In concorso al 31esimo MedFilmFestival, il cortometraggio Sos è la seconda opera di Anita Morina, giovane regista kosovara. Già attraverso queste due primissime regie è ravvisabile la sua attenzione per le figure umane, spiccatamente solitarie, e l’ambiente che le circonda.
In Sos l’ambiente diviene fondamentale. Storia di un passato accettabile, rovina di un presente incerto e misero.
Sinossi di Sos
In un’isolata stazione ferroviaria, il trentenne Drin conduce una vita solitaria e routinaria, registrando i treni di passaggio e comunicando con la sua ragazza online. Quando il suo lavoro viene improvvisamente sostituito da un radar, Drin si ritrova a vivere una profonda crisi esistenziale: smarrito e spaesato, è costretto a confrontarsi con ciò che desidera veramente nella vita.
Sos: una richiesta d’aiuto e di attenzione
Nel precedente cortometraggio, One Woman Film, la protagonista era una ragazza all’apparenza estroversa (Cam Girl), ma la sua vita era solitaria e vuota. Quell’esibizionismo monotono serviva soltanto per guadagnare.
In Sos l’attenzione di Anita Morina si è spostata all’esterno e su un uomo. Le sue abitudini (appuntare giornalmente i treni che passano) anche qui sono giustificate dal bisogno di guadagno. Un lavoro che fa ormai senza pensarci, al quale è del tutto assuefatto.
Non prova gioia o particolare piacere, è soltanto un riempitivo della sua giornata. Come quando chatta con la sua ragazza. Anche questa relazione è divenuta semplice quotidianità, in cui il desiderio è ormai convenzione giornaliera.
La Morina filma queste figure con la giusta distanza morale, per far trasparire il loro modo di vivere e di sentire la vita. Persone comunissime in una realtà grigia e omologata. Soprattutto in questo secondo corto la regista dà ampio spazio all’ambiente che circonda il protagonista.
Un’anonima cittadina che porta ancora i segni della lontanissima guerra civile del secolo scorso. Un quieto luogo urbano con case fatiscenti e persone che cercano di condurre un’esistenza tranquilla senza troppi problemi.
La stazione, punto importane di una città per dimostrare la propria indipendenza (cittadini o turisti possono scendere direttamente nel centro urbano invece che prendere altro mezzo per raggiungerla), ormai è solo un rudere. Indice del decadimento della città tutta.
E il licenziamento del protagonista, fino a quel momento – sebbene anonimo – pezzo importante per la sua vita, conferma come tutto stia scomparendo.
Drin, dopo questa ferale notizia, si rende conto che deve prendere una decisione. Comprende che sostanzialmente non ha vissuto. L’ Sos del titolo è sia una sua richiesta di aiuto (si ritrova improvvisamente smarrito) sia una richiesta di attenzione da parte della regista verso la realtà del suo paese.