Tris di premi per Palazzina Laf, l’opera di esordio di Michele Riondino è infatti riuscita ad aggiudicarsi ben tre ciak d’oro. Miglior attore e regista esordiente per Riondino, mentre miglior brano per la mia terra di Diodato.
Un ricco bottino per il lungometraggio d’esordio di Riondino, il film prodotto da Bravo, Palomar, Paprika Films in collaborazione con Rai Cinema ha un forte carattere sociale e politico, ci viene infatti narrata un aspra lotta intrapresa da 79 lavoratori dell’ex Ilva, ne abbiamo parlato proprio con il regista in questo articolo dedicato.
Le dichiarazioni di Riondino
A proposito della premiazione, il regista attore ha dichiarato, come si legge nella sua pagina facebook:
Dire che questa vittoria è frutto di un meraviglioso gioco di squadra è riduttivo. Questa è la vittoria di una comunità, di un mare di gente che ha amato e capito il film, e che ha apprezzato e votato l’impegno di tutti coloro che ci hanno lavorato. Questi premi servono per avvicinare le persone: chi ha espresso il voto a chi è stato votato, chi ha raccontato questa storia a chi ha voluto e saputo ascoltarla, chi ha visto il film a chi ha vissuto davvero quegli anni difficili in cui si è consumata la storia della Palazzina Laf. Grazie a tutti a nome di tutta la troupe.

La trama di Palazzina Laf
Caterino, uomo semplice e rude, è uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto.
Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città. Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.
Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina LAF, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenandosi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.
