Film da Vedere

Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani, con Rod Steiger

Coerentemente alla propria vocazione artistica e alla necessità di raccontare importanti pagine della storia italiana, Carlo Lizzani mette in scena gli ultimi giorni di Benito Mussolini. Il film, frutto di un’attenta ricostruzione, ripercorre un arco temporale che va dalla fine della Repubblica di Salò fino alla cattura del duce

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Mussolini ultimo atto, un film del 1974 diretto da Carlo Lizzani. Racconta gli ultimi giorni del Duce. Sceneggiato da Carlo Lizzani e Fabio Pittorru, con la fotografia di Roberto Gerardi, il montaggio di Franco Fraticelli e le musiche di Ennio Morricone, Mussolini ultimo atto è interpretato da Rod Steiger, Franco Nero, Lisa Gastoni, Lino Capolicchio, Giuseppe Addobbati. La ricostruzione della fucilazione di Mussolini e di Clara Petacci si basa sulla versione ufficiale che venne fornita all’epoca dal P.C.I. Il 30 aprile 1974, durante la proiezione di questo film, un ordigno al plastico viene fatto esplodere presso un palazzo del centro di Savona: la prima delle cosiddette bombe di Savona.

Sinossi
Caduta la Linea Gotica durante la primavera del 1945, la situazione in Nord Italia è questa: gli alleati si dirigono verso Milano, i partigiani dilagano e i nazisti si ritirano verso Merano. Mussolini, molto incerto sul da farsi e spalleggiato dai gerarchi rimasti al suo fianco, rifiuta la mediazione del cardinale Schuster e dal capoluogo lombardo si dirige in Valtellina dove lo aspettano migliaia di camicie nere.

Coerentemente alla propria vocazione artistica e alla necessità di raccontare importanti pagine della storia italiana, Carlo Lizzani affronta nuovamente l’argomento della Seconda guerra mondiale, a distanza di più di dieci anni dall’inteso Il processo di Verona (1963). Al crepuscolo del conflitto, gli eventi che portarono alla cattura e alla fucilazione di Mussolini per mano del colonnello partigiano Walter Audisio (Franco Nero) sono narrati dal regista con un’attenta corrispondenza alla cronaca storica. Mussolini ultimo atto è uno dei suoi film più celebrati e trasmessi dalle televisioni italiane. Fabio Pittorru compie un’attenta ricostruzione storica e scrive un soggetto basato sulla versione ufficiale della fucilazione di Mussolini e della Petacci, avvenuta all’ingresso di villa Belmonte, nella zona di Dongo da parte del colonnello partigiano Valerio. Non si fa alcun cenno ad altre ipotesi meno attendibili, come quella della uccisione presso casa De Maria.

Un film ritenuto scomodo, al punto che il 30 Aprile, durante la proiezione, venne fatto esplodere un ordigno al plastico presso un palazzo del centro di Savona. Lizzani è simpatizzante comunista, ma dimostra molta pietas umana nei confronti della figura di Benito Mussolini e soprattutto verso una donna innamorata come Claretta Petacci. Lascia il giudizio politico alla storia, fa pronunciare un atto di accusa contro il fascismo ai personaggi dei partigiani, preferendo mettersi da parte e tracciare la psicologia di un uomo sconfitto. Il regista ripercorre la parabola decadente di Mussolini, dopo la fine della Repubblica di Salò, racconta gli ultimi giorni del duce in fuga, fino alla sua cattura, travestito da soldato tedesco, avvenuta a Dongo, da parte della sezione Garibaldi dei partigiani di Como.

La figura di Mussolini è quella di un uomo patetico, sconfitto, che ricorda con nostalgia il passato splendore, cercando di convincere i suoi aguzzini che la colpa è stata soltanto di Hitler. Il regista alterna la finzione realistica, che gode di una perfetta ricostruzione ambientale e scenografica, con filmati d’epoca che documentano gli eccidi bellici, la lotta fascista contro i partigiani, gli orrori della guerra civile, ma anche le parate e i fasti d’un regime che celebra se stesso. La musica di Ennio Morricone è suggestiva e mai invadente, la fotografia lacustre e montana dai toni pastello, che variano dal giallo ocra al rosso soffuso, come per rendere la tristezza degli ultimi giorni di vita d’un uomo finito; il montaggio è serrato, i costumi e gli ambienti ben ricostruiti.

Rod Steiger è un Mussolini forse un po’ troppo caricaturale. In compenso Lisa Gastoni è una Claretta Pettacci umana e credibile, il ritratto dolente d’una donna innamorata che non sa vivere senza il suo uomo e sceglie di morire insieme a lui. Per quanto gli ultimi giorni del duce sono il racconto d’una vigliaccheria quasi esibita, la figura eroica che sovrasta il racconto è proprio quella della sua amante. Franco Nero è il comandante Valerio, colui che è deputato a eseguire la sentenza di morte per evitare che gli americani catturino Mussolini e lo sottraggano alla giustizia popolare. Perfetto nei panni del duro, del partigiano senza scrupoli, così come è bravo Lino Capolicchio a impersonare il partigiano più razionale e umano. Henry Fonda è un cardinale di Milano austero.

Carlo Lizzani gira il film come se fosse un documentario, imprimendo toni realistici che solo in poche occasioni lasciano spazio al melodramma romantico. Ottima la tecnica del flashback con cui il regista alterna la decadenza degli ultimi giorni e i ricordi dei fasti imperiali, inserendo opportuni filmati d’epoca prelevati dai cinegiornali anni Trenta prodotti dall’Istituto Luce. Ne viene fuori un racconto partecipe, emotivo, compassionevole delle ultime ore di Mussolini. La critica di sinistra degli anni Settanta puntò il dito accusatore sul fatto che nelle sequenze finali lo spettatore è portato a parteggiare per il duce e a desiderare che non venga fucilato.

 

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