In anteprima mondiale all’82esima Mostra del Cinema di Venezia, la serie Il profetaprende le mosse dall’omonima e apprezzatissima pellicola diretta da Jacques Audiard, con Tahar Rahim protagonista. Nel nuovo atteso progetto troviamo Enrico Maria Artale in cabina di regia, il quale ha voluto riprendere uno dei capolavori della Settima Arte e rivisitarlo con un suo personale punto di vista. Il risultato è qualcosa di decisamente affascinante e riuscito, dentro al quale si muovono suggestioni tra le più diverse e si provano emozioni intense.
Il profeta è prodotta da Marco Cherqui per CPB Films e Sébastien Janin per Media Musketeers Studio. È coprodotta da UGC Images, Entourage Series (una sussidiaria di Entourage Ventures), Savon Noir, Staging GmbH, MMBV e Camera Lucida, con la partecipazione di CANAL+ e STUDIOCANAL. La serie è prodotta esecutivamente da Fabio Conversi per Bottega Films e Nicola Giuliano per Indigo Film – che si occupa anche della distribuzione in Italia – con il sostegno del Ministero della Cultura e con il supporto della Apulia Film Commission.
Il profeta | La trama della serie tratta dall’omonimo film di Jacques Audiard
Malik (un intenso Mamadou Sidibé, alla sua prima apparizione sullo schermo) è un giovane immigrato africano che vive a Marsiglia, dove i traffici di droga e gli affari criminali si sprecano. Una notte si ritrova intrappolato sotto le macerie di un palazzo, mentre stava ricevendo il prossimo incarico, dopo il crollo dovuto alla scarsa manutenzione dell’edificio. Estratto dai soccoritori, finisce nel carcere delle Baumettes per spaccio. Il primo giorno lo fa finire in infermeria e gli causa incubi terrificanti. Ecco perché gli viene affiancato il veterano Rony (Moussa Maaskri), che lo prende sotto la propria ala e gli insegna ciò che può servirgli alla sopravvivenza.
Io rifiuto quello che lei considera un favore.
Nel frattempo, in carcere arriva anche l’imprenditore Massoud Djebbari (Sami Bouajila), che ha stretto un accordo con la sindaca di Marsiglia, diventando il capro espiatorio del crollo del palazzo. Mentre all’interno dell’istituto, la vita va avanti a suon di minacce e di incidenti, Malik imparerà ben presto a difendersi e a giocare sporco quanto gli altri.
Non c’è paragone che tenga
Con una pietra di paragone come il film di Audiard, l’impresa di Artale potrebbe apparire alquanto titanica, eppure così non è. Il regista già apprezzato alla kermesse veneta con El paraiso, trionfatore nella sezione Orizzonti nel 2023, torna dietro la macchina da presa e confeziona un’opera impeccabile in ogni sua forma. L’atmosfera noir avvolge immediatamente lo spettatore, sospinto e attirato da questa regia attenta, dal ritmo crescente e dai dettagli che insistono sun un realismo crudo ma elegante. Un pallone di cuoio sgonfio, un libro sgualcito, la luce accecante. I sensi vengono stimolati visivamente e intellettivamente, mentre i tasselli della storia prendono via via il loro posto.
Uccidere è come leggere o scrivere, si impara.
Se l’ambientazione carceraria ormai non ha più segreti, il modo in cui i personaggi vi si muovono dentro permette un’identificazione preziosa e potente. La scelta del casting, a tal proposito, risulta fondamentale, e il giovane protagonista, al suo esordio, è una vera e proria rivelazione. Imprescindibili ovviamente i veterani, Bouajila su tutti, magnetico e temibile al tempo stesso. Il profeta è quindi ciò che può essere definito un prodotto di intrattenimento d’autore, una chicca nel ricco programma veneziano.