ed è qui l’operazione più coraggiosa, quella di prendere due storie vere e intrecciarle in una finzione – per dimostrare una tesi essenziale: non basta la cura, serve l’amore. Non in senso sdolcinato, ma come radicale e reciproca accettazione.

Fucking Boobs e Mani a Terra: oltre la malattia

La messinscena è asciutta, non si perde in virtuosismi superflui; la regia si concentra sui volti e sui gesti, sull’imbarazzo e sulla necessità fisica dei tic. Si respira un’aria di verità amara e, contemporaneamente, di inattesa speranza. Fucking Boobs e Mani a Terra è un corto che ti costringe a guardare, senza filtri, cosa significa vivere con un cervello che si ribella alle convenzioni. E lo fa con la schiettezza di chi sa che il vero dramma non è la malattia, ma l’isolamento.

Un lavoro necessario, che s’incunea nella narrazione del “diverso” per smontare gli stereotipi e affermare che la più potente forma di terapia è, in fondo, trovare qualcuno che non ti giudichi per i tic, ma che vi veda un inatteso barlume di felicità. 

Il cortometraggio Fucking Boobs e Mani a Terra di Paolo Cipolletta è stato selezionato e presentato nell’ambito di VISION 2030 – CINEMA SOSTENIBILE. Il film fa parte della programmazione del festival, che si svolge a Noto, confermando così il suo percorso nei circuiti che valorizzano il cinema d’impegno e la sostenibilità sociale e culturale.

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