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‘The Last of Us 2’ : in cerca del protagonista
Ellie in cerca di vendetta e redenzione.
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4 giorni agoon
Si conclude la seconda stagione dell’attesissima The Last of Us 2 trasmessa in Italia su Sky Atlantic. La serie è la trasposizione dell’omonimo videogioco sviluppato dalla Sony e creato da Neil Druckmann e Bruce Straley. Alla regia dell’adattamento seriale ritorna Craig Mazin su una sceneggiatura scritta assieme a Druckmann e Halley Gross. Nei ruoli principali Pedro Pascal e Bella Ramsey con alcune importanti new entry del calibro di Jeffrey Wright, Catherine O’Hara e Isabella Merced.
Il TRAILER – The Last of Us 2
Sinossi – The Last of Us 2
Cinque anni dopo gli eventi della prima stagione, Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) vivono a Jackson ma il loro rapporto è incrinato, condizionato da bugie e dall’eccessivo protezionismo dell’uomo. Joel continua a tenere nascosta l’uccisione delle Luci mentre la vita del piccolo villaggio prosegue con Ellie che va incontro al primo amore. Il pericolo però è sempre in agguato, e non solo da parte degli infetti.
Ellie e il revenge series
Nei giochi olimpici, la staffetta è la modalità con la quale i giocatori facenti parte della stessa squadra decidono di “passare la mano” al compagno di squadra con più energie, mantenendo quindi il gioco. In The Last of Us 2 avviene questo nel discorso di trasposizione tra i due differenti medium, la televisione e il videogioco. Ellie, l’oggetto misterioso, quasi immortale, portatrice di una cura che Joel ha protetto fino alla sua stessa vita, si trova orfana del padre acquisito quando la sadica vendetta del nuovo personaggio introdotto dalla serie, Abby, subentra in tutta la sua disarmante freddezza, costringendo quindi lo spettatore a dover ricominciare di nuovo. Da questo momento in poi la serie, come il videogioco omonimo, fa una scelta coraggiosa, escludere un personaggio carismatico come Pascal per puntare tutto sulla Ramsey.
The Last of Us 2 si trasferisce a Seattle con Ellie alla ricerca di Abby, pronta a vendicare l’ex protagonista Pascal. Pur seguendo il videogioco quasi nella sua totalità, la differenza di medium nel percorso della narrazione diventa in brevissimo tempo il problema della seconda stagione. Nel suo piano vendicativo, Ellie e la serie vanno incontro ad uno schema ripetuto: lo scontro improvviso con l’universo di infetti e la liaison romantica con il personaggio di Dina. Paradossalmente The Last of Us 2 vive di una palese gamification. Ci sono due nuovi personaggi al centro della storia, Dina e Ellie, che si introducono nei posti più sotterranei di Seattle in primis per il progetto vendicativo, nella reale intenzione però di soddisfare lo spettatore del videogioco d’origine, intrattenendolo con la suspence della vita e della morte dei suoi personaggi.
Una stagione tra luci e ombre
Dinamica che era ben chiara nella prima stagione: qui però il mondo è chiuso nei suoi interni, nelle sue atmosfere suburbane indirizzate a rendere videogioco la serie. Due dispositivi narrativi diversi: da una parte un medium che ha bisogno di un perenne scontro sanguinario, e dall’altra il racconto seriale che avrebbe invece necessità di più narrazione, del tempo per approfondire storie e tratti psicologici tra i protagonisti, di cui invece The Last of Us 2 non riesce ad occuparsi.
Questo perché la vendetta di Ellie alla fine è un gioco di sopravvivenza e fasi di stallo, in cui la Ramsey fa molta fatica a prendere l’eredità di Pascal. La vendetta per la Ramsey è l’unica cosa che conta e, in questo gioco di ostacoli, Ellie si muove come il personaggio di un videogioco, un player di un joystick del quale noi prevediamo tutte le mosse a discapito di un reale racconto seriale.
