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‘100 litri di birra’ di Teemu Nikki, torna il genio dissacrante finlandese

Dalla periferia finlandese piegata dall’alcol dei cavalieri

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100 litri di birra di Teemu Nikki, una produzione italo-finlandese dai toni molto più caldi di quanto il freddo finlandese ci faccia immaginare. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2024, al Biografilm e al BIFAN, dopo il successo imperante nel nord Europa, è in uscita nelle sale italiane il 17 luglio con I Wonder. I Wonder presenta anche tutti i precedenti successi del Teemu Nikki Universe in esclusiva su IWONDERFULL.

‘100 litri di birra’ di Teemu Nikki – Elina Knihtilä e Pirjo Lonka in una scena del film – photo credit Rami Rusinen – foto stampa fornite da I WONDER

Un sathi da 10

Taina (Pirjo Lonka) e Pirkko (Elina Knihtilä), sorelle e figlie di un appassionato birraio del paese di Sysmä, portano avanti la tradizione del padre non senza una certa soggezione. Quando una cara amica di infanzia torna al paesello per celebrare il matrimonio e gli chiede di preparare 100 litri di sathi per la cerimonia, le due si imbarcano nella sfida della vita: preparare il miglior sathi di sempre, un sathi da 10.

Con amore e dedizione, riescono nell’impresa, se non fosse che poi si scolano tutto il nettare pregiato in anticipo sulla celebrazione. E da lì l’avventura prende il via, nel tentativo di recuperare con ogni espediente possibile, i 100 litri di birra in tempo per il sì.

‘100 litri di birra’ di Teemu Nikki – Pertti Sveholm in una scena del film – photo credit Rami Rusinen – foto stampa fornite da I WONDER

100 litri di birra e tanto altro

Teemu Nikki maneggia perfettamente il grottesco e sarcastico di questa periferia finlandese variopinta, piegata dall’alcol dei cavalieri, dove i protagonisti assomigliano a cowboy ruspanti, ma stoici nel dedicarsi alle proprie missioni.

Mentre si viene trascinati da una situazione grottesca ad un sabotaggio scalcagnato, operato dalle due sorelle quasi mai sobrie, scopriamo la lunga tradizione riferita alla fermentazione di questo alcol che risale al medioevo: il sathi infatti è una birra tipica della Finlandia, aromatizzata al ginepro, che ancora si fermenta in casa con metodi antichi. 100 litri di birra non è certo un film per chi può sentirsi infastidito da scene di beoni compiaciuti e qualche drammatico e poco raffinato episodio di disturbo intestinale esplosivo.

Le protagoniste sono eccellenti bevitrici e incasinatrici compulsive. In una sceneggiatura meno ricercata, smetterebbero di scolarsi tutto quell’alcool già dopo un terzo del film. Invece Teemu Nikki, come da tradizione, si spinge ben più in là e gioca con la stessa tolleranza del pubblico; non tanto per le circostanze miserabili in cui le due si ficcano, ma per la ripetitività con cui si abusa della situazione. I suoi caratteristi sono atipici e sopra le righe, ma mai del tutto detestabili e ci consegnano una narrazione delirante e esilarante quanto basta. Habitué dei racconti sugli outsider, il regista di La morte è un problema dei vivi e Il cieco che non voleva vedere Titanic torna con un racconto sfacciato che tratta a modo suo e con un linguaggio eclettico, il problema del trauma, dell’alcolismo e delle piccole comunità di periferia. Che ha già concordato per un remake hollywoodiano.

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