Dopo Ajami, candidato all’Oscar, Scandar Copti torna dietro la macchina da presa con Happy Holidays, in sala dal 3 luglio con Fandango. Prodotto da Fresco Films, Red Balloon Film, Tessalit Productions e Intramovies, il film ha conquistato la Mostra di Venezia 2024, dove ha vinto il Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura, e ha ricevuto il riconoscimento come Miglior Film al Marrakesh International Film Festival, premiato da Luca Guadagnino.
Copti ha impiegato ben cinque anni per realizzarlo, utilizzando un metodo di lavoro radicale: sfruttare attori non professionisti, girare scene senza che gli attori conoscessero la sceneggiatura intera, assegnare i ruoli a chi svolge davvero quelle professioni nella vita reale per dare maggior spontaneità all’opera.
Happy Holidays: imparare a coltivare la propria libertà
Sullo sfondo della città di Haifa, Happy Holidays intreccia le vite di quattro personaggi legati da rapporti familiari e tensioni sociali.
C’è Rami, palestinese alle prese con una relazione complessa con la sua fidanzata ebrea, che cambia idea sull’aborto deciso insieme. Sua madre Hanan, in difficoltà economiche, cerca di ottenere un rimborso assicurativo per un incidente che ha coinvolto la figlia Fifi. Intorno a loro ruotano Miri, madre israeliana che affronta la depressione della figlia adolescente mentre cerca di aiutare a risolvere la gravidanza della sorella, incinta di Rami. Infine, c’è Fifi, giovane donna costretta a nascondere un segreto capace di travolgere la reputazione della sua famiglia.
L’autenticità di un cast non professionista
Nel cast di Happy Holidays troviamo Manar Shehab, Wafaa Aoun, Toufic Danial e Meirav Memoresky, tutti attori non professionisti, guidati da Copti in un percorso che rinuncia alla finzione per abbracciare la verità e la spontaneità.
Con una durata di 123 minuti, Happy Holidays è un’opera intensa, capace di mettere a nudo le fratture invisibili di una società attraversata da confini di genere, cultura e generazione. Attraverso le storie delle due famiglie, il film mette in luce le profonde contraddizioni socio-culturali che segnano le due comunità, in un contesto dominato da regole non scritte e codici di comportamento radicati in decenni di conflitti.