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‘One Thousand and One Attempts to Be an Ocean’ alla Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

One Thousand and One Attempts to Be an Ocean, di Yuyan Wang, ritrae l’esperienza entropica cercando di trarre caos dall’ordine e ordine dal caos, abbandonandosi alle onde di una inesorabile corrente e all’appagamento istintivo

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One Thousand and One Attempts to Be an Ocean di Yuyan Wang

Con internet e i social network, l’informazione e le immagini hanno invaso sempre più il nostro spazio quotidiano, mutando la percezione e sommergendoci come onde. Un concetto che One Thousand and One Attempts to Be an Ocean, cortometraggio di Yuyan Wang in concorso alla 57° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, dopo essere stato presentato alla Berlinale 2021, trasla con la raffigurazione dell’oceano non solo nella sua forma acquatica, ma più generalmente come vastità esistenziale e iconica.

Il cortometraggio inizia con l’immagine di una tela sulla quale viene steso del colore azzurro, il colore dell’oceano, per l’appunto. Quasi una metafora metacinematografica tramite la quale Wang incornicia e replica la propria azione e il processo artistico. Subito dopo veniamo trascinati in un turbinio di immagini prese da video disponibili su internet, per la durata degli 11 minuti del cortometraggio. A riempire la tela, di oceanica parvenza, sono dunque brevissimi frammenti catturati nel mare della rete, clip che possiamo aver già visto e che fanno parte della nostra formazione visiva, per certi versi.

La narrazione astratta e la natura delle immagini sembra ricondurre ai satisfying video, molto diffusi su internet e basati sulla seduzione sensoriale. Apparentemente, infatti, in One Thousand and One Attempts to Be an Ocean le varie parti non hanno un nesso di relazione, se non il legame ricorrente con elementi marini e acquatici. Si compone come un lavoro di montaggio improntato sul ritmo e sul movimento, in cui le immagini vengono costantemente rilanciate, con suggestione ipnotica. La reiterazione ritmica viene enfatizzata dalla colonna sonora minimale formata da poche e difficilmente comprensibili parole che vengono ripetute.

Yuyan Wang ribalta i canoni dell’astrazione per trarne concetto e lo fa proprio a partire dal montaggio di elementi astratti dal loro contesto e rimodulati. Forme e movimenti assumono la parvenza di nuclei tematici, raggruppando le immagini e creando sfumature di un moto ondulatorio che contraddistingue tutto il cortometraggio, nei continui riferimenti al mare e all’acqua, anche quando non compaiono direttamente. Una fluidità costante, in contrasto con la frammentazione dei video, a cui si aggiunge una forte matericità anche corporea.

One Thousand and One Attempts to Be an Ocean riflette caleidoscopicamente l’entropia della società moderna, che con informazioni ed immagini ci bersaglia quotidianamente rischiando di annegarci. Un oceano caotico e travolgente che porta all’annebbiamento della percezione e che rende complesso distinguere la diversa natura delle immagini e addentrarsi oltre la superficie. Wang però non mostra intenti moralistici. Ritrae l’esperienza entropica sulla propria tela cercando di trarre caos dall’ordine e ordine dal caos, abbandonandosi alle onde di una inesorabile corrente e all’appagamento istintivo e sensoriale.

Il trailer

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One Thousand and One Attempts to be an Ocean

  • Anno: 2021
  • Durata: 11'
  • Genere: Documentario sperimentale
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Yuyan Wang