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‘Ortigia Film Festival’: Intervista alle direttrici Lisa Romano e Paola Poli
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2 giorni agoon
C’è un punto, nel cuore di Siracusa, in cui il mare sembra non finire mai di raccontare storie. È Ortigia, isola di pietra e di vento, che ogni estate si trasforma in un piccolo tempio del cinema. In queste notti d’estate, tra il respiro del mare e il chiarore delle stelle, il cinema trova la sua dimora più vera: l’Ortigia Film Festival. Gli schermi si accendono all’aperto, e la luce dei film si mescola a quella dei lampioni, trasformando le strade in corridoi di sogni. C’è un’aria sospesa, quasi irreale: come se i personaggi delle storie proiettate potessero scivolare fuori dallo schermo e confondersi con gli spettatori, camminare tra i vicoli, sedersi accanto a loro, diventare parte della città. Le voci dei registi giovani si intrecciano a quelle più affermate, e insieme disegnano un mosaico di storie che parlano di desiderio, memoria, ritorni, partenze. Ogni proiezione è un gesto di intimità: lo spettatore e il film si cercano, si trovano, si perdono.
Ed è in questo piccolo mondo che la magia prende forma. È un invito a credere che il cinema, quando incontra un luogo vero, diventa memoria. E così si rimane a camminare tra quelle ombre per assistere ad un Festival giunto ormai alla sua diciasettesima edizione e che, grazie all’entusiasmo delle sue direttirici, Lisa Romano e Paola Poli, racchiude ancora tutto l’incanto delle prime volte.
Siete arrivati alla diciassettesima edizione, come si fa a far diventare un festival così longevo?
Paola Poli. Sicuramente mettendoci molta passione, molto impegno e, diciamolo, anche tanta incoscienza. Soprattutto in un momento come questo, dove non hai nessuna certezza su chi ti sosterrà. Per fare un festival ci vuole un grande investimento non solo di lavoro ma anche di sinergie, quindi penso che quello che abbiamo ottenuto sia veramente un risultato straordinario in quanto non solo la kermesse ha raggiunto la diciassettesima edizione, ma è anche cresciuta tantissimo in termini di presenze, numero di sale, e prodotto.
Lisa Romano. Siamo cresciuti grazie alla passione, esattamente come ha detto Paola. E siamo riuciti a creare una squadra. Io e Paola Poli siamo alla direzione artistica. Il festival è stato fondato nel 2009 da me insieme a Roberto Gallo e Carmen Bianca. Loro si occupano di allestimenti e logistica, e riusciamo sempre a creare tutto in sinergia, aiutandoci l’uno con gli altri. E questo significa anche essere sinceri e capire le giuste priorità. A volte i festival scoppiano, al di là del budget, perché viene meno il gruppo, noi riusciamo sempre ad andare oltre e a capire qual è la priorità del momento. Il sentimento che deve prevalere è quello di unione, perché il festival non si fa da soli.
Siete le direttrici artistiche. Guardando un po’ il panorama festivaliero in Italia, risulta evidente come ci sia una predilizione verso l’uomo, almeno nella direzione dei festival del cinema. Qual è il vostro punto di vista?
Paola Poli. Diciamo che questo fa parte di un contesto più generale. Noi che lavoriamo anche con le Mujeres, con le WIFTMI – Women in Film, con la Fondazione Una nessuna e centomila, abbiamo un’attenzione molto speciale e molto attenta rispetto alla tematica femminile e sappiamo perfettamente che molti ruoli sono in capo agli uomini e non alle donne.
Lisa Romano. Anche se c’è una crescita, siamo sempre nell’ordine del 15-20% rispetto agli uomini. Comunque mi sembra che sia un discorso più generale e non riguarda solo l’Italia. Nel nostro festival c’è la sezione competitiva dei lungometraggi per le opere prime e seconde del cinema italiano, qualche anno fa avremmo avuto molta difficoltà a trovare film di registe come opera prima e seconda. Quest’anno, invece, abbiamo avuto la possibilità di scegliere. Qualcosa sta cambiando. Stiamo migliorando come donne e stiamo trovando lentamente più spazio. Mi ricordo ancora che quando ho fatto il mio primo cortometraggio, a Taormina ero l’unica regista donna. Oggi non è così ed è bellissimo che non lo sia. L’arte cinematografica cambia con il cambiare della società: più la società dà spazio alle donne, più si sensibilizza. Dallo scorso anno abbiamo anche fatto la scelta di non avere una madrina bensì un tema che si sviluppa nel corpo di tanti artisti.
