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Una fiamma che brucia dentro: i tre desideri di Amir Naderi
Amir Naderi è uno dei registi più influenti del nuovo cinema iraniano, i suoi film, vibranti, trascendentali, speciali. Tre di questi sono i protagonisti di una rassegna dedicata su MUBI
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5 mesi agoon
Amir Naderi è una delle voci più poetiche, viscerali e impattanti del nuovo cinema iraniano. Nato nel 1946 a Abadan, città portuale nel sud dell’Iran, Naderi ha trasformato la sua infanzia segnata da povertà e meraviglia in un linguaggio cinematografico capace di catturare l’essenza dei desideri giovanili. Il suo cinema, aspro e allo stesso tempo lirico, legato e ispirato alla poetica taiwanese di autori immortali come Edward Yang osserva il mondo dal punto di vista di anime fragili, pure e corrotte, che in contesti di marginalità sociale inseguono bellezza, conoscenza e piccoli piaceri con una tenacia disarmante.
Su MUBI, la rassegna Desideri d’Infanzia: tre film di Amir Naderi porta alla luce tre capolavori restaurati: Waiting (1974), Harmonica (1974) e Il Corridore (1984). Queste opere, ancora poco conosciute fuori dai circuiti cinefili, testimoniano un autore in grado di coniugare un realismo quasi documentario con un senso della poesia visiva che sfiora il trascendente.
Il regista e il nuovo cinema iraniano
All’inizio degli anni Settanta, Naderi si avvicina al cinema collaborando come fotografo e apprendista sceneggiatore. Il contesto è quello del nuovo cinema iraniano in piena fioritura, un movimento che, in risposta ad un cinema sempre più occidentale e commerciale, esplora la vita dei poveri e degli emarginati con uno sguardo minimalista e umanista. Qui Naderi trova il modo di esprimere la sua voce.
L’uso di attori non professionisti, location reali e trame esili – tuttavia cariche di tensione emotiva – da una parte lo allineano a illustri colleghi del panorama iraniano come Abbas Kiarostami e Sohrab Shahid-Saless, ma dall’altra gli permettono di distinguersi tramite una costante trazione tra il realismo sociale e la ricerca di momenti di grazia cinematografica, attimi unici e profondamente autoriali che rendono il suo cinema un viaggio indimenticabile.
‘Il Corridore’ (Amir Naderi, 1984)
Il legame con Kiarostami: poetica condivisa, voci differenti
Il rapporto tra Amir Naderi e Abbas Kiarostami (Il Sapore della Ciliegia) va oltre l’amicizia: è un incontro di poetiche che plasmano il nuovo cinema iraniano. Entrambi cresciuti nel circuito del Kanoon, l’Istituto per lo sviluppo dei giovani autori, condividono l’uso di attori amatoriali, location autentiche e uno stile asciutto e realistico. Ma mentre Kiarostami si spinge verso il minimalismo lirico, pensate alla profondità delle sue sequenze dialogiche in Dov’è la casa del mio amico? o all’equilibrio tra finzione e realtà in Close-Up, dove Naderi conserva un piglio viscerale.
I suoi film, a cominciare da Waiting e Harmonica, sono animati da un desiderio quasi tattile, che spinge i bambini, sempre protagonisti, sul crinale tra innocenza e consapevolezza. Kiarostami ha riconosciuto l’influenza de Il Corridore nella sua poetica, particolarmente nel ritratto-manifesto del mondo attraverso gli occhi di un bambino in corsa verso l’ignoto. Il confronto tra i due mostra come la Nouvelle Vague iraniana abbia saputo generare voci vicine nello sguardo, ma diverse nel ritmo emotivo, accrescendone il valore culturale e artistico.