La centralità della teen-love story
Non riuscendo a rimpiazzare Joel, la serie si concentra sulla relazione romantica tra Dina e Ellie. The Last of Us 2, dal momento in cui le due nuove protagoniste intraprendono il viaggio verso Seattle, trasporta il post-apocalittico nel dramma romantico. La serie si divide tra la disperata ricerca di vendetta, che in molti episodi appare come un contorno, e il plot centrale di questa stagione, ossia il romanzo di formazione sentimentale con a capo Ellie. La Ramsey cerca in tutti i modi di identificarsi come degna sostituta di Pascal: dall’irruenza, alla scheggia impazzita nel proprio vibrante percorso eroico della vendetta. Mancando, però, di quello spessore, quella centralità carismatica che Joel/Pascal aveva.
E quindi la serie, traendo spunto dal videogioco, trasforma The Last of Us in una serie romantica. Dal ballo nel Wyoming fin all’amore che sboccia molto spesso dopo gli ostacoli tragici di Seattle, Ellie e Dina danno vita a qualcosa che è molto vicino ad un teen-drama e per altri versi ad una rom-com. Questa centralità sentimentale gioca con le regole della soap, usando la ricerca di Abby come esplorazione di un mito romantico, e in cui l’amore tra le protagoniste è nei fatti più importante del mondo di The Last of Us 2. Tale virata sulla componente sentimentale risponde ad esigenze di sostanza della serie. Non avendo più l’eroe classico interpretato da Pedro Pascal, la Ramsey ha dovuto in un lasso di tempo abbastanza rapido essere il sostituto di Joel, non riuscendo mai a distaccarsi da ciò che è rimasta: una ragazzina in pericolo senza il suo eroe/padre.
Una stagione di mezzo
The Last of Us 2 fa parte di quelle stagioni di mezzo in attesa dell’evoluzione finale. Certamente l’uscita di scena del protagonista a favore di colei che è stata la spalla nella stagione precedente, ha contribuito al calo di ascolti e allo spaesamento del pubblico. Ma non solo questo. La seconda stagione usa poco la caratteristica della prima stagione: isolare il tempo attraverso i numerosi standalone. The Last od Us 2 si impantana per molti versi nella propria linearità didascalica, cifra abbastanza evidente di questa stagione di mezzo; la serie fa quello che avrebbe dovuto fare con Joel solo alla fine, distribuendo un episodio pre-finale, l’unico in flashback, che appare un riassunto sbrigativo di quello che non abbiamo visto prima della morte di Joel.
Nessuna speranza, nessuna redenzione
Ed è proprio questo uno dei problemi della serie, credere che la vita del videogioco sia quella della trasposizione seriale. Il dramma di Sky Atlantic pecca, paradossalmente, della troppa aderenza al videogioco, dimenticandosi che i due medium hanno funzioni diverse; intrattenere il gioco e raccontare una storia serializzata sono due dispositivi e mondi opposti, e l’errore della serie, tra i tanti, è pensare proprio di unire queste due forme di storytelling mediale. In questo quadro emerge il cambio tema tra la prima e la seconda stagione. Se nel suo esordio la serie HBO, attraverso Joel, era radicata nel viaggio della speranza, il messaggio che passa in questa nuova stagione è quello della violenza, delle cattive decisioni e intenzioni. Non c’è redenzione nemmeno per Ellie che la serie fa involvere in un’adolescente capricciosa inconsapevole delle proprie azioni.
La staffetta tra Ellie e Abby
Ma parlando di speranza, nella seconda stagione, emerge almeno un elemento positivo, ma purtroppo solo collaterale, rappresentato dal mondo militare e animalesco di Seattle. Sembra di assistere al Civil War di Alex Garland: flotte di soldati sanguinari, immersi nella giungla non solo degli infetti , e che devono guardarsi le spalle da alcune comunità religiose. Sette esoteriche, zeloti catastrofisti pronti a ricondurre l’umanità ad un perverso ordine morale fatto di impiccagioni e decapitazioni. È questo il mondo poco curato dalla seconda stagione da cui The Last of Us deve ripartire. Il cliffhanger finale ci mostra forse una nuova protagonista, Abby, che dovrebbe avere molto più peso nel terzo capitolo. L’uso del colpo di scena dal finale sospeso, espediente di molte serie broadcaster generaliste come The Walking Dead, è la testimonianza più evidente di come questa stagione sia stata caratterizzata da una prevedibilità molto distante dai fasti della prima stagione.
The Last of Us 2 rischia molto nel suo ritorno, non riuscendo a superare lo scoglio delle seconde stagioni. Il cambio di protagonista penalizza una narrazione che fatica a reggersi sulle spalle di Ellie.