Che tematica avete scelto quest’anno?
Silvia Romano. “Cinema ed Eros. L’amore salverà il mondo”. Eros intenso non solo come erotismo, ma proprio nel senso greco del termine. L’eros è l’agape di tutto, l’amore disinteressato e divino, è colui che si oppone a Thanatos. Quindi, stiamo chiedendo alla gente, tramite un programma, di entrare nel mondo dei sogni cinematografici, in cui c’è più amore e dove siamo tutti un po’ più umani e reali.
Quali sono le novità del festival di quest’anno?
Paola Poli. Prima di tutto la location. Quest’anno abbiamo cambiato le date, ci siamo spostate dal mese di luglio a settembre, la kermesse durerà dal 20 al 27. Questo presuppone anche un’attenzione diversa alle location. Avremo una location molto prestigiosa che è la sala del Teatro Massimo di Siracusa, a Ortigia. Poi c’è la sala Vittorini, che è piccolina ma deliziosa, e lì proietteremo principalmente i corti e faremo anche degli incontri. Poi abbiamo sempre l’Ortea Palace Hotel, che è la location in cui presenteremo la mostra dell’artista Domenico Pellegrino, che si chiama “”OFF in Metamorfosi – Eros e Luce”. E poi la location per eccellenza, l’Arena Minerva. Un’altra novità è il comitato culturale, composto da: Gianni Canova, Steve Della Casa, Laura Delli Colli e Teresa De Santi. Tutti personaggi che aggiungono qualità, idee e passione al Festival. E poi c’è una sezione nuova, quella dei corti legati alle scuole.
Silvia Romano. Abbiamo fatto una collaborazione con IED, IULMA ed ESCAC che è la scuola di cinema di Barcellona, il CSC, Young Film Academy. Dunque tutte scuole di cinema che lavorano su diversi territori europei. Tutto questo attraverso contatti, ricerche, coinvolgimenti. Il nostro è un lavoro che si costruisce nel corso dell’anno e che presuppone tutta una serie di collaborazioni che devi instaurare.
In che modo il legame con la città di Siracusa e con il suo patrimonio culturale influisce sulla programmazione del festival?
Silvia Romano. Potrei dirti già fin dal tema, perché “Cinema ed Eros. L’amore salverà il mondo”, è proprio nel senso greco del termine. Noi facciamo un festival che è inserito completamente nel territorio ortigiano e da sempre siamo attenti a temi che fanno parte della storia di questa città. Pensando al territorio posso dirti che abbiamo una collaborazione con l’INDA e, anche quest’anno, presenteremo delle pillole di vecchie edizioni delle tragedie perché, per tematica, le tragedie si sposano tantissimo con i temi sociali, e la tragedia ne è un esempio.
L’Ortigia Film Festival vanta anche tre sezioni non competitive dedicate a tematiche specifiche: Cinema Women, Cinema & Musica, e La Voce del Mare. In cosa consistono?
Paola Poli. Cinema Women proprio per dare voce alle donne e ai lavori femminii. Apriamo con “Paternal Leave” che è un film bellissimo di Alissa Jung, che sarà presente e incontrerà il pubblico. É un’opera di cui andiamo orgogliose perché racconta il rapporto familiare, una giovane ragazza tedesca che viaggia in Italia per incontrare il padre che non ha mai conosciuto. Poi abbiamo una giornata dedicata alla collaborazione con la Fondazione “Una Nessuna Centomila”, e ci sarà un incontro con Ambra Angiolini. E poi, sempre legandoci al territorio, ci sarà un incontro con Beatrice Bordone-Bulgari, ci racconterà non soltanto il suo lavoro di costruzione ma anche quello di produttrice.
