Cult Movie

‘Genitori in trappola’: perché è ancora un cult, dopo 27 anni

La leggerezza che fa riflettere

Published

on

Nel 1998 una giovanissima Lindsay Lohan approda per la prima volta sul grande schermo, conquistando il pubblico nel doppio ruolo di Annie e Hallie in Genitori in trappola (The Parent Trap). All’epoca undicenne, l’attrice dimostra già un talento sorprendente, affiancata da Dennis Quaid e dalla compianta Natasha Richardson, che interpretano i genitori delle due protagoniste.

Pochi sanno che il film è in realtà un remake de Il cowboy con il velo da sposa (1961), che condivide lo stesso titolo originale. Entrambe le pellicole, però, si ispirano al romanzo tedesco Carlottina e Carlottina di Erich Kästner (1949).

Una famiglia (poco) tradizionale

Hallie Parker vive in California con il padre Nick; Annie James, invece, abita a Londra con la madre Elizabeth. Le due ragazzine, che non sanno di essere sorelle gemelle, si incontrano per caso in un campo estivo nel Maine. Dopo un iniziale scontro, scoprono la verità: i loro genitori, divorziati da anni, avevano deciso di separarle per non rivedersi mai più.

Le gemelle elaborano allora un piano ingegnoso: scambiarsi le identità. Hallie fingerà di essere Annie e viceversa, nella speranza che, una volta smascherate, i genitori siano costretti a incontrarsi di nuovo. Ma il loro progetto si complica quando scoprono che Nick sta per sposare Meredith Blake, una giovane e ambiziosa pubblicitaria.

Lindsay Lohan in una scena di Genitori in trappola

‘Genitori in trappola’: la leggerezza che fa riflettere

Genitori in trappola è una commedia brillante che, dietro la sua apparente semplicità, affronta temi complessi come il divorzio, la gestione della separazione e il significato stesso di famiglia.

La famiglia del film non è “tradizionale”: Annie è cresciuta con la madre, il nonno e il maggiordomo; Hallie con il padre e la domestica/assistente. Entrambe hanno vite serene, ma sentono una mancanza profonda: non aver mai conosciuto l’altro genitore. È questa assenza che le spinge a immaginare storie, inventare ricordi e, infine, agire per cambiare le cose.

Conoscersi e riconoscersi

Genitori in trappola ruota attorno al riconoscimento, non solo tra Annie e Hallie, ma tra tutti i personaggi. Inizialmente le due non si sopportano, si vedono come rivali, e solo dopo si scoprono due facce della stessa medaglia.

Lo scambio d’identità, un classico espediente comico usato in cinema e letteratura (da La Principessa e il povero a Freaky Friday), qui assume un valore simbolico: mettersi nei panni dell’altro diventa l’unico modo per conoscersi davvero. Ogni momento di rivelazione (quando le ragazze vengono riconosciute, quando i genitori rivedono i propri sentimenti, quando la famiglia ritrova un equilibrio) è insieme divertente e commovente.

Dennis Quaid e Natasha Richardson in una scena di Genitori in trappola

Nick ed Elizabeth: quando l’amore non basta

Nick ed Elizabeth si sono amati, hanno avuto due figlie, ma qualcosa si è spezzato. Il loro divorzio è la dimostrazione che l’amore, da solo, non basta. Eppure, tra battute ironiche e sguardi non detti, il film lascia intendere che una scintilla sia rimasta.

C’è un’intera costellazione di forme d’amore nel film. Inizia con l’amore genitoriale, fatto di cura e mancanza; ma c’è anche l’amore famigliare, che va oltre i legami di sangue. Infine, l’amore romantico, che non sempre basta ma che, nel cinema, ha il potere di far sognare.

Ed è proprio questa componente a rendere Genitori in trappola un classico senza tempo: permette di credere, almeno per un paio d’ore, che i ricongiungimenti siano possibili.

‘Genitori in trappola’: un piccolo cult

Genitori in trappola è una commedia leggera ma non superficiale. Dietro i cliché e gli espedienti narrativi ben congegnati, il film racconta una storia di identità, legami e seconde possibilità. La regia di Nancy Meyers dosa con intelligenza comicità e sentimenti, mentre la giovane Lindsay Lohan brilla, dando vita a due personaggi fisicamente identici ma profondamente diversi per carattere, gestualità e voce. Un film che continua a far sorridere, commuovere e riflettere, capace di parlare tanto ai bambini quanto agli adulti. Un piccolo cult che, a distanza di anni, non ha perso il suo fascino.

Exit mobile version