Al Medfilm Festival un cortometraggio che parla della paura del futuro: Common Pear del regista e scrittore Gregor Bozič. Siamo catapultati nel mondo inospitale di un futuro distopico. Agli occhi attoniti dei futuri operai pare incredibile l’antica sinergia dell’uomo con la terra e con la normale coltivazione fruttifera. Il cambiamento climatico detta legge e il cinema accoglie il grido di paura che quest’era genera.
C’è vita nel passato?
Immaginiamo di trovarci in un futuro distopico in cui la coltivazione della terra è ormai un ricordo lontano. La confusione generata dalla visione di un filmato d’archivio spinge a interrogarsi sul tempo che passa e sui cambiamenti a cui l’uomo si sottopone a causa del cambiamento climatico. Il film è ambientato in una struttura, un colosso di cemento che si erge in un mondo opaco e giallastro. Non sembra una dimensione ideale alla vita umana.
Una voce meccanica su un altoparlante incoraggia gli operai a tornare al lavoro. E una di queste operaie, Dora Ciccone, trascorre molto tempo al buio dell’archivio video, esaminando risme di filmati che alludono al mondo contadino: quello del nostro passato, quello dimenticato. Il film corrobora il suo messaggio ambientalista proprio grazie ai filmati d’archivio, che riproducono interviste con persone anziane, le quali, parlando del loro rapporto diretto con la natura, svolgono il ruolo di memoria storica.
Common Pear e l’occhio sul pianeta Terra
Gregor Bozič pone l’attenzione su un tema importante: il futuro del pianeta Terra nell’era del cambiamento climatico. La produzione slovena e britannica si impegnano così a lanciare un messaggio di sensibilizzazione attraverso il cinema. Un cortometraggio audace, di 15 minuti, che condensa con un pastiche di futuro e passato, la riflessione sul terreno e sulla sua manodopera. I due piani, futuro e passato, dialogano fra loro e tentano disperatamente di creare significato. Il mondo contadino del passato sembra estinto, agli occhi del futuro. C’è possibilità che possa tornare? Qual è il destino che ci attende? Gli interrogativi, la sperimentazione visiva e l’uso dell’archivio documentaristico rendono questo cortometraggio quanto mai urgente.
Una catena di successi alla regia
Il regista Gregor Bozič ha già diretto diversi corti come Shoes from Trieste (Suolni iz Trsta) e Hey Ho, Comrades (Hej, tovarisi), oltre al lungometraggio del 2019 Stories from the Chestnut Woods (Zgodbe iz kostanjevih gozdov) presentato al Toronto International Film Festival. Il corto ha vinto diversi premi e ha partecipato a numerosi festival internazionali, tra cui il Drama Short Film Festival, il Nashville Film Festival e il Palm Springs International ShortFest. Il suo lavoro ha quindi viaggiato tra Toronto, Locarno, Rotterdam, Marsiglia, Camerimage, Goa, Tallinn, New York, Shanghai, ricevendo i premi più importanti.
GregorBozič: tra cinema e ricerca frutticola
Nato in Slovenia (ex Jugoslavia) GregorBozič è regista, direttore della fotografia e ricercatore di frutticoltura mediterranea. Ha studiato regia e fotografia presso la scuola di cinema AGRFT di Lubiana e l’accademia cinematografica DFFB di Berlino, oltre a arti visive contemporanee presso lo studio nazionale Le Fresnoy di Lille. Nel 2010 ha piantato un frutteto con una banca genetica e ha scritto un libro che descrive tutte le varietà trovate e le storie ad esse collegate. Il suo primo lungometraggio da regista, Storie dai boschi di castagni, è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival nel 2019 e da allora è stato proiettato in oltre 50 festival cinematografici internazionali. Dal 2008 conduce una ricerca continua su varietà di frutta mediterranea antiche ed endemiche, per la quale ha collaborato con frutticoltori del confine italo-sloveno.
Il MedFilm Festival ha portato quest’anno all’attenzione della giuria e del pubblico tematiche sociali estremamente importanti: l’emarginazione sociale, la violenza, la guerra, la discriminazione, il disagio comportamentale, e infine, il cambiamento climatico. Si aggiudica così, Common Pear, un posto d’onore tra i corti con valenza sociale più urgente ed emblematica.