Tra i tanti micro-generi nati e cresciuti grazie a internet e alle community cinefile, uno dei più discussi e affascinanti è quello conosciuto come “Hopeless Cinema”. Non esiste una definizione ufficiale, ma il concetto è chiaro a chiunque abbia passato abbastanza tempo su Letterboxd o in qualche forum specializzato: sono quei film in cui l’assenza di speranza è quasi un’estetica, un principio narrativo e visivo.
Origine del termine e diffusione
Il termine “Hopeless Cinema” non nasce accademicamente, bensì dal linguaggio informale degli utenti di piattaforme come Letterboxd. Nasce dal bisogno di categorizzare quei film che, pur non rientrando sempre nel dramma puro o nel cinema d’autore classico, condividono una sensazione comune: quella di essere intrappolati in un mondo senza scampo, dove il lieto fine non è previsto, e spesso neppure desiderato.
La popolarità di questo termine è esplosa soprattutto grazie a liste pubbliche e articoli divulgativi. Una delle liste più seguite su Letterboxd, dal titolo esplicativo “Hopeless Cinema”, raccoglie centinaia di titoli dai toni disperati e spesso cupissimi.
Caratteristiche principali
Il cinema Hopeless non è un genere rigido, ma alcuni elementi tendono a ricorrere:
Atmosfere opprimenti: fotografia cupa, scenografie spoglie o claustrofobiche.
Personaggi in declino: protagonisti moralmente ambigui, autodistruttivi o semplicemente condannati dal contesto.
Assenza di redenzione: niente catarsi, nessun riscatto finale. Solo discesa.
Violenza psicologica e fisica: spesso presenti, ma non sempre necessarie.
Ritmo lento e inesorabile: non sempre, ma frequentemente, si punta a un crescendo di tensione senza esplosioni liberatorie.
Esempi emblematici
Per capire davvero cosa sia il cinema Hopeless, bastano alcuni titoli noti ai cinefili:
Il classico esempio moderno: quattro protagonisti che affondano nel loro personale inferno, schiavi di dipendenze che consumano corpo e mente. La regia frammentata e il montaggio serrato aumentano il senso di angoscia progressiva, culminando in un finale devastante, tanto visivo quanto emotivo.
Come and See (1985, Elem Klimov)
Guerra e orrore senza filtro, raccontati attraverso gli occhi di un ragazzino. Il film immerge lo spettatore in un crescendo di brutalità e follia, con immagini indelebili e una regia che rifiuta ogni romanticizzazione del conflitto, restituendo un’esperienza traumatica e realistica.
The Road(2009, John Hillcoat)
Post-apocalisse priva di speranza, dove sopravvivere è una punizione più che un obiettivo. Il viaggio di un padre e di suo figlio tra paesaggi grigi e silenziosi mette in scena il vuoto emotivo e materiale di un mondo al collasso, con un’intensità che cresce scena dopo scena.
Dancer in the Dark(2000, Lars von Trier)
Musical atipico che diventa una discesa emotiva straziante. La protagonista si rifugia nella musica per sfuggire a una realtà crudele e senza scampo. Ogni sequenza, dai numeri musicali alla tragica conclusione, costruisce un climax di sofferenza inesorabile.
Threads(1984, Mick Jackson)
Un film TV britannico che racconta in modo crudo le conseguenze di un attacco nucleare. Girato con uno stile quasi documentaristico, descrive con lucidità estrema il collasso della società, l’agonia dei sopravvissuti e l’estinzione lenta di ogni speranza, lasciando un segno profondo nello spettatore.
Il fascino del negativo
Perché guardare film del genere? La risposta non è semplice, ma alcuni motivi emergono spesso nei commenti e nelle recensioni degli appassionati:
Catarsi al contrario: confrontarsi con l’oscurità per apprezzare la luce.
Esperienza intensa: il coinvolgimento emotivo è quasi totale.
Riflessione sociale: molti film hopeless denunciano problemi reali, dall’alienazione alla distruzione dell’ambiente.
Critiche e limiti del genere
Non tutti vedono il valore nel cinema Hopeless. Alcuni lo considerano un esercizio fine a se stesso, capace solo di deprimere senza offrire spunti costruttivi. C’è chi lo associa al cosiddetto “misery porn”, dove la sofferenza viene esibita per puro gusto estetico.
In effetti, la linea tra onestà narrativa e compiacimento può essere sottile. È qui che entra in gioco il gusto personale e l’intelligenza critica dello spettatore.
Hopeless Cinema e cultura pop
Negli ultimi anni, il concetto si è esteso anche oltre il cinema d’autore, arrivando in serie TV e videogiochi. Titoli come Chernobyl (HBO) o videogiochi come The Last of Us condividono la stessa poetica della disperazione.
Su Letterboxd, la community continua ad aggiornare e discutere le liste dedicate, rendendo Hopeless Cinema una sorta di sottocultura parallela a quella mainstream.
Conclusione
Il cinema Hopeless non è per tutti, e non pretende di esserlo. Ma per chi è disposto a confrontarsi con l’abisso, offre esperienze difficili da dimenticare. E in un panorama cinematografico spesso dominato da formule rassicuranti, rappresenta un angolo oscuro e necessario.