Con Luchino Visconti (1906–1976), il Filmmuseum austriaco di Vienna rende omaggio a uno dei massimi registi del Novecento, autore di un cinema dalla forza visionaria e ancora oggi capace di influenzare generazioni di cineasti. La retrospettiva dedicata al maestro italiano si terrà dal 7 gennaio al 25 febbraio 2026, offrendo un’ampia panoramica della sua opera cinematografica.
Fin dagli esordi, film come La terra trema, Senso e Il gattopardo si imposero come classici, ma Visconti rimase sempre una figura complessa e controversa. Aristocratico di nascita, marxista per convinzione e apertamente omosessuale, il regista fu profondamente diviso tra la fascinazione per la cultura del tramonto della fin de siècle — nella quale era stato educato — e l’attenzione per i conflitti sociali e di classe del suo tempo. Il suo cinema unisce così l’epica della grande letteratura e della musica ottocentesca a una sensibilità profondamente moderna.
Figlio di una nobile famiglia milanese, Visconti ricevette un’educazione aristocratica e condusse inizialmente una vita economicamente indipendente. Negli anni Trenta si avvicinò al teatro e al cinema grazie all’incontro decisivo con Jean Renoir, del quale fu assistente alla regia. Parallelamente maturò il suo impegno politico e collaborò alla rivista Cinema, punto di riferimento dell’opposizione culturale durante gli anni della guerra. Il suo debutto cinematografico, Ossessione (1943), fu immediatamente censurato per la sua carica di critica sociale, ma divenne di fatto un manifesto del neorealismo.
Luchino Visconti Retrospettiva
Nel dopoguerra Visconti fu protagonista del rinnovamento del teatro italiano e firmò alcune delle più celebri messinscene liriche del Novecento, incluse storiche collaborazioni con Maria Callas, affiancando l’attività teatrale a quella cinematografica. La terra trema fonde realismo e tensione operistica nel racconto della disgregazione di una famiglia di pescatori siciliani sotto la pressione del capitalismo, mentre Senso rappresenta la sua idea di opera d’arte totale, capace di unire sfarzo visivo, costruzione teatrale e una lettura storica profondamente contemporanea.
Per molti, il vertice del suo cinema resta la celebre sequenza finale del ballo ne Il gattopardo: quaranta minuti costruiti come un flusso di coscienza in cui il principe di Salina prende atto della fine del suo mondo durante il Risorgimento. Questo senso della decadenza attraversa anche l’ultima fase della sua carriera, in particolare la cosiddetta “trilogia tedesca” (La caduta degli dei, Morte a Venezia, Ludwig).
I film in programma
La retrospettiva presenta un corpus completo e rappresentativo dell’opera viscontiana, con i seguenti titoli:
Appunti su un fatto di cronaca (1951), Bellissima (1951), Giorni di gloria (1945), Ossessione (1943), La terra trema (1948), Senso (1954), Le notti bianche (1957), Rocco e i suoi fratelli (1960), Il gattopardo (1963), Vaghe stelle dell’orsa (Sandra) (1965), Lo straniero (1967), La caduta degli dei (1969), Morte a Venezia (1971), Ludwig (1973), Gruppo di famiglia in un interno (1974), L’innocente (1976) e Siamo donne (1953).
Una retrospettiva che restituisce la complessità e la grandezza di un autore capace di raccontare la fine di un mondo e, allo stesso tempo, di reinventare il linguaggio del cinema.