Presentato in anteprima mondiale al Lucca Film Festival, 1780di Dustin Fairbanks segna il ritorno sul grande schermo di Kevin Spacey. L’attore statunitense è arrivato in Toscana per ritirare il premio alla carriera, accolto da due situazioni contrapposte: un bagno di folla intento ad ammirare il due volte premio Oscar sfilare sul red carpet, disponibile e accogliente nei confronti delle tante persone presenti per autografi e foto, e un gruppo di contestatori per Palestina Libera.
Non è mancata dunque qualche protesta per la situazione politica molto calda (ricordando che l’attore, a fine 2024, ha fatto visita ai kibbutz colpiti da Hamas e ai soldati israeliani feriti E che ha in programma, a novembre, di fare ritorno con il suo spettacolo Songs & Stories.
Sul palco del Cinema Astra di Lucca, Kevin Spacey si è lasciato trasportare in un discorso avvolto da un’emozione palpabile. Ha ripercorso gli ultimi lunghi anni esprimendo quanto sia stata dura “vedere il mondo andare avanti” senza di lui.
“Sono rimasto fermo a guardare il mondo andare avanti. Non ero sicuro di riuscire a tornare”
‘1780‘, il thriller storico con Kevin Spacey
Pennsylvania, guerra d’indipendenza americana. In un freddo e piovoso bosco abita Honor (P.J. Marshall), un cacciatore, insieme a suo figlio Miles (Kamilo Alonzo). Quest’ultimo si imbatterà nel ritrovamento di un soldato ferito, dopo essere stato colpito dalle truppe inglesi in uno scontro a fuoco. Per il padre, cinico con le speranze spezzate da un passato nebuloso, la soluzione migliore è quella di lasciarlo al suo destino. Miles animato dallo spirito della madre scomparsa prende posizione e nonostante la piccolissima età convince suo padre a salvare il soldato.
E’ questo l’incipit con cui si apre 1780. Ad accendere la miccia ci pensa un’ eclettica interpretazione di Kevin Spacey, nel ruolo di un’eccentrica guida dei soldati inglesi. Il suo personaggio porta i tre ufficiali all’interno della capanna dove si nasconde il soldato ferito. Da qui si aprirà una resistente guerriglia tra due fazioni improvvisate, in una pioggia interminata di segreti nascosti, confessioni e destini segnati.
Il passato non ti lascia andare
Il regista Dustin Fairbanks vuole scavare negli animi dei suoi protagonisti. Il peso delle divise che indossano è diventato tutt’uno con la propria pelle. Esiste una divisione da persona a persona, contraddistinta soltanto dal passato che hanno rivestito – o in cui si sono ritrovati; la riappacificazione è impossibile. Ognuno ha i propri ideali e in questi si racchiudono gli scontri che prendono vita. Tutto potrebbe cessare, ma l’opzione è intricata, nascosta in troppe morti, in troppi feriti per non continuare in una guerra senza fine.
P.J. Marshall nella figura del padre-cacciatore si ritrova di nuovo in un mondo a cui pensava di essere finalmente sfuggito e viene catapultato improvvisamente nel suo passato. Lui che era riuscito a scappare, a riprendersi suo figlio, ora non c’è neanche la rabbia di doversi confrontare nuovamente con ciò che aveva allontanato con tutte le sue forze. Negli occhi e nelle parole di Honor c’è solo una profonda rassegnazione.
Kevin Spacey magnetico
Lo ha detto lui stesso durante il ritiro del premio alla carriera. Un ruolo che gli ha permesso di tornare sul grande schermo, un’occasione per tornare a recitare, con un magnetismo che soltanto un attore della sua caratura può avere.
“È stata un’esperienza fantastica. Ho dovuto imparare un inglese antico con un accento strano”
Nonostante il ruolo non sia principale, in pochi istanti e con dei logorroici dialoghi, Kevin Spacey dà forma e sostanza al personaggio rendendolo simbolo della sopravvivenza. Ma è una formula capace di funzionare soltanto a metà, che finirà con lo scontrarsi con la realtà circostante, in un epilogo quasi programmabile ma auspicabilmente evitabile.
La sceneggiatura affidata a Steffan Ralph Delpiano ha spunti interessanti e un andamento lineare. In tutti e tre gli atti è solida, con dialoghi simili a colpi di una carabina: serrati, potenti, il tempo di ricaricare, prendere la mira con precisione e far scoccare nuovamente la cartuccia. Tutta la tensione dell’intera narrazione si districa tra ricordi, presente e un possibile futuro, fino ad arrivare a una liberatoria purificazione. Che in fondo ci sia, un messaggio di speranza?
Crudo, ipnotico e coinvolgente. Il passato non dimentica mai chi siamo
1780è stato prodotto da SDS Pictures e Future Proof Films, con capitali indipendenti. Uscirà nelle sale statunitensi a partire dal mese di gennaio.