Presentato in anteprima mondiale alla 70a edizione del Taormina Film Festival, Quir di Nicola Bellucci, documentarista e regista di Il mangiatore di pietre, raccoglie le testimonianze di una piccola realtà palermitana colorata, festosa, vitale, eppure non ancora ben accetta da una cultura regionale con un sostrato patriarcale: è Quir, una pelletteria di Ballarò gestita da Massimo Milani e Gino Campanella, la coppia queer più longeva d’Italia, con quarantadue anni di unione alle spalle.
Il negozio è molto di più di uno scenario alternativo di libertà e anticonformismo espressivo: è uno spazio d’incontro per la comunità LGBTQI+, una roccaforte di pensiero progressista, emancipazione civile, ascolto reciproco, condivisione solidale, o ancora, citando le parole di Nicola Bellucci:
una specie di confessionale, un pronto soccorso di anime in cerca di aiuto.
Una collettività che abbraccia la vita tra luce e dolore
Non solo Massimo e Gino, ma anche Vivian Bellina, Ernesto Tomasini e Charly Abbadessa. Androginia fin dall’infanzia, procedure transgender, amori ostacolati e cancellati dalla società, ma anche un’estetica multicolore e mascherata, una bellezza interiore da difendere e rivendicare, un’intelligenza ironica in risposta alle discriminazioni. Ma senza voyeurismo pittoresco o esibizione sensazionalistica dell’esotico, grazie alla cinepresa di Bellucci che guida verso un approccio interpretativo più sottile e verso uno ‘straniamento empatico’.
Un girotondo di racconti, testimonianze, idee in una Palermo inedita, quella della pelletteria queer e del Gay Pride, di piccoli vicoli dove scorrono esistenze non tradizionali pulsanti d’amore per la vita e allegra inclusione, che non vogliono restare represse o defilate, in un flusso narrativo guidato dalle singole storie che hanno un’eco universale di conquista di parità di genere, ma anche di malinconia e grovigli interiori, al di là della parodia e del disincanto di molti personaggi.
Sulla poetica di visione adottata per il documentario Nicola Bellucci ha dichiarato:
Liberando quindi lo sguardo della camera da punto di vista predeterminato, senza descrivere i personaggi ma piuttosto facendoli emergere dai puri eventi fenomenologici in cui agiscono, ho voluto con pochi tratti essenziali arrivare al cuore delle singole storie. Il legame tra i personaggi del film non è dato dal fissarsi di posizioni o di centri focali, ma dal movimento, dall’irrequietezza tra i poli, dalla loro precarietà esistenziale.
E in conferenza stampa il regista, alla presenza di molti partecipanti al documentario, ha ulteriormente precisato:
Quir è un film giocato sui corpi che devono essere liberati.
Si aggiunge la voce di Ernesto Tomasini a integrare il senso di l’identità di quest’opera che ha trovato unanimi consensi e applausi al Taormina Film Festival:
Questo è un film sulla morte e sull’amore, colorato in uno stile tutto hollywoodiano come un melodramma con Rock Hudson.
E Massimo Milani scuote l’anima più profonda e politica di Quir:
Il personale è politico, niente deve essere nascosto, ma tutto deve cambiare per questi corpi, nascosti per una mostruosità freak. Citando una massima importante: ‘non si può essere liberi quando il sistema ci vuole morti’.