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‘Italo Disco-Il suono scintillante degli anni 80’

La rivisitazione di un fenomeno non molto conosciuto: la nascita della disco music in Italia con caratteristiche tutte sue

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Italo Disco è il documentario scritto e diretto da Alessandro Melazzini, presentato alla seconda edizione del Cinema Tedesco a Roma. È prodotto dallo stesso Alessandro Melazzini (Produzione Alpenway Media GmbH, RAI e BR).

Sono presenti nel film: Michelangelo e Carmelo La Bionda, Sabrina Salerno, Savage, Johnson Righeira, Pierluigi Giombini, Linda Jo Rizzo, Daniele Baldelli, DJ Hell, Mathias Modica, Claudio Casalini, Flemming Dalum, Ivo Stefano Germano, Christa Mikulski, Eckhart Schmidt.

Al regista il merito di aver saputo illustrare in poco più di un’ora un fenomeno musicale, e di costume, di una certa rilevanza; eppure, sconosciuto ai più.

Festival del Cinema Tedesco 2022: a Roma dal 24 al 27 marzo – Taxidrivers.it

ITALO DISCO. Il suono scintillante degli anni 80. | Festival del Cinema Tedesco (festivalcinematedesco.it)

Italo Disco la trama

Il film immerge lo spettatore nell’universo musicale di un’epoca. Quella in cui milioni di giovani europei si abbandonavano al ritmo scatenato di una musica fatta di melodie sintetiche e accattivanti, testi inglesi più o meno bizzarri, ritmi elettronici coinvolgenti e videoclip visionari. Erano brani cibernetici alimentati dai sogni e dalle speranze di giovani musicisti capaci di sfornare del pop strabiliante, muovendosi sempre a cavallo tra il trash e l’eccellenza. Era il mondo della Italo Disco: nato in Italia, rinforzato in Germania, fece ballare tutto il pianeta. Il suono di un epoca molto spesso raccontata, ma non sempre davvero capita (Dal sito ufficiale del festival).

Italo Disco e i fratelli Righeira

Vamos a la playa, cantavano i fratelli Righeira nel 1983 e negli anni a seguire, il primo tormentone italiano degno di questa definizione, con i suoi oh oh oh oh ripetuti a scandire una canzone solo apparentemente frivola. Il testo catastrofico sulla bomba nucleare esplosa e le sue conseguenze non veniva neppure registrato, tanta la voglia di ballare degli Italiani e nel mondo, alla musica di altri due fratelli, i La Bionda, presenti nel documentario, considerati a tutti gli effetti gli inventori della Italo Disco.

La Bionda © Alpenway Media GmbH.jpg

Pochi mesi dopo i Righeira replicano con No tengo dinero (l’intercalare oh oh oh oh, sostituito dal no no no): altro ritmo pop su parole che volevano essere impegnate. Si parla di povertà, questa volta, ma i dinero allora circolavano, eccome: complice un’inflazione che avremmo pagato a caro prezzo, ma non lo si sapeva.

L’Italia usciva dagli anni Settanta, funestati dal terrorismo, ma alleggeriti da un processo democratico che sembrava non avere limiti.

Nasceva, coi toni scanzonati dei Righeira, la Italo Disco: l’innovativa bolla musicale, della quale forse solo gli addetti ai lavori erano consapevoli, o forse di preciso neanche loro. Mentre c’era chi si lasciava andare ai nuovi ritmi, e chi rimpiangeva i cantautori interpreti di un impegno che stava via via affievolendosi.

La Italo Disco come fenomeno sociale

La spiaggia è il luogo ideale per la Italo Disco ai suoi albori, e in modo particolare la discoteca al mare. La Baia degli Angeli a Gabicce, nata già nel ’75, due anni prima del mitico Studio 54 di New York, è la location perfetta per ospitare un nuovo tipo di musica che azzeri le differenze politiche, sessuali, culturali. Con dj americani (la consolle nell’ascensore!), questa discoteca incredibile di tre piani a picco sul mare ospita persino Grace Jones ed è meta di persone che accorrono da tutta Italia per stordirsi di musica ad altissimo volume fino all’alba. Una nuova forma di democrazia, un nuovo modo di intendere il tempo libero, per chi voleva sognare a tempo di musica affollando le piste. Nell’attrazione maniacale del ballo come nuovo rito collettivo.