Lisa Romano. Cinema e musica ha invece una storia particolare. Ogni anno pensiamo di legare il cinema a un’arte. Abbiamo fatto in passato letteratura, moda e quest’anno abbiamo scelto la musica. E proprio per questo abbiamo scelto dei bellissimi lavori. I documentari “Vero dal vivo: Francesco De Gregori” di Stefano Pistolini; “Un passo alla volta” di Francesco Cordio; “Franco Califano: Nun ve trattengo” di Francesca Romana Massaro e Francesco Antonio Mondini. E poi il film “L’amore che ho” di Paolo Licata che sarà presente insieme a Lucia Sardo. Per il legame con il territorio chiudiamo con La Voce del Mare, che è una sezione in collaborazione con l’area marina protetta del Plemirio, dove diamo attenzione all’acqua, al mare e alla sostenibilità. Con dei lavori di diverso formato che parlano appunto del rapporto che l’uomo ha con l’acqua nelle sue diverse forme. C’è il documentario “Shark Preyed”, il risultato di oltre tre anni di ricerca e riprese di Andrea e Marco Spinelli, due fratelli siciliani con un legame profondo con il mare. E poi un mediometraggio che racconta il rapporto del mare rispetto ai migranti, A Blue Frontier di Dinis M. Costa. Poi ci sono molte anteprime da Venezia. Ci sarà “Orfeo” di Virgilio Villoresi e “Le città di pianura” di Francesco Sossai.
Qual è l’edizione che ricordate di più, e perché?
Paola Poli. Io ho preso parte al progetto successivamente, per cui posso dirti che l’edizione che mi è più rimasta impressa è stata quella durante il Covid, perché abbiamo avuto la straordinaria capacità di fare un’edizione in presenza in un momento in cui il mondo era fermo. É stata una grande vittoria per me.
Silvia Romano. Posso dirti che ci sono due edizioni che mi porto nel cuore. Socuramente, come ha detto Paola, quella dell’anno del Covid. Quando a giugno del 2020 il Governo decise che si poteva riaprire l’Italia, decidemmo di rischiare e di fare l’edizione in presenza.Lo facemmo perché sapevamo che la gente ne aveva bisogno. É stato davvero faticoso organizzarla, perché era davvero difficile fare arrivare le persone. E poi ricordo la quinta edizione, nel 2012. Il festival stava praticamente morendo, ma grazie all’appoggio di tantissime persone e artisti siamo riuscire a salvarlo. Ed è stata un’emozione grandissima perché ci siamo resi conto che ce l’avevamo fatta.
Quali sono invece le maggiori difficoltà che continuate a riscontrare oggi?
Paola Poli. Io penso che la maggiore difficoltà è sempre quella di non avere una continuità. L’Ortigia Film Festival ha l’appoggio costante del Comune, che crede molto in questa kermesse che sostiene. E anche la Sicilia Film Commission. Però, tutta questa situazione non ti permette di pianificare per tempo. Ormai siamo un festival molto conosciuto ed apprezzato, e sarebbe per noi molto più semplice riuscire a pianificare tutto con più di serenità e lungimiranza.
Silvia Romano. Perché il problema è che quando ritardi su un festival, si crea poi quel meccanismo di non sapere. E questo problema è generale perché riguarda la maggior parte dei festival italiani.
M cosa rende l’Ortigia Film Festival diverso rispetto agli altri festival cinematografici italiani simili?
Silvia Romano. La mia idea iniziale era proprio quella di creare un festival dentro un contesto storico e antico, dove non ci sono sale cinematografiche e dove tutto può diventare un set a cielo aperto. E poi, diciamolo, l’unicità della location. È talmente bella e speciale Ortigia, che ogni parola diventa superflua.
C’è un personaggio, regista o attore, che state corteggiando da tempo e che sperate in futuro di portare al vostro festival?
Paola Poli. Mi piacerebbe tanto se venisse Paolo Sorrentino. Lo trovo straordinario. Lo diciamo da tanto tempo, e spero che prima o poi ci farà questo grande onore.
Silvia Romano. Se dovessi scegliere un ospite che può essere anche internazionale ti direi senza dubbio Tilda Swinton. É una delle mie attrici preferite. E chissà che un giorno non riusciamo ad averla.
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