In proiezione al Film Festival Tulipani di Seta Nera, Il vuoto ad ogni gradino è un cortometraggio firmato Giorgio Picinni Leopardi, secondo progetto datato 2024 del regista.
Un’opera che si distingue per la sua partecipazione a una rassegna che celebra la cinematografia inclusiva, con particolare attenzione ai racconti di diversità e tematiche queer.
In questo contesto, il film si inserisce con sensibilità e ambizione, offrendo uno sguardo intimo e complesso sulla relazione tra due giovani donne. Ambientato in un contesto urbano e moderno, il cortometraggio esplora le sfide emotive, identitarie e sociali che si intrecciano nella loro storia, creando un racconto sospeso tra realtà e rappresentazione.
Il vuoto ad ogni gradino: di cosa parla
La protagonista, Sofia, ha 24 anni ed è impiegata presso una misteriosa agenzia chiamata Feel Good Inc., specializzata nella risoluzione di traumi psicologici. Il metodo dell’azienda è singolare: per aiutare i clienti a elaborare il lutto o la perdita, si fa ricorso ad attori che impersonano persone – vive o defunte – che hanno lasciato un vuoto nella loro vita. Sofia, nel suo lavoro, si rifugia costantemente nella vita degli altri, evitando di affrontare i propri dolori e le proprie insicurezze. Tutto sembra andare secondo i piani fino a quando incontra Ludo, una donna di 26 anni, con cui inizia a interpretare il ruolo di Anna, l’ex compagna di Ludo, ormai scomparsa.
Da un semplice incarico, tra le due nasce una relazione reale, intensa e complicata. Ludo non cerca solo una replica del passato, ma qualcosa di autentico. Sofia, al contrario, inizia a confondere la finzione con la realtà, trovandosi spinta a confrontarsi con parti di sé che aveva fino a quel momento ignorato: il dolore, la paura, e soprattutto, la propria sessualità. Quando Ludo svela la sua vera natura e le sue motivazioni, la relazione vacilla, e ciò che resta è un confronto sincero e doloroso con la propria identità.
Un approccio più tecnico che introspettivo
La regia di Giorgio Picinni Leopardi si rivela uno degli elementi più solidi del cortometraggio. Con un uso raffinato delle luci, del montaggio e della composizione visiva, Leopardi costruisce un’estetica sospesa e coinvolgente. Il ritmo narrativo, a tratti frammentato, rispecchia il caos interiore delle protagoniste. La regia non si limita a raccontare la storia, ma la amplifica, trasformando ogni scena in un frammento emotivo.
Invece, le due attrici protagoniste offrono una performance complessivamente discreta. La loro chimica è percepibile, ma non esplode mai del tutto, rimanendo contenuta e a volte poco espressiva. La recitazione, pur essendo solida, è penalizzata soprattutto da una scrittura che non riesce a dare piena profondità psicologica ai personaggi. Mancano quei momenti di sospensione e vulnerabilità che permetterebbero allo spettatore di entrare completamente nelle loro emozioni. Alcuni passaggi del loro percorso interiore sembrano trattati in modo troppo superficiale, lasciando intravedere il potenziale senza però svilupparlo appieno.
Vuoti da colmare
Nonostante queste criticità, Il vuoto ad ogni gradino affronta con coraggio temi universali come l’amore, l’identità e la ricerca di sé, calandoli in un contesto contemporaneo segnato da alienazione, iperconnessione e solitudine. In particolare, il tema dell’alienazione nella nostra epoca post-pandemica, dove il contatto umano è spesso mediato da maschere e ruoli, risuona in modo potente. Tuttavia, il messaggio di apertura verso l’altro, pur condivisibile, viene a tratti reso in maniera vaga o forzata, risultando quasi ingombrante all’interno della narrazione. Manca, in alcuni momenti, una visione d’insieme più chiara che leghi le singole scene a un discorso più ampio e strutturato.
Nel complesso, Il vuoto ad ogni gradino si presenta come un progetto interessante, che evidenzia una notevole sensibilità visiva e un sincero impegno tematico. Le sue imperfezioni, specie nella scrittura e nella caratterizzazione dei personaggi, non ne compromettono il valore, ma rivelano la necessità di una maggiore maturità narrativa per il futuro.