Cronenberg crea un’esperienza che esula dai classici schemi narrativi. Il regista dà la totale priorità allo sguardo, a una disamina di queste ceramiche sospese sull’acqua.
Corpi alla deriva
In soli quattro minuti il regista riesce a esprimere due dei principali elementi che hanno da sempre caratterizzato il suo cinema: erotismo e body-horror, estasi e morte. Four Unloved Women, Adrift on a Purposeless Sea, Experience the Ecstasy of Dissection spinge lo spettatore in un breve viaggio che lo porta a conoscere i corpi di quattro donne, Veneri di altri tempi che, nel loro essere inanimate e statiche, esprimono un’elevata carica suggestiva.
Apprezzabile il comparto sonoro che riesce a valorizzare ancora di più l’immagine. Il video è infatti accompagnato da cupi ed eterei rumori di sottofondo in cui, in maniera progressiva, si riesce a distinguere un coro di gemiti femminili.
Cere anatomiche
Il lato erotico, che emerge dalla sfera soprattutto uditiva, dà al corto di Cronenberg una forza non indifferente. Colora i corpi delle ceramiche, le rende vive e noi siamo testimoni del rimasuglio di vari echi del passato.
É un passato che, se da una parte si lascia ammirare per l’estetica, dall’altra dimostra la sua assoluta dimensione decadente. Di queste Veneri non si sentono solo i gemiti e non si vedono solo le curve; Cronenberg affianca tutto ciò a una dissezione dei corpi: con gli organi interni che, a tratti, sembrano quasi contaminati, giacenti in uno stato di decomposizione.
L’èkphrasis di Cronenberg
É forse opportuno citare la Treccani che, per definire il termine greco èkphrasis, si avvale della seguente definizione: “Nome che i retori greci davano alla descrizione di un oggetto […] e più in partic. alla descrizione di luoghi e di opere d’arte fatta con stile virtuosisticamente elaborato in modo da gareggiare in forza espressiva con la cosa stessa descritta.”
Attraverso questa descrizione si potrebbe riassumere Four Unloved Women, Adrift on a Purposeless Sea, Experience the Ecstasy of Dissection, sottolineando quindi come il cortometraggio non si limiti a prendere dei modelli di cera usati in principio per studi medici, ma, addirittura, li elevi, li faccia diventare altro. L’èkphrasis di Cronenberg rende arte qualcosa che non è stata concepita come arte, rende vivo il passato con una descrizione visiva e uditiva di una disarmante eleganza.