Waiting (1974): la magia delle piccole cose
In Waiting, un breve film di soli 48 minuti, un giovane ragazzo compie ogni giorno la stessa missione: portare una preziosa ciotola di vetro e riempirla di ghiaccio. Quel piccolo oggetto lussuoso, che rifrange la luce sulle pareti spoglie della casa, diventa simbolo di una sensualità incipiente, di una bellezza fragile che illumina la monotonia. La ripetizione quotidiana del gesto diventa un rito, un microcosmo dove il desiderio giovanile si fa poesia e immaginazione.
Harmonica (1974): piacere e potere
In Harmonica, la storia si concentra su un gruppo di ragazzi e su un’armonica che diventa oggetto di desiderio collettivo. Il bambino che la possiede esercita un potere crudele sugli altri, costringendoli a subire umiliazioni per poter ascoltare il suono dello strumento. Naderi qui costruisce un’allegoria sottile: il piacere come strumento di controllo, ma anche come scintilla universale di creatività e bellezza. Il ritmo incalzante e l’uso evocativo del suono amplificano la tensione, fino a un obbligata climax di ribellione collettiva.
‘Harmonica’ (Amir Naderi, 1974)
Il Corridore (1984): fame di vita
Considerato uno dei più grandi film iraniani degli anni ’80, Il Corridore (The Runner) racconta la storia di Amiro, un orfano che sopravvive facendo piccoli lavoretti e raccogliendo bottiglie nel porto di Abadan. La sua incessante corsa, letterale e metaforica, verso il mare, verso aerei che decollano, verso sogni di conoscenza e libertà, è un inno alla resistenza e alla vitalità. Qui, il lirismo di Naderi si manifesta in una serie di immagini iconiche: il sole che brucia la pelle, la sete d’acqua e di sensazioni sconosciute, le corse interminabili sulla spiaggia. Il Corridore è stato celebrato per la sua energia primordiale e per la capacità di rendere tangibile, vera, la fame di esperienza del giovane protagonista.
L’esilio e la rinascita: la carriera post‑Iran di Naderi
Alla fine degli anni Ottanta, Naderi lascia l’Iran in cerca di nuove opportunità. L’esilio, lungi dal congelarne la creatività, segna invece l’inizio di una fase di sperimentazione internazionale. A New York realizza Manhattan by Numbers (1993) e A, B, C… Manhattan (1997), film in cui il minimalismo narrativo si sposa al tessuto urbano americano con la stessa sensibilità che lo aveva animato in patria. In Manhattan by Numbers, il protagonista vaga in una città alienante, tra slot machine e cartelloni pubblicitari, evocando la stessa poesia visiva de Il Corridore, ma con l’asfalto come sfondo e un protagonista più adulto e disilluso.
Negli anni successivi, Naderi sperimenta anche in Giappone con Cut (2011), interamente in lingua giapponese, e in Europa, in Italia con Monte (2016) e, più recentemente, con progetti girati tra Los Angeles e Roma. Durante questo percorso itinerante, la sua cifra stilistica resta coerente: un realismo sensoriale, quasi astratto, che trascende identità nazionali, radicato in uno sguardo intimamente universale verso la condizione umana .
Amir Naderi
La riscoperta su MUBI
Le nuove versioni restaurate di tre dei suoi film, disponibili su MUBI, permettono di apprezzare il lavoro di Naderi in tutta la sua forza visiva e sensoriale. La piattaforma, nota per la sua programmazione curata, diventa un ponte tra epoche e geografie, offrendo a una nuova generazione di spettatori l’occasione di riscoprire un autore che ha influenzato il cinema iraniano prima e tutto quello indipendente internazionale poi.
Waiting, Harmonica e Il Corridore sono più di tre storie di ragazzi: sono tre ritratti di un desiderio universale, quello di superare i limiti imposti dalla realtà attraverso il sogno e la scoperta. In un momento storico in cui l’infanzia è spesso narrata in termini edulcorati o distorti, il cinema di Amir Naderi ci restituisce l’esperienza autentica e selvaggia di crescere, di sentire, soffrire e desiderare.