(Im)perfetta è un corto drammatico del 2025, diretto da Nicolò Bressan Degli Antoni e scritto da Margherita Pezzella, distribuito da Rai Play. Proiettato il primo settembre all’ottantaduesima Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del contest Rai Cinema “La realtà che non esiste”, il corto racconta, in pochi minuti, le insicurezze legate all’identità e le fragilità giovanili ormai troppo comuni.
Ma in che modo un’opera così essenziale riesce a trasmettere l’impatto emotivo di un’intera generazione?
(Im)perfetta armonia
L’atmosfera è quella del mumblecore, o quasi: dialoghi quotidiani, esitazioni, piccoli disagi che raccontano l’incertezza di chi sta crescendo. Le conversazioni sono imperfette, ma lasciano emergere gradualmente i nodi centrali della storia. Elena (Federica Franzellitti) è una ragazza fragile, segnata da insicurezze che non riesce a scrollarsi di dosso. L’incontro con Marta (Luna Shirin Rasia), content creator di successo e presenza magnetica sui social, rappresenta per lei un punto di svolta. Dopo alcuni contatti iniziali, apparentemente innocui, Marta le offre un medicinale: “Perfetta”, una panacea che sembra la soluzione a tutti i suoi problemi.
Mumble mumble
Del mumblecore, (Im)perfetta non riprende solo lo stile espositivo, ma anche la dimensione tecnica. Le esitazioni recitative e le incertezze espositive degli attori ancora acerbi contribuiscono a un’estetica introspettiva, accentuata da un audio non perfetto, a tratti grezzo. Di contro, le riprese mostrano una cura più evidente. La fotografia, delicata e ben calibrata, illumina i volti e valorizza gli spazi, restituendo una qualità visiva che eleva l’intero corto.
La storia si sviluppa su una struttura formale solida, che pur nella sua semplicità conserva una certa cura e attenzione. L’approccio minimalista si riflette anche nella costruzione dei personaggi: pochi, delineati senza eccessi, e interpretati da un cast composto quasi interamente da donne. Eppure, questo non è un limite, bensì un punto di forza, poiché consente di concentrarsi su figure essenziali che incarnano archetipi narrativi riconoscibili. Ognuna di esse svolge un ruolo preciso nell’accompagnare Elena nel suo percorso, offrendo spunti di confronto e tentativi, più o meno riusciti, di allontanarla dalle sue insicurezze. In questo insieme spicca la performance di Valeria Solarino nel ruolo della madre di Elena. Pur comparendo per pochi minuti, lascia un segno evidente. Riesce a introdurre nel racconto una dimensione empatica e un tono di maturità emotiva capaci di arricchire le dinamiche familiari e di conferire ulteriore profondità al corto.
Love bombing
Il corto affronta con leggerezza – ma senza mai banalizzare – alcuni temi estremamente contemporanei, come gli standard di bellezza femminili, tanto irraggiungibili quanto pervasivi, in una società dominata dallo sguardo e dominata dal male gaze. Il rapporto tra Marta ed Elena introduce un ulteriore livello di lettura: il love bombing (l’eccessiva e manipolativa dimostrazione d’affetto) esercitato dalla prima sulla seconda si trasforma in una riflessione più ampia sul modo in cui la società, nel suo complesso, alimenta e sfrutta le insicurezze individuali. È un meccanismo sottile ma costante, che il film suggerisce con chiarezza: un capitalismo che trae forza dalle fragilità umane esasperandole fino a renderle intollerabili e, infine, le riconfeziona come soluzioni da acquistare. Alla fine del film, la perfezione di Marta, personaggio fittizio generato dall’intelligenza artificiale, si rivela inesistente, mentre restano le insicurezze che ha provocato sulle persone.
In conclusione, (Im)perfetta è un corto essenziale che, senza orpelli, mette a nudo le ferite aperte da una società fondata sullo sguardo.