A beautiful life: perché credere nei propri sogni e negli altri. Una storia romantica di conquiste, scommesse e scelte d’amore. É disponibile su Netflix dal 01 giugno A beautiful life di Mehdi Avaz, prodotto da SF Studios Production con Rocket Road Pictures e Den Vestdanske Filmpulje. Nel cast, Inga Ibsdotter Lilleaas e Christine Albeck Børge, rispettivamente nel il ruolo di madre e figlia; protagonista è Christopher, artista e cantante danese multiplatino.
Trama di A Beautiful Life
In Danimarca Elliott (Christopher) è un pescatore con una voce fenomenale: inconsapevole del suo talento viene scoperto per caso la sera in cui accompagna alla chitarra il suo amico e si ritrova a cantare. Tra il pubblico c’è Suzanne (Inga Ibsdotter Lilleaas), produttrice musicale molto conosciuta nel settore. Suzanne ha l’idea di investire nel ragazzo, coinvolgendo anche la figlia Lily (Christine Albeck Børge) che agli occhi della madre sembra ricca di risorse ed energie, ma arenata nella vita.
La mossa di Suzanne spinge i ragazzi in un universo ricco di scoperte, quello dell’amore (e delle relazioni intime) e del successo: Elliott deve fare i conti con un passato che tenta di lasciar fuori dai suoi nuovi traguardi e obiettivi, anche privati; non ultimo l’amore con Lily che fa scoprire a entrambi di avere ancora qualcosa da condividere in coppia e nel mondo.
Recensione di A Beautiful Life
Tutti i miei sbagli hanno portato a te
Queste storie di riscatto, di costruzione personale a volte possono ricordare le fiabe che ci raccontavano da bambini, in cui il protagonista (l’eroe) riusciva ad avere sempre la meglio. Da una condizione sfavorevole in partenza, si arrivava al vissero tutti felici e contenti; poi la crescita ci ha mostrato che non si era tutti felici e contenti allo stesso modo.
Perciò, di fronte a un lungometraggio del genere, lo spettatore può già intuire cosa avverrà davanti ai suoi occhi, istruito dai racconti nostalgici della sua infanzia. La domanda spontanea è quale sia il personaggio principale a cui è destinata la promessa del titolo, una bella vita, una vita resa bella. Immediatamente viene da pensare al protagonista e alla sua vicenda da romanzo di formazione: da povero, cresciuto senza genitori, qualcuno gli dà fiducia e lo proietta nel mondo del successo dove trova anche l’amore di una fanciulla indifesa. C’è anche lei, Lily, con una storia altrettanto complicata alle spalle. Anche lei ha bisogno di qualcuno che le doni fiducia, anche lei ha perso un genitore (il padre), e vive un rapporto difficile con una madre che a volte è molto accogliente e altre la guarda con diffidenza, mantenendo alcuni segreti sul loro passato.
Il dilemma ha una risposta immediata e facile se pensiamo che il titolo rimanda generalmente a una vita bella (e forse felice), come può essere quella di tante esistenze che ogni giorno provano a ottenere piccoli risultati in vista di un obiettivo più grande.
E alla fine sia Lily che Elliott sembrano contenti di quello che hanno costruito insieme, il talento di lui e la produzione di lei, i loro traguardi comuni. Questo avviene anche e soprattutto nel momento in cui decidono di fare prima i conti con il loro passato e poi di lasciarlo andare.
Il rapporto genitori – figli
“Cantavano sempre per me, c’era musica ovunque”.
“Mio padre cantava per gli altri, e mai per me”.
Il background dei due ragazzi è molto diverso: Elliott ha perso i suoi genitori in un naufragio che ha colpito la loro barca (secondo l’ideale verghiano dell’ostrica, mai troppo lontana dallo scoglio), ma la coppia aveva giusto fatto in tempo a profondere nel figlio la passione per la musica e per il ritmo. Il padre di Lily invece era un’artista portato al successo grazie alla moglie e poi morto suicida in una camera d’hotel. Lily prova ancora rancore nei confronti dei genitori per questa uscita di scena improvvisa e silenziosa; Elliott invece ha un ricordo felice, è consapevole della situazione che ha ereditato e che gli sembrava l’unico modo di vivere, prima di incontrare Suzanne e Lily.
Colpiscono l’orecchio esperto della produttrice, non soltanto una voce, potente, dolce e sensibile, ma anche alcuni testi ben costruiti, con parole ben scelte che coinvolgono il pubblico.
A star is born?
Come una fiaba moderna che si rispetti, mitigata con la politica del sogno americano e della realizzazione del sé, il gruppo arriva a raggiungere l’obiettivo e il talento di Elliott viene riconosciuto universalmente, con i mezzi adatti all’epoca: Youtube, poi TikTok e le mille visualizzazioni.
A beautiful life è una pausa piacevole dalla vita di tutti i giorni che per molte persone scorre sempre nello stesso modo; senza troppe pretese di insegnare qualcosa. É perfetta quando si cerca una commedia leggera ma con dei contenuti, una storia a lieto fine, un cast che risponde alle aspettative.
L’occasione, non scontata, di sentire qualche canzone originale e non (la colonna musicale è molto variegata) ascoltando la voce di Christopher, che nella vita vera è un artista pop già affermato tra i volti più noti della Danimarca.
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