Short Film italiani

‘Afternoon Call’, la sorellanza tinta di noir

Un corto per ritrovare un femminismo sopito, in un’estetica cinefila

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Ci sono prevaricazioni e abusi affettivi che devono essere denunciati e interrotti, sofferenze che devono essere raccontate e condivise, ma là dove vige il pudore di un vissuto subìto e il peso dell’indicibile, subentra, nel cinema, la forza espressiva del non detto, che carica di senso un altrove recondito ma bruciante. È la strada percorsa da Afternoon Call di Maddalena Cellerino, cineasta italiana che lavora da indipendente in Germania, dove il corto ha vinto al Berlin Short Film Festival come ‘Best Short Short’, a cui è seguito un riconoscimento al Monza Film Festival come ‘Best Noir’.

Afternoon Call in appena cinque minuti capta con pregnanza e rispetto l’esasperazione psicologica verso la mascolinità tossica, in una folie à deux; ma alle griglie del verosimile oppone un’estetica cinefila della Hollywood d’oro con letteratura annessa, intrigando lo spettatore in un piacere sopraffino, oltre l’imperativo morale che non si arresta fino al mero finale.

Angeli caduti

Lisa (Rebecca Lara Müller) è stanca di essere intrappolata in una relazione tossica con José (Can Avci). Con l’aiuto della sua amica Kitty — la moglie di José — trama il suo omicidio. Ma i confini tra vendetta, auto-liberazione e tradimento si fanno rapidamente confusi. Lisa vuole eliminare José dalle loro vite per sempre, così che lei e Kitty possano finalmente andare avanti — e reclamare la libertà che accompagna la sua morte.

Ma se José sopravvive, Lisa rischia il carcere. Il piano è già in atto. Non c’è modo di tornare indietro. Come finisce? Non bene per la vittima — o almeno così sembra. [sinossi ufficiale]

In nero e in rosa: l’attuale oltre le icone

Un bianco e nero virato al seppia, set design e look modellati sugli anni Cinquanta. Se nella dichiarazione di intenti della regista, i codici divistici di riferimento arretrano nel decennio precedente, eleggendo come modelli plastici quelli di Ingrid Bergman in veste hitchcockiana e di Humphrey Bogart, l’ammiccamento cinefilo (molto muliebre) rievoca le pose ironiche del cinema di Pedro Almodóvar, i sottintesi melodrammatici sussurrano i sentimenti assoluti al bivio à la Douglas Sirk, l’intrigo è memore dell’estro machiavellico di Femmina folle con Gene Tierney, nonché dei congegni ingannevoli dei sinistri romanzi francesi di Boileau-Narcejac (I diabolici).

Ma Afternoon Call, che si avvicina a questo illustre, canonico filone con ludico disincanto fin dalla locandina (che riecheggia un altro volto emblematico, quello di Barbara Stanwyck, indimenticabile protagonista, tra i tanti titoli, di Il terrore corre sul filo), racconta e infonde anche altro, oltre le stratificazioni figurative che rilanciano in modernità lo spirito di rottura culturale di quelle donne sullo schermo, come dalle note di regia di Maddalena Cellerino:

“La mia prospettiva parte dalla solidarietà femminile e invoca un cambiamento di narrazione, che crei spazio per storie più ampie e più emancipanti. È anche una storia sul lutto e sul lasciar andare una persona amata — sul superare la codipendenza per scegliere se stessi”.

Un corto che al sogno rivisitato dei brividi del grande cinema del passato affianca lo slancio dell’utopia civile di una ritrovata solidarietà femminile, nell’asciuttezza drammaturgica di una catarsi tragica e sospesa, inscenata con l’intelligenza inventiva verso i piccoli mezzi di una produzione off.

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