Nasce la figura del dj come artista creatore di nuovi mondi sonori. Un’invenzione quasi tutta italiana, mentre le discoteche (ne fioriranno tantissime ovunque) si fanno teatro di incontri, amicizie, possibili flirt. Purtroppo gli eccessi saranno il motivo della chiusura della stessa Baia degli Angeli, ma questo il documentario non lo dice. Ci parla piuttosto della Italo Disco come colonna sonora delle estati anni Ottanta, inni nazionali, addirittura.

I motivi di tanto successo

Quando si parla di Disco Music non si fa riferimento specificamente a quella italiana. Eppure, proprio da qui è iniziato e si è amplificato il fenomeno, che ha trovato in Germania prima (a Monaco, soprattutto, per la presenza di musicisti americani di alto livello) e poi nell’Europa del Nord, e nel mondo, una forte risonanza.

Il successo nazionale e l’eco planetaria di alcuni testi musicali può spiegarsi solo grazie alle due anime della Italo Disco: la tecnica dell’arrangiamento, insieme alle tastiere elettroniche, e la vena romantica. Rif melodici semplici, due o tre note ripetute: il resto tutto soul. Amplificato dall’effetto del sintetizzatore.

Complessità della Italo Disco

Eppure ancora non basta a spiegare la grandiosità dell’evento. La Italo Disco è stata un contenitore molto vario, ricco di sottogeneri, commerciale da una parte, underground nello stesso tempo. Un evento complesso, di difficile definizione, tanto da essere sfuggito ai contemporanei che l’hanno abbondantemente snobbata o le si sono abbandonati senza consapevolezza.

Claudio Casalini, dj romano e produttore di dischi di successo, dice che della musica non si butta via niente e che tra le molte canzoni di quel periodo sono stati incisi brani davvero splendidi.

Claudio Casalini @ Alpenway Media GmbH

Il documentario secondo Alessandro Melazzini

“Ho potuto riscoprire la genialità delle creazioni italiane cantate in inglese (o spagnolo!) da gruppi talvolta creati a tavolino da ingegnosi e scafati produttori, che fecero battere il cuore a milioni di adolescenti nelle lunghe notti estive della Riviera Romagnola di allora. Un mondo di suoni elettronici e melodie universalmente conosciute e di tante canzoni ormai quasi dimenticate dal grande pubblico, ma incredibilmente anticipatrici di generi e gruppi attuali.

Un Made in Italy sviluppatosi oltre confine, che si mosse sempre a cavallo tra il trash e la genialità, tra la sensualità e la cialtroneria. Un concentrato di Italia che, come spesso accade, è stato più amato e apprezzato all’estero che nella terra d’origine.

Ma il tempo è sempre un signore, e ora quando guardiamo a quell’epoca variopinta, spensierata e bizzarra che furono gli anni Ottanta, ci notiamo una fantasia, una ricchezza e una ingenuità che quasi fanno tenerezza in chi l’ha vissuta, e inducono curiosità in chi è venuto dopo”.

Alessandro Melazzini è riuscito a raccontarci tutto questo, amalgamando testimonianze autorevoli a filmati d’archivio, restituendo dignità a un fenomeno culturale il più delle volte giudicato come una parentesi frivola delle nostre abitudini e del gusto.

Oltre al Festival del Cinema Tedesco di Roma (2022), Italo Disco-Il suono scintillante degli anni 80 ha partecipato ai seguenti festival:

Seeyousound International Music Film

Festival, Torino 2022, International Film

Festival Rotterdam 2022, Ji.hlava

International Documentary Film Festival 2021

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