Festival del cinema di Porretta Terme

‘Anime Vive’: cosa rimane della pandemia

Un contrappasso irresistibile tra ciò che siamo e ciò che eravamo

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Anime Vive, il corto realizzato da Adam Selo e presentato durante l’ultima edizione del Festival del Cinema di Porretta Terme, emerge da reminiscenze di ricordi sfumati: esperienze fantasma che nel qui e ora del presente perdono la loro veridicità.

Adam Selo ci proietta in un futuro prossimo non definito; eppure la sensazione è quella di vivere il passato, o almeno quello che di esso abbiamo dimenticato. Il 2020 e la pandemia hanno segnato un punto di svolta incontrovertibile su tutti i nostri piani di realtà: politica, economica, individuale e relazionale. Il Covid non solo ci ha dimostrato con mano cruenta il lato oscuro del capitalismo, ma anche l’impossibilità di evitarne le conseguenze.

Anime Vive di una Napoli spettrale

La città di Napoli è un punto cruciale nel cortometraggio Anime Vive. Il regista decide di sottrarre alla città il suo caratteristico chiacchiericcio, l’animosità delle sue strade e la vita che pullula dai mattoni delle case. Per mostrare un regime coercitivo è bastato togliere a Napoli i suoi cittadini; mentre tutto ciò che resta vivo, seppur monumentale, sono i riferimenti religiosi dei suoi contraltari illuminati a neon.

Alla fine quello che risulta di più interessante nel corto è la profonda lacerazione che ha lasciato il nostro passato rispetto a un futuro ipotetico, immaginato eppure insopportabile da pensare. Anime Vive ha un impatto profondo nella nostra percezione perché ci mostra qualcosa di già vissuto e anche, ancora, possibile. Non c’è redenzione, non c’è insurrezione, non ci sono le condizioni per curarsi (né la volontà di mostrarle).

Il memento mori di Adam Selo

Rimane in ultimo da chiedersi in quale cornice si pone l’opera di Adam Selo. Se Anime Vive è un esercizio per resistere alle lacerazioni del 2020 o il memento mori necessario per comprendere profondamente quello che siamo stati, che siamo e che potremo essere.

Nelle conversazioni quotidiane, parlare di pandemia sembra quasi anacronistico, come se appartenesse a un passato troppo lontano da ricordare. Oppure come se fosse una ferita da voler – e dover – nascondere. Adam Selo ce la mostra, senza gli arzigogolati giochi di dramma stucchevole. Un ragazzo come tanti attraversa illegalmente la sua città per recuperare qualcosa di prezioso per la madre malata: ultimo baluginio di resistenza all’interno di un circuito al collasso. Forse per questo Anime Vive fa così paura.

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