50 giorni di cinema Firenze

River to River Florence Indian Film Festival: intervista a Selvaggia Velo

dal 5 dicembre Firenze ospita il meglio del cinema indiano tra novità e ospiti

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Partirà il 5 dicembre il River to River Florence Indian Film Festival, l’unico appuntamento in Italia interamente dedicato al cinema indiano, che da venticinque anni porta a Firenze uno sguardo privilegiato sul subcontinente attraverso film, incontri, ospiti internazionali e iniziative collaterali.

Inserito all’interno dei 50 Giorni di Cinema a Firenze, il festival si conferma anche quest’anno come uno dei momenti più attesi della rassegna, capace di intrecciare cultura cinematografica, dialogo tra Paesi e attenzione alle trasformazioni sociali dell’India contemporanea.

In vista dell’edizione 2025, abbiamo intervistato la direttrice del festival, Selvaggia Velo, per approfondire temi, novità e prospettive di un evento che continua a rinnovarsi senza perdere la propria identità.

River to River 2025

All’interno dei 50 Giorni di Cinema a Firenze, il River to River è l’evento che conclude la rassegna. Qual è il suo impatto culturale e simbolico per la città?

 Il River to River è un festival che da 25 anni porta a Firenze e in Toscana il meglio della cinematografia indiana, ma anche un grande afflusso di persone: registi, produttori, attori. Questo contribuisce anche dal punto di vista turistico.
Firenze non ha bisogno di promozione, ma quando una star o un attore pubblica un tweet o condivide una location in cui si trova per lavoro, la cosa ha comunque risonanza. È l’unico festival dedicato al cinema indiano in Italia e, oltre ai film, porta qui anche altre arti: fotografia, food, mostre. È un’iniziativa molto importante per il territorio. Quest’anno, ad esempio, abbiamo una mostra fotografica dedicata proprio all’area fiorentina. Ecco perché per noi ha un grande valore.

Ci sono aneddoti che ricorda con particolare affetto, tra tutti questi anni?

Sì, certo. Ad esempio con Amitabh Bachchan, che è stato nostro ospite nel 2012. È stato disponibilissimo, gentilissimo: è rimasto quattro giorni. Aveva un assistente che lo seguiva sempre, e noi ci occupavamo di tutto ciò che riguardava la sua permanenza. Ho pranzato con lui un paio di volte. Un giorno l’ho portato in uno dei migliori ristoranti di Firenze: siamo andati io, lui e il suo assistente. Abbiamo ordinato tutto quello che volevamo e, alla fine, è stato lui a offrirci il pranzo. Non è una cosa che fanno tutti: non per una questione economica, ma per il gesto. È stato bello, eravamo a Firenze e ci siamo davvero “enjoyed this lunch”.

Tornando al festival: secondo lei, in questi anni c’è stata un’evoluzione nella percezione del cinema indiano in Italia?

In Italia il cinema indiano esce ancora pochissimo in sala. Già prima del Covid i film indiani erano praticamente scomparsi dai cinema, e la situazione è rimasta simile. È percepito come qualcosa di esotico: Bollywood, colori, danza… Non è considerato una cinematografia “normale”, come le altre. E non è così: è semplicemente il cinema di un altro Paese. Altrove in Europa questo è chiaro; qui invece resta ancora molto sottovalutato, quasi “chiuso in una scatolina”. Noi lavoriamo da molti anni per cambiare questa percezione. Abbiamo costruito un pubblico affezionato, gruppi di fan, persone che ci seguono e ci ringraziano perché grazie a noi sono andate in India o hanno scoperto nuovi aspetti del Paese. Da noi non ci sono solo film: ci sono incontri, dibattiti, talk sull’India e intorno al cinema. Detto questo, non si può dare nulla per scontato. Non basta dire “c’è questo film con questo attore”: la conoscenza è ancora limitata e bisogna lavorare molto sulla promozione. In Francia, Germania, Spagna sono più avanti di noi. Come festival cerchiamo comunque di avvicinare il pubblico il più possibile. Tutti i film sono sottotitolati in italiano, anche perché in Italia l’inglese non è così diffuso. La nostra selezione è a 360 gradi: vogliamo mostrare l’India tutta — quella rurale, quella metropolitana — e scegliamo film da diverse regioni del subcontinente.

Quest’anno vi è un’importante novità, quella di dedicare una intera sezione ai fiumi. Cosa ci può dire di questa iniziativa?

Spesso dedichiamo sezioni speciali. Quest’anno, per i 25 anni, la sezione è dedicata al fiume: il fiume come simbolo di nascita, maternità, vita. In India i fiumi sono considerati femminili: il Gange, la Yamuna… È un simbolo molto forte. La sezione dedicata al fiume è centrale. Ogni anno scegliere un “special guest” è complesso; quest’anno abbiamo scelto proprio il fiume. È un omaggio ancora più alto. Noi, simbolicamente, “andiamo al Gange” da 25 anni.

Per quanto riguarda i temi principali, quest’anno portate al centro la figura della donna nei villaggi rurali.

La donna è sempre molto presente nei nostri film, ma quest’anno lo è in modo particolare. Ci sono anche molte registe: una di loro, Varsha Bharat, sarà nostra ospite sabato sera con il film Bad Girl. Un altro esempio è Humans in the Loop, un breve lungometraggio di un giovane regista. Racconta la storia di una donna analfabeta e si basa su fatti reali: in uno Stato del nord dell’India sono stati condotti studi su donne analfabete assunte per lavori che non richiedono lettura o scrittura, ma solo seguire immagini e istruzioni su schermo, grazie all’intelligenza artificiale. È un tema molto innovativo e attuale. La protagonista ha una vita personale complicata e finisce per instaurare una sorta di interazione — o comunque un’interpretazione emotiva — con questa intelligenza artificiale. Ci si chiede dove sia il limite. È un film molto interessante.

Invece, come film di apertura ha scelto Metro… In Dino anche per poter omaggiare Irrfan Khan. 

Sì, è un omaggio. Metro… In Dino è stato campione d’incassi in India ed è il sequel di Life in a Metro, con cui avevamo aperto il festival nel 2007. È un omaggio a un grande attore, nostro ospite nel 2014, che purtroppo è scomparso troppo presto: un talento straordinario. Il film racconta storie di coppie, con un ruolo fondamentale delle figure femminili: vite normali, storie che si intrecciano, possibilità. È una commedia con grandi interpreti. Quindi: tutti invitati al cinema venerdì prossimo!

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