La mattina di venerdì 12 dicembre il Sotto18+ Film Festival ha ospitato l’incontro “Finanziare, produrre, scrivere e raccontare il documentario”. Un momento di riflessione che ha avuto spunto dal numero 611-612 della storica rivista Bianco e Nero, dedicato al cinema documentario. L’appuntamento è stato il secondo dell’iniziativa Wikicampus, che ha come obiettivo quello di avvicinare gli studenti universitari al mondo del festival.
L’incontro è stato tenuto da Giulio Sangiorgio e Luca Mosso (i curatori del numero), insieme a Mariapaola Pierini ed Elio Sacchi (Università degli Studi di Torino), moderati da Maria Ida Bernabei (Università degli Studi di Torino).
Un nuovo obiettivo
Gli studiosi sono partiti dall’ultimo numero di Bianco e Nero, spiegando il loro nuovo obiettivo per la rivista: creare una mappatura di tutte le zone del cinema non toccate approfonditamente della ricerca. Lo scopo è quindi quello di creare una serie di numeri staccati dalla dimensione autoriale. Partire con il documentario è risultata la scelta più naturale, essendo esso un genere conosciuto, ma del quale mancano molti punti di vista.
Il cinema del reale
Il documentario è un genere particolare, diverso dagli altri, perché osserva a fondo la realtà che lo circonda e cerca di individuare ciò che è più interessante e meno conosciuto. Non a caso un tempo veniva anche chiamato “cinema del reale”. Proprio per questo risulta fondamentale capire la sua funzione all’interno del panorama del cinema italiano. È “il luogo dove i testi producono teorie in maniera più diretta”. Il documentario interpella lo sguardo dello spettatore in modo diverso, più immediato.
La funzione didattica
Proprio parlando di sguardo, l’incontro si è particolarmente concentrato sulla sua funzione in ambito didattico. È interessante notare il legame che esso ha con i giovani d’oggi. Il problema principale, affermano infatti i docenti, è riuscire ad avvicinare gli studenti a ciò che non conoscono, bisogna trovare una strada di accesso. Ed è qui che entra in gioco l’utilità di uno studio sul documentario contemporaneo, che possa creare una vera e propria “comunità del cinema del reale”.
Un genere sottovalutato
Proprio per questo è importante una categorizzazione del genere. Purtroppo in Italia sono pochi i dati sul documentario (anche se negli ultimi anni essi sono cresciuti leggermente). La maggior parte dei film spesso viene proiettata solo durante i festival e alla fine non esce veramente in sala. Senza considerare che quello che riusciamo a vedere è solo “la punta di diamante di una produzione molto più ampia”. È proprio questo uno dei problemi principali, che lasciano la ricerca senza materiale su cui poter lavorare.
Il potere della noia
A conclusione dell’incontro, spicca una parola, un consiglio. “Annoiatevi”, dice Pierini ai ragazzi presenti in sala.
“Il documentario richiede un tempo che non abbiamo, ma quando glielo diamo ne siamo ripagati.”
Un appello a tutti i giovani, che spesso non si interessano al genere, ma che per poter vivere ha bisogno anche, o anzi soprattutto, di loro.