In un’epoca in cui l’arte contemporanea si trova spesso crocifissa tra il mercato speculativo e l’oblio culturale, Ferdinando Vicentini Orgnani irrompe con CATARTIS – Conservare il futuro, un documentario che non è solo un viaggio, ma un vero e proprio archivio vivente di oltre vent’anni di passione e osservazione. Il documentario verrà presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma il 25 ottobre 2025 alle 21,30.
Ferdinando Vicentini Orgnani
Il fantastico lavoro di Ferdinando Vicentini Orgnani
Vicentini Orgnani, regista milanese con un curriculum che spazia dal dramma intimo di Mare largo(1998) all’indagine giornalistica di Ilaria Alpi – Il più crudele dei giorni (2002), passando per le armonie jazz di Zulu Meets Jazz(2008) e l’eredità beat di The Beat Bomb (2022). Ha sempre dimostrato un’innata capacità di intrecciare realtà e poesia. Qui, abbandona la narrazione lineare per abbracciare un approccio quasi archeologico. Il film è un montaggio magistrale di footage accumulati in due decenni, ritratti di artisti al lavoro nei loro atelier, confessioni sussurrate tra pennellate e sculture, e riflessioni su come l’arte possa fungere da “catarsi” collettiva in un mondo sull’orlo del collasso climatico e sociale. Un flusso di immagini che passa da installazioni site-specific in paesaggi devastati a performance radicali che sfidano il consumismo. Il tutto è sorretto da una colonna sonora minimalista – un’eco del suo sodalizio con Paolo Fresu – che amplifica l’urgenza emotiva senza mai sovrastarla.
L’arte come strumento di conservazione
Il cuore del documentario pulsa nelle figure umane: non nomi altisonanti da red carpet, ma creativi spesso ai margini, che Vicentini Orgnani cattura nel loro momento di pura alchimia. C’è l’artista che fonde plastica riciclata con reperti archeologici per denunciare l’antropocene; un altro che trasforma graffiti urbani in mappe per un futuro sostenibile. Attraverso questi ritratti, il film interroga il ruolo dell’arte non come lusso effimero, ma come strumento di conservazione – del pianeta, della memoria, dell’umanità stessa. “Conservare il futuro” non è uno slogan: è una provocazione filosofica, un invito a ripensare il collezionismo non come accumulo egoista, ma come atto di stewardship per le generazioni a venire.
Tra sequenze in 16 mm e foto digitali recenti
Tecnicamente, CATARTIS brilla per la sua economia narrativa. Vicentini Orgnani, con la sua formazione al Centro Sperimentale di Cinematografia e anni di esperienza in festival internazionali, dosa con maestria il materiale grezzo: sequenze girate in 16mm si fondono con footage digitali recenti, creando un tessuto temporale che riflette la stratificazione dell’arte stessa. Non ci sono interviste didascaliche o voice-over paternalistici. Il regista lascia che le immagini e i suoni parlino, affidando al montaggio il compito di tessere connessioni invisibili. Il risultato è ipnotico, a tratti claustrofobico – come se fossimo intrappolati in un museo vivente dove ogni opera urla la sua profezia.
Un’opera catartica da non perdere
CATARTIS richiede pazienza, un occhio sensibile alla lentezza contemplativa. In un’epoca di reel virali e like effimeri, questa scelta è forse il suo atto più sovversivo, un reminder che l’arte vera non si consuma in un swipe. Eppure, proprio per questo, emerge con forza.
In definitiva, CATARTIS – Conservare il futuro è un’opera catartica nel senso più puro del termine: purga, rigenera, proietta. Ferdinando Vicentini Orgnani non ci dà risposte pronte, ma semi da piantare. In un 2025 segnato da crisi globali, questo documentario è un faro – non abbagliante, ma persistente – che ci ricorda perché l’arte, nonostante tutto, continui a esistere. Da vedere, da conservare, da condividere.