‘His Three Daughters’: una delicata storia di morte e rinascita
Un lutto sarà in grado di riavvicinare tre sorelle e ricomporre il loro rapporto distrutto? L’ultimo lungometraggio di Azazel Jacobs, con Carrie Coon, Elizabeth Olsen e Natasha Lyonne, è disponibile ora su Netflix.
Azazel Jacobs è un regista e sceneggiatore statunitense, figlio del regista sperimentale Ken Jacobs. La sua carriera inizia con il cortometraggio Kirk and Kerry, presentato come tesi di laurea alla SUNY Purchase di New York. Successivamente, lo stesso sarà vincitore del Gran Premio della Giuria come miglior cortometraggio drammatico presso il Slamdance Film Festival.
Il regista si è reso noto al pubblico con i lungometraggi The Goodtimeskid, Momma’s Man e Terri, presentati ad alcuni festival come il già citato Sundance, ma anche a Locarno e al BFI London Film Festival.
I riconoscimenti non finiscono: The Lovers, distribuito da A24, riceve una candidatura per la miglior sceneggiatura agli Independent Spirit Award 2017. French Exit viene nominato per vari premi, quali un Golden Globe nel 2021 e vince per la miglior attrice ai Canadian Screen Awards.
His Three Daughters, invece, viene presentato al Toronto International Film Festival nel 2023.
Morte, rinascita e fantasmi del passato
Tre sorelle sono costrette a riunirsi dopo anni quando il padre Vincent sta per morire. In questo modo Katie (Carrie Coon), Christina (Elizabeth Olsen, nota anche come Wanda Maximoff nell’universo Marvel) e Rachel (Natasha Lyonne) si troveranno a convivere in un piccolo appartamento di New York. Insieme, oltre ad assistere il padre nei suoi ultimi momenti, dovranno fare i conti con il proprio passato, affrontare il dolore della perdita e cercare di ricomporre il puzzle che compone la loro famiglia.
Ciò che se ne va e ciò che resta
Quando la morte decide di portare qualcuno con sé, che cosa rimane ai vivi?
Il tema dell’assenza è ciò che immediatamente risalta all’interno del film. L’imminente assenza causata dalla morte sembra farla da padrona; ciò è ulteriormente sottolineato visivamente. Infatti, il padre per quasi tutto il film non viene mai mostrato, come se già appartenesse ad un altro mondo. In questo modo è percettibile la sensazione di sconforto, di solitudine e di tristezza che pervade le figlie e che aleggia durante tutto il lungometraggio.
Oltre a ciò, sono frequenti le inquadrature di luoghi della casa un tempo vissuti dalle sorelle e dal padre, ora però privi di ogni figura umana. Questa scelta registica permette di sottolineare i segni del tempo che inevitabilmente scorre, nonché di accrescere ulteriormente lo sconforto e la mancanza delle tre sorelle, restituendo visivamente quel dolore e quella malinconia che il lutto porta con sé.
His Three Daughters: distacco e unione
Katie, Christina e Rachel sono tre sorelle completamente diverse tra loro. Katie cerca in tutti i modi di mantenere il controllo della situazione con il suo approccio autoritario e il carattere impulsivo. Christina, invece, sembra essere la sorella più “equilibrata”, dalla vita apparentemente perfetta ed è colei che si pone come intermediaria tra le altre due. Infine, Rachel appare come un’adolescente dallo spirito ribelle e mai cresciuta veramente, indossando però una maschera che nasconde le sue fragilità. Queste sostanziali differenze risaltano anche grazie alle inquadrature singole che isolano le tre sorelle, riprese spesso una ad una anziché insieme.
Convivendo Katie, Christina e Rachel cercheranno non solo di affrontare il tema del lutto e della perdita, ma anche di (ri)costruire un vero rapporto tra loro.
Un evento tragico come può essere la morte di un famigliare, quindi, permetterà loro di trarne un’esperienza positiva, trasformandolo in un momento di rinascita collettiva. Creando dalle macerie un piccolo ed intimo rifugio quale dovrebbe essere una vera famiglia, Katie, Christina e Rachel avranno quindi la certezza di aver ritrovato uno spazio sicuro, un posto confortevole dove sentirsi protette dai mali del mondo.
Conclusioni
His Three Daughters risulta un film delicato sulla morte e la sua accettazione, ma anche sull’enorme forza che possiede l’amore. Ciò che rende il lungometraggio un buon film è senza dubbio la recitazione intensa e struggente di Carrie Coon, Elizabeth Olsen e Natasha Lyonne, apprezzata da pubblico e critica, come si nota nell’articolo di The Hollywood Reporter:
Offrendo interpretazioni che sembrano ponderate ma anche vissute – fino ai morbidi accenti newyorkesi – le attrici sono eccezionali.
Tuttavia, in alcuni momenti, i personaggi di Katie, Christina e Rachel risultano forse troppo stereotipati, esasperando le loro caratteristiche e instaurando in qualche modo una certa distanza emotiva con il pubblico.
Così facendo, laddove sembrano emergere importanti lezioni di vita, a volte è presente un tipo di distacco che non permette a pieno di far emergere ciò che di più intimo e vero è presente nel film, nonché di toccare le corde più profonde dell’animo dello spettatore.
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