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‘Educazione criminale’ (She Rides Shotgun): Un’America senza scampo

Un crime senza filtri

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Educazione criminale (She Rides Shotgun) è l’ultima fatica del regista Nick Rowland, adattamento dell’omonimo romanzo di Jordan Harper, disponibile su Prime Video.

L’America che cade a pezzi

La pellicola si apre come un pugno nello stomaco: un’America marginale, ferita, quella che vive dietro le grandi autostrade e sopravvive in strade laterali dove nessuno guarda. Rowland non ha alcuna intenzione di edulcorare ciò che mostra. Nessuna romantizzazione del viaggio, nessuna illusione di libertà. La strada qui non è un altrove da raggiungere: è una gabbia mobile, un luogo dove tutto può andare storto e niente promette un varco. Motel logori, neon che tremano come se stessero cedendo alla stanchezza del mondo, spazi vuoti che inghiottono chi li attraversa. È un ambiente tossico, febbrile, che il film ti appiccica addosso senza pietà.

Un padre e una figlia che imparano a sopravvivere a vicenda

Al centro della fuga ci sono Nate McClusky (Taron Egerton) e Polly (Ana Sophia Heger). Padre e figlia solo sulla carta, in realtà due estranei costretti a stringersi perché nessun altro lo farà. Rowland lavora sulla tensione emotiva più che sui dialoghi: silenzi che pesano, sguardi incerti, piccoli movimenti che dicono più delle parole. Non c’è mai il tentativo di ricucire il rapporto in modo facile o rassicurante. Quello che si forma tra i due è un legame sporco, nato dalla paura e dalla necessità, una forma di affetto grezzo che prende forma mentre il pericolo stringe. È un’educazione sentimentale storta, piena di incrinature, ma incredibilmente vera nelle sue imperfezioni.

La violenza come paesaggio emotivo

In Educazione criminale (She Rides Shotgun) la violenza non è attrazione, non è spettacolo. È rapida, tagliente, quasi ingombrante nella sua crudeltà. Non ti invita a guardare: ti mette a disagio, ti fa sentire la posta in gioco in ogni momento. Rowland la usa come tessuto emotivo del film, come regola del mondo che racconta: sbagli una volta, e qualcuno sanguina. La fotografia di Wyatt Garfield amplifica questa percezione con colori spenti, ombre larghe, luci fredde che schiacciano i volti e rendono i paesaggi desertici dei luoghi mentali. Molte inquadrature, spesso soggettive o mosse, suggeriscono uno stato di allerta costante, quasi un respiro corto che accompagna i protagonisti scena dopo scena.

Le performance: due corpi, due cuori sfiniti

Taron Egerton si libera del peso dell’immagine glamour e interpreta Nate come un uomo che sta sempre per cedere. È sporco, nervoso, vulnerabile, uno che convive con i suoi errori senza mai trovare un modo per superarli. Il suo fascino sta nel non voler piacere.
Ana Sophia Heger sorprende davvero: porta Polly con una stratificazione emotiva rara per un’attrice così giovane. È dura quando serve, fragile quando non può evitarlo, mai schiacciata dalla drammaticità della storia. Non c’è complicità facile tra i due, nessun momento “carino”: è un’alchimia ruvida, fatta di esitazioni, di piccoli gesti involontari, di un’umanità che viene fuori proprio nei momenti più bui.

I limiti e ciò che resta

Il film, con tutta la sua compattezza emotiva, non è privo di difetti. Alcune sequenze rallentano eccessivamente, come se avessero paura di affondare davvero il colpo, mentre il finale sembra spinto da un’urgenza narrativa che sembra non appartenere completamente al resto del racconto. Anche la gang che mette in moto la vicenda rimane un antagonista poco sfumato, una presenza di puro male funzionale più che realmente definita.
Eppure, quando tutto si ricompone, Educazione criminale (She Rides Shotgun) lascia addosso un residuo potente: la sensazione di aver attraversato un mondo duro, dove la tenerezza è un evento raro e la sopravvivenza diventa l’unica forma possibile di amore. Un crime senza sconti, che preferisce ferire piuttosto che consolare.

Educazione criminale (She Rides Shotgun) è disponibile su Prime Video: attiva ora la prova gratuita di 30 giorni e guardalo adesso.

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