Si è aperta al Cinema The Space di Roma la trentunesima edizione del Med Film Festival, rassegna da sempre attenta al dialogo tra le culture del Mediterraneo. La serata inaugurale del 6 novembre ha visto la proiezione di Calle Málaga di Maryam Touzani, tra le autrici e attrici più rilevanti del panorama cinematografico marocchino.
Il film racconta come l’attaccamento a uno spazio, ai ricordi e al passato possa generare una nuova prospettiva di futuro. Ambientato a Tangeri, segue il percorso di una donna che, nella terza età, riscopre la vitalità e l’amore, aprendosi a una rinascita emotiva e sensuale.
Credo che ciò che creiamo sia un’eco delle tracce che la vita lascia dentro di noi.
– Maryam Touzani
Durante l’incontro con il pubblico, Touzani ha riflettuto sul tema dell’attaccamento agli oggetti come forma di legame con la memoria. Ha raccontato come anche per lei, proprio come per María Ángeles, la protagonista, sia difficile lasciar andare ciò che nel tempo ha assunto un valore che trascende la materia. È evidente, nella regia e nella prova attoriale, come privare María Ángeles di un oggetto o di uno spazio significhi, in qualche modo, toglierle una parte della sua anima.
Quando le chiedo se, ad oggi, abbiamo perduto, presi dalla frenesia e dall’ansia di preoccuparci di un quadro più grande, la capacità, oltre che la possibilità, di concentrarci sul particolare, sul piccolo, fosse anche sul valore di un oggetto, Maryam risponde:
“La società, credo, vada molto veloce e non abbiamo più tempo di affezionarci alle cose: non aggiustiamo un oggetto che si rompe, ma lo rimpiazziamo.”
Simbolicamente, è un pensiero che si estende a molto più del quotidiano: al modo in cui trattiamo le relazioni, i corpi, la memoria stessa.
Last but not least, ci soffermiamo sulla riscoperta che María Ángeles fa del sesso, inaspettata e liberatoria.
Chiedo: ci stiamo perdendo anche il contatto più delicato e dedicato con il nostro corpo? E com’è stato affrontare, anche registicamente, il sesso nella terza età? Maryam risponde che ciò che permette a María Ángeles di vivere questa scoperta è la sensazione di una liberazione totale dal giudizio, e che filmare quelle scene è stata una scoperta anche per lei: una mise en nude non solo del corpo, ma anche dell’anima.
Durante la cerimonia, importante spazio è stato dato al Premio Koiné 2025. Ha parlato una delle premiate, Aya Ashour, giovanissima giornalista palestinese che dedica ai colleghi deceduti a Gaza il premio, e si sofferma sul dolore che porta dentro, ma anche sulla grande forza con cui vuole continuare a diffondere nel mondo la verità, a combattere per essa, ricordando come “nonostante il cessate il fuoco, a Gaza continuano a morire palestinesi ogni giorno.”
Le parole di Ginella Vocca, direttrice e anima del Med Film Festival, parlano di un’emozione profonda nell’affrontare un numero grande come la trentunesima edizione, un 30 + 1, simbolo di continuità e rinnovamento. Sottolinea come tutto ciò che accade al Med sia vero, sentito, sincero.
Le proiezioni si distribuiranno nei prossimi giorni in diverse sale di Roma, riportando ancora una volta il Mediterraneo al centro del dialogo culturale.