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Nun or Never! – La danza luminosa dell’appartenenza
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3 mesi agoon
Cosa significa essere parte di qualcosa? E quanto costa davvero essere “diversi”? Nel corto animato Nun or Never! diretto regista finlandese Heta Jäälinoja, queste domande trovano forma attraverso un tratto delicato, una narrazione sospesa, un’estetica che scivola tra infanzia e illuminazione spirituale. L’opera riesce, in appena dieci minuti, a costruire una piccola parabola sull’intimità, sul desiderio e sulla forza – talvolta dolorosa – della collettività.
Nun or Never! di Heta Jäälinoja: un corto animato tenero e delicato, che ci invita a riflettere su identità, desiderio e collettività.
Ambientato in un convento, senza tempo e senza spazio precisi, Nun or Never! racconta il turbamento di una giovane suora, rapita dall’improvvisa fascinazione per una strana figura esterna: un giallo uomo baffuto, che ricorda un caricaturale cantante indie. La decisione di seguirlo – apparentemente semplice – mette in discussione tutto il suo mondo, fatto di abitudini condivise, movimenti sincronizzati, silenziose preghiere comuni. Che cosa accade davvero? Fuggire è davvero trasgredire? E soprattutto: c’è un io che possa esistere al di fuori del noi?
La forza del cortometraggio di Jäälinoja sta nella sua capacità di giocare con una forma bambina, morbida, decisamente buffa, per affrontare temi adulti e spirituali, creando una contrapposizione sorprendentemente efficace. L’animazione, interamente realizzata in 2D con tratti acquerellati, ha un tocco artigianale che restituisce tenerezza e sincerità. Non c’è cinismo né caricatura. Solo sincera innocenza.
Le suore, tutte rotonde, silenziose, uguali nei gesti e nelle abitudini, non vengono mai ridicolizzate: sono al contrario rappresentate con profonda empatia, all’interno del loro ecosistema. Ogni piccola azione – mangiare insieme, camminare, fumare la pipa, cantare – è parte di una meravigliosa e armonica danza collettiva. Come se l’individuo fosse solo una nota all’interno di una lunga partitura.
In questa armonia, però, qualcosa si incrina. Una suora inizia a tremare, a rallentare, a desiderare altro: l’uomo giallo. Egli – ambiguo, sorridente, straniero – diventa dunque la personificazione del daimon socratico: il richiamo interiore al proprio sé profondo, quel qualcosa che ci spinge a deviare, a cercare un sentiero nostro, anche a costo di perdere il gruppo. È desiderio, ma anche conoscenza.
Quando la protagonista fugge, abbandonando la sua tunica scura, e si immerge in un ballo surreale con l’uomo, il mondo si trasforma. I contorni si sciolgono, i colori si fanno liquidi, il corpo si libera. La nostra piccola suora può finalmente nuotare tra i fiori colorati, facendosi trasportare dalle dolci correnti del primo amore. È una scena di grande intensità emotiva, ma non tanto per la sua innocente sensualità (sempre trattenuta), quanto per la sua natura liberatoria: è l’affermazione dell’unicità, della possibilità di essere “una singola” nel mare apparentemente indistinto dell’insieme.
Nun or Never! di Heta Jäälinoja: un corto animato tenero e delicato, che ci invita a riflettere su identità, desiderio e collettività.
Il film però non si chiude con un’esaltazione individualista. Dopo l’estasi, infatti, arriva il dubbio. Quella che sembrava una fuga liberatoria si rivela più complessa del previsto, come se il desiderio, pur vibrante e necessario, dovesse fare i conti con una realtà che lo trattiene, lo limita, lo ridimensiona. La protagonista si trova sospesa tra due mondi: l’impulso a seguire la propria voce interiore e il bisogno di appartenenza. Che fare allora? Abbandonarsi al richiamo dell’altrove o cercare un modo per esistere dentro il gruppo senza rinunciare a se stessi?
Il finale – straordinario, poetico, commovente – si limita a sussurrare, più che a spiegare. Con infinita grazia, il film lascia intravedere che anche sotto le apparenze più omogenee si nascondono universi diversi, mondi taciuti, piccole verità individuali. Ognuna delle figure in scena, uguale nel gesto, cela una profondità distinta, una nota unica all’interno dell’accordo. E così, senza proclami, l’opera raggiunge la sua intuizione più profonda: l’appartenenza non è un annullamento, ma un’armonia. Non un vincolo che cancella, ma un intreccio che accorda. Un luogo in cui i mondi interiori non si escludono, ma si accordano – ciascuno con il proprio timbro – in una musica comune.
L’opera di Jäälinoja – che si può tranquillamente trovare su MUBI – non è dunque l’ennesima rivisitazione della parabola del figliol prodigo. È una profonda riflessione sull’identità, sulla collettività, sull’intimità condivisa. È un film sulla spiritualità come armonia essenziale tra l’Io e il mondo. E in tempi in cui il cinema d’animazione spesso rincorre la velocità, la gag, la citazione pop, Nun or Never! sceglie la lentezza, l’ambiguità, la contemplazione.
Con uno stile visivo che richiama i disegni fatti in una scuola per l’infanzia , ma con un’anima filosofica profonda, il corto si colloca nel solco di un cinema dell’anima. Un cinema che guarda dentro, che ascolta i silenzi, che lavora sulle soglie: tra dentro e fuori, tra desiderio e realtà, tra l’Io e il tutto.
Dunque, Nun or Never! non dà giudizi, ma ci lascia un’immagine potentissima: la danza finale delle suore, che si muovono all’unisono, e cantano tutte assieme, fino a diventare un’ unica sinuosa corrente. E proprio in questo flusso corale, ecco che ogni solitudine trova riparo e ogni differenza si accorda. È come se il film ci confidasse sottovoce che l’appartenenza non è una prigione, ma una possibilità di fiorire insieme, ciascuno con il proprio timbro, nella stessa musica del mondo.