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Non solo colpevoli: 4 cattivi dei film che avevano ragione

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Sì, sono spietati assassini e manipolatori; hanno ucciso, ingannato, e cosa peggiore: non si sono mostrati in colpa per questo. Sono, insomma, quel genere di personaggi che potremmo considerare completamente diseducativi. Ma siamo così certi che non abbiano avuto le loro buone ragioni? E soprattutto, che la loro fragile condizione psicologica non derivi da contesti sociali, culturali e familiari decisamente complessi?

Ecco quattro cattivi dei film che secondo noi meriterebbero giustizia, o almeno un po’ di comprensione.

Norman Bates

Un uomo soffre di dissociazione identitaria e compie omicidi in un motel travestito da donna anziana, nonché sua madre. Questa premessa ci fa capire immediatamente di quale film parliamo, ossia del celebre Psycho di A. Hitchcock, e soprattuto ci viene subito in mente il suo inquietante protagonista: Norman Bates.

Non sembra esserci alcun elemento abbastanza convincente da farci provare empatia per un uomo così cattivo, violento e tanto malato da usare l’immagine di sua madre per compiere delitti; eppure, ci stupirà sapere che la sua sete di sangue non deriva dal nulla…

Il suo grave disturbo psicologico viene parzialmente esposto nel lungometraggio sopracitato, e il suo accenno è sufficiente da rendere la storia accattivante e complessa. Ma ciò che ha portato al suo sviluppo viene completamente mostrato in altri prodotti cinematografici: Psycho II (R. Franklin), Psycho III (A. Perkins), Psycho IV (M. Garris) e la serie TV Bates Motel. 

Il quadro completo mostratoci da questi quattro diversi prodotti, dipinge un Norman cresciuto da una madre molto psicologicamente instabile che, dopo la morte del padre di Norman, ha cercato non solo di crescerlo a sua immagine e somiglianza, ma lo ha anche plasmato in maniera tale da renderlo completamente assuefatto da lei. Lo ha costretto a una vita di devozione assoluta verso la figura materna, gelosissima di qualsiasi donna lo avvicinasse.

Insomma, Norman è vittima di un legame madre-figlio dalle connotazioni oppressive e a tratti incestuose. E con queste premesse, non si può di certo crescere un figlio in grado di rapportarsi normalmente con la figura femminile… e col mondo in generale.

Roy Batty – Blade Runner (R. Scott, 1982)

Il replicante Roy Batty ha visto cose che voi umani non potreste mai immaginare. E ne ha fatte altrettante. Eppure, nonostante sia il “personaggio cattivo” di Blade Runner (R. Scott), noi forse siamo un po’ obbligati a capirlo.

Immaginate di esser stati plasmati a immagine e somiglianza del vostro creatore, possedere una forza sovrumana ma esser sostanzialmente costretti ad uno stato di schiavitù e a una vita temporalmente limitata. E immaginate, inoltre, di ricevere un secco “no” come risposta alla richiesta di più anni di vita. È questo che muove Roy nel compiere ciò che conosciamo e a renderlo non così cattivo, ma vittima.

Il personaggio di Roy incarna una riflessione più ampia riguardo la convinzione dell’essere umano di poter dare e togliere la vita a suo piacimento. E la cosa dovrebbe assolutamente farci riflettere

Yzma – Le follie dell’imperatore (M. Dindal – 2000)

Certo, il suo volto non è proprio rincuorante e guardandola ci viene in mente solamente una cosa: vecchia megera. Yzma, che è tra i “cattivi dei film” più popolari, tenta di uccidere l’imperatore, e solamente la sua magica trasformazione in innocente gattina riesce a fermarla. Sicuramente pecca di perfidia e brama di potere (il modo in cui tratta il dolce e imbranato compagno Kronk ce lo conferma)… ma non si può certo dire che il suo ex “datore di lavoro” sia tanto meglio.

Yzma è l’antagonista de Le follie dell’imperatorema cosa l’ha portata a compiere quanto detto? Sicuramente il suo desiderio non proviene dal nulla: lavorare per Kuzco, imperatore megalomane e prepotente, non deve essere stato affatto facile. Kuzco ha cacciato Yzma perché si sentiva da lei sovrastato, ma lui non era affatto propenso a risolvere problemi in teoria di sua competenza. E Yzma non faceva altro che farne le veci; questo potrebbe mai star bene a un egocentrico come il nostro folle imperatore?

Insomma, abituati a protagonisti Disney che solitamente peccano di ingenuità ma son comunque buoni d’animo, Kuzco non ci appare proprio come manifesto di altruismo e cordialità. È difficile che, almeno per la prima metà del film, susciti empatia (il buon Pacha riesce meglio in questo)… figuriamoci che effetto può aver avuto su Yzma, suo braccio destro.

Beatrix Kiddo – Kill Bill, vol. 1 e 2 (Q. Tarantino, 2003 – 2004)

Beatrix Kiddo non è l’antagonista di Kill Bill, poiché la storia si concentra tutta su di lei. Ma entra moralmente a far parte dei “cattivi dei film” per le azioni commesse: è un’assassina tanto spietata da uccidere una madre davanti a sua figlia. Il suo è un piano precisissimo, assente di empatia ma ricco di sangue, e tutto è stato architettato per raggiungere Bill, reale obiettivo delle sue “gite” da omicida. E non è che fosse proprio innocente prima di tutto questo; la sua relazione con Bill è comunque nata tra i veleni di serpente…

Ma come biasimare Beatrix: lei aveva provato ad allontanarsi dai suoi compari assassini, ma il suo ex compagno Bill questa cosa non ha voluto accettarla. E non solo ha tentato di ucciderla, bensì ha anche preso la loro bambina in custodia senza confrontarsi affatto con lei.

La storia di Beatrix Kiddo è dunque di vendetta materna (e lo sappiamo: l’istinto materno è difficile da reprimere), ma anche femminile, contro un padre-padrone che la voleva costringere a rimaner legata per sempre. A lui, e a tutta la congrega di assassini.

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