Una cosa vicina di Loris Nese è un documentario presentato alle Giornate Degli Autori, in cui, attraverso un collage di diversi linguaggi audiovisivi, il regista racconta la sua storia, legata alla morte violenta del padre. Oltre alla sua voce c’è quella narrante di Francesco Di Leva e di suo figlio Mario.
Nel tuo film, Loris, rivesti due ruoli, quello di regista/autore e di personaggio della tua storia
Loris Nese: La sfida principale di questo film era quella di trovare la mia giusta posizione, filtrare le informazioni in maniera efficace per rendere il film gestibile. È un film filtrato da diverse tecniche, approcci, linguaggi. La strada che ho trovato è stata iniziare a pensare a questo personaggio dissociandolo da me, come se fosse un qualsiasi personaggio di un mio film, nella fase di produzione, quindi provare a interpretarlo. Mi piace parlarne in terza persona di me, a tal proposito.
Francesco Di Leva: Mi stavo chiedendo quanto tu vuoi mettere in campo il tuo io bambino in questo film. È ovvio che lo hai fatto dal momento che possiamo vederlo nel film, ma quando ti sento parlare sembra che parlassi, di te, in modo distaccato, come se prendessi le distanze dalla storia che racconti.
Francesco, interpreti Loris attraverso la tua voce, dando un’altra sfumatura espressiva al suo personaggio e lo affianchi come narratore di sé stesso
FDL : Penso che attraverso questa modalità di racconto il film diventi più universale. Racconta di ferite, di drammi vissuti da più persone, penso che anche artisticamente sia giusto prendere le distanze dalla tua storia. In questo caso Loris ha vissuto un dramma familiare, perché parla di un uomo ammazzato, che è suo padre.
Anche la divisione in capitoli riporta il film alla dimensione di un racconto altro rispetto alla realtà
FDL: Sì, mi ha ricordato molto Quentin Tarantino a un certo punto (ridendo, ndr) anche per il font utilizzato
LN: In realtà è una citazione giusta perché ho deciso di fare film quando l’ho visto, durante la mia adolescenza.
Una cosa vicina
Nella tua stanza dove ti riprendi spesso da quando eri piccolo, a un certo punto si intravede il poster di un film con De Niro: un piccolo indizio del tuo amore per il cinema
LN: Si, è il film Hi Mom di Brian De Palma, uno dei suoi primi. È un poster che realmente ho avuto, e che tra l’altro sta benissimo nel film perché racconta un punto di vista specifico. C’è un personaggio che filma altre persone, ma questa è un’altra storia.
Come è stato lavorare con Francesco e Mario?
LN: Per me lavorare con Francesco e Mario è stato un po’ come guidare una Ferrari. Partendo dalla storia, scrivendo cose molto intime e personali, ho avuto l’occasione di esprimerle in maniera estremamente potente, filtrata dalle loro specifiche personalità. Quando lavoriamo insieme ci guardiamo negli occhi durante la registrazione e cerchiamo insieme il modo di raccontare. Di loro mi piace moltissimo il timbro, la loro capacità di improvvisazione. C’è un momento, per esempio, in cui Francesco fischia, e l’idea è stata sua.
Nel film, Loris, dice di non aver fatto a lungo domande perché aveva paura delle risposte rispetto alla morte di suo padre. Francesco e Mario, voi, invece, quante domande avete fatto a Loris sulla sua storia?
FDL: Solitamente il lavoro del doppiaggio prevede che tu presti la voce a delle immagini che ti scorrono davanti, attraverso le indicazioni che ti vengono fornite. Sia in questo caso che nel film precedente di Loris, Z.O, noi attori non abbiamo visto nulla: si tratta, dunque, di fidarsi e lasciarti guidare dal regista. Loris mi chiedeva di fare delle pause in alcuni punti e a me sembrava strano ma l’ho seguito, sempre. Vedendo il film finito ho capito il senso di quelle pause.
Mario, è la tua prima esperienza nel doppiaggio?
Mario Di Leva: Ho doppiato un film di animazione che raccontava delle quattro giornate di Napoli
FDL: (scherzando, ndr) Io chiedo a Loris di fare un cartone animato, ho diverse mancanze con i cartoni animati, mentre i miei amici vedevano Ken il guerriero, io non guardavo nulla, conoscevo solo la faccia del super santos. Mi affascina molto questo mondo, perché suggerisce l’esistenza di un mondo fantastico dove puoi creare qualsiasi cosa.
Mi piace il cinema quando racconta le storie impossibili e il mondo di Loris mi ricorda questo mondo. (Francesco Di Leva)
Un aspetto, che mi ha molto colpito del film è che riesce a traslare una materia realistica in un’atmosfera quasi onirica e surreale grazie all’uso delle tue animazioni o di altro materiale audiovisivo, sapientemente montato
LN: Non ho difficoltà a mescolare registri diversi, mi piace scrivere delle cose già immaginando come saranno realizzate. Mi diverto molto nel fare film. Uno dei quesiti che mi sono posto più volte è stato come far sì che una storia così privata potesse comunque darmi la libertà di scrivere i miei personaggi e il racconto. Non volevo pormi limiti legati all’etichetta del documentario.