l vero prezzo del denaro non è scritto nei contratti, è inciso nel cuore di chi lo paga.
C’è una linea sottile che separa il potere dalla perdita.
Largo Winch la attraversa con la stessa eleganza di un uomo abituato a non guardare indietro, e la stessa paura di chi, improvvisamente, scopre di non poter più sfuggire al proprio destino. Ritorna su Sky Cinema Uno, dal 3 novembre, Largo Winch – il prezzo del denaro, il terzo capitolo della saga action tratta dall’omonimo fumetto. Il miliardario creato dal fumettista Philippe Francq non è più soltanto un eroe d’azione, ma un uomo che si piega sotto il peso della sua stessa eredità.
Regia di Olivier Masset-Depasse, nel cast: Con: Tomer Sisley, James Franco, Clotilde Hesme.
Largo Winch
Largo Winch (Tomer Sisley) è un miliardario che ha imparato sulla propria pelle quanto effimero possa essere ciò che davvero conta. La sua esistenza, costruita su numeri e vertigini finanziarie, si incrina il giorno in cui suo figlio quindicenne, Noom (Narayan David Hecter), viene rapito. Dietro il sequestro, l’ombra sottile e inquietante di Ezio Burntwood (James Franco), figura enigmatica e magnetica che muove i fili di una vendetta che profuma di potere e segreti antichi. Inizia così un viaggio vertiginoso in cui Winch dovrà spogliarsi del suo denaro, del suo nome e persino delle proprie certezze per salvare ciò che nessuna ricchezza potrà mai restituirgli: suo figlio. Nel farlo, scoperchierà un intrigo che intreccia il destino della sua famiglia ai meccanismi più oscuri del potere economico globale.
Un viaggio che sembra un’odissea
Il film si apre con il rapimento di Noom, il figlio quindicenne di Largo (Tomer Sisley), un colpo che frantuma ogni certezza. Dietro il sequestro si nasconde un avversario tanto carismatico quanto spietato: Ezio Burntwood, interpretato da un magnetico James Franco, uomo d’affari e burattinaio dell’oscurità economica globale. Tra il gelo del Canada, le ombre della Birmania e la luce di Bangkok, inizia un viaggio che ha il respiro di un’odissea e il ritmo di un thriller internazionale. Il regista Olivier Masset-Depasse filma con una precisione quasi chirurgica: gli ambienti sono lucidi, i colori freddi, le luci tagliano i volti come scalpelli su marmo. In questo mondo levigato, Tomer Sisley restituisce a Largo Winch la sua malinconia più vera. Dietro i grattacieli, le fondazioni umanitarie e i consigli di amministrazione, batte un cuore ferito, quello di un padre che lotta per salvare ciò che nessuna ricchezza può comprare. Ma il film deve la sua tensione più sensuale e ambigua a James Franco, l’antagonista carismatico, elegante e ambiguo che dà origine al conflitto.
L’antagonista come riflesso
Burntwood non è il classico cattivo. È la corruzione vestita di fascino, la logica che si traveste da emozione. Franco entra in scena con il passo leggero. Ogni suo gesto è controllato, ogni parola pesa come un macigno. Il suo sguardo contiene due facce, quella della seduzione e quella del tradimento. Il regista lo filma come se scolpisse un volto in chiaroscuro: metà nella luce e metà nell’ombra. Burntwood è l’immagine speculare di Largo, ciò che il protagonista sarebbe potuto diventare se avesse scelto il potere invece della verità. L’attore americano gli regala una sensualità intellettuale. Lo interpreta con eleganza viscida, un sorriso che taglia, uno sguardo che promette e tradisce nello stesso tempo. È il potere che non si vergogna più di essere potere, la bellezza che diventa veleno.
In questo ruolo, JamesFranco dimostra ancora una volta di essere un interprete capace di trasformare ogni personaggio in una figura simbolica: l’artefice e la vittima, il carnefice e il sedotto. Il suo Burntwood è un uomo che pensa troppo e sente troppo poco. E proprio per questo diventa irresistibile.
Potere e sentimento
Il cuore del film batte nel confronto tra due uomini che non si odiano davvero, ma si riconoscono. In mezzo a loro c’è il potere che li plasma, li divide e li trascina nella stessa voragine morale. Tomer Sisley e James Franco rappresentano la purezza e la corruzione, la verità e la menzogna, l’uomo e la sua ombra. Il loro scontro rappresenta la scelta che ogni individuo compie quando il denaro diventa linguaggio, potere e dipendenza. Visivamente, Largo Winch – Il prezzo del denaro, è un film di una bellezza disarmante: dalle luci di Hong Kong alle ombre delle cime inneavte del Canada, la fotografia alterna la ricchezza alla quiete, la velocità alla contemplazione. E in questo equilibrio fragile si trova la sua verità: il potere non libera, il denaro non consola, l’eredità non salva. La fotografia alterna il blu degli interni finanziari ai toni caldi delle terre asiatiche, creando un contrasto emotivo che riflette il percorso del protagonista: dal gelo del potere al calore del sentimento. E ogni dettaglio diventa racconto.
Il prezzo della redenzione
Alla fine, Largo Winch – Il prezzo del denaro parla di una sola cosa: la paternità come redenzione. Dietro la trama fatta di complotti, potere e finanza si nasconde la confessione di un uomo che capisce troppo tardi di aver dato tutto al mondo e troppo poco a chi amava davvero. In questo terzo capitolo il protagonista non lotta più per l’eredità, nè per difendere il suo impero, ma solo per meritarsi un figlio. Nel suo volto stanco, nelle mani che tremano, nel silenzio che precede ogni azione, c’è la fragilità di un eroe che ha smesso di credere nei titoli e ha iniziato a credere nei legami. Un eroe che è più vero proprio quando smette di sembrare perfetto.
Largo Winch – Il prezzo del potere, non è solo un thriller: è una riflessione sull’eredità, sulla colpa, sull’invisibile malinconia di chi ha tutto ma ha perso la cosa più importante. E in questa linea sottile divisa tra eleganza e rovina, James Franco brilla come un demone gentile: bello, spietato, perduto.