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‘Mani nude’ Il senso della vita dettato dai pugni

In sala dal 5 Giugno

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In sala dal 5 giugno per Medusa, dopo il passaggio nella sezione Grand Public della 19esima Festa del Cinema di Roma, Mani nude riporta sulla scena la coppia Alessandro GassmannMauro Mancini, rispettivamente protagonista e regista del film. Un’opera intensa, viscerale, potente, indimenticabile. Alla base del progetto, l’omonimo romanzo di Paola Barbato, che ha affidato la sua storia al cinema e ne ha visto uscire qualcosa di diverso, ma altrettanto emozionante.

Insieme al veterano Gassmann, che ritrova a distanza di cinque anni da Mio fratello rincorre i dinosauri, brilla sulla scena l’ormai inarrestabile Francesco Gheghi, in un’altra prova fisica e psicologica al limite. La bravura del giovane interprete romano, capace di cambiare pelle e genere con estrema profondità, è uno dei motivi per cui vale la pena ammirarne il lavoro anche in questa occasione.

Non c’è nessun inferno… e neanche il paradiso. La vita è qui. La ricompensa è qui. Il dolore è qui. – Edward Bunker

Mani nude | La trama

Look trasandato e capello platino, Davide (Gheghi) sta festeggiando il suo compleanno in discoteca insieme agli amici. Le luci stroboscopiche e la droga che circola nel locale esaltano i sensi e danno un’illusione di felicità. Che, si sa, non può che essere effimera. Soprattutto per chi, come lui, ha una macchia nel passato. Mentre è fuori a riprendere aria, Davide viene aggredito alle spalle, stordito con il cloroformio e messo dentro un portabagagli.

A volte capita di incontrare le persone sbagliate. Stanotte è toccato a te.

Al suo risveglio, il volto di Minuto (Gassmann) gli appare sfocato e terrificante. Qualche attimo e la sua vita cambierà per sempre, o meglio, finirà quella che conosceva. Buttato dentro il retro di un camion, dove lo aspetta un combattimento mortale a mani nude, Davide si ritrova coinvolto in qualcosa di misterioso, violento e tragico. Ottenendo una nuova identità.

L’origine del male

Nel 2020 il nome di Mauro Mancini si impresse all’attenzione del grande pubblico dopo aver conquistato una kermesse internazionale come la Mostra del Cinema di Venezia. La sua opera d’esordio (dopo l’esperienza collettiva e ben diversa di Feisbum – Il film), Non odiare, colpì positivamente la critica, aggiudicandosi anche riconoscimenti preziosi. Dopo quattro anni da quel titolo, l’autore originario di Pontecorvo torna in scena e lascia di nuovo il segno. Il suo secondo lungometraggio non concede respiro, picchia duro – come i suoi protagonisti – e regala emozioni profonde.

Mi interessa l’origine del male. – Mauro Mancini

Se c’è chi si interrogherà sulla coerenza e sulla linearità della storia, chiariamo subito che, nell’adattamento di un romanzo dalla pagina scritta allo schermo, devono essere compiute delle scelte. E conta il messaggio che si vuole far arrivare. Mani nude ostenta una violenza intrinseca alla nostra società che sa di vero, per quanto possa risultare spaventoso. Ogni azione ha le sue conseguenze e, a volte, il destino ci mette del suo. «Viviamo evidentemente in un mondo violento» – sottolinea Gassmann in conferenza stampa. «Il male raccontato – aggiunge Gheghi – è l’unico modo per sconfiggerlo».

Mancini ha spiegato come, con questo film, abbia voluto «continuare la ricerca su tematiche molto vicine, parlando di una di queste: il perdono». E proprio il perdono è uno dei grossi nodi, mai sciolto, che pesa come una spada di Damocle sulle teste (e sulle esistenze) dei due protagonisti. Il passato ha altresì un peso fondamentale, essendo la fonte di un senso di colpa così radicato e ingombrante da far credere di meritare l’inferno.

Vite ineluttabili

Come il cerchio impresso sulla terra dalle ruote di un camion, l’inizio e la fine del film coincidono, sebbene nel mezzo ci sia spazio per almeno tre esistenze. Il cambio di registro e di storia arriva improvvisamente, ed è evidente. Mani nude contiene in sé i germi di qualsiasi vita, declinati in una chiave ben definita, quella della violenza.

Tutti sono capaci di fare cose terribili.

All’interno di un universo fatto di pugni, sofferenza, fatica e muscolaritá, si fanno promesse, anche difficili da mantenere, si stringono legami, non necessariamente salvifici, si impara a spingersi oltre il limite e a scovare possibilità, ove non sembra esserci alcuna speranza. Il finale della pellicola lascia a ognuno la sua personale interpretazione, facendo riflettere sull’ineluttabbilitá di alcune scelte.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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