A volte la tragedia non si annuncia con grandiosità, ma si insinua attraverso la più piccola delle incomprensioni. Questa è la premessa di 40 Secondi, diretto da Vincenzo Alfieri per Eagle Pictures, che sarà proiettato in concorso al Festival del Cinema di Roma prima dell’uscita nelle sale italiane il 19 novembre.
Il film racconta il brutale pestaggio e l’uccisione di Willy Monteiro Duarte, un ventunenne la cui vita è stata spenta in meno di un minuto dopo che una lite è degenerata in una violenza inimmaginabile.
Dagli incontri quotidiani alla catastrofe
Piuttosto che presentare solo l’aggressione, il film di Alfieri ripercorre le 24 ore che hanno preceduto il crimine. In quel giorno, incontri casuali, rivalità latenti e tensioni sociali latenti si intrecciano, costruendo lentamente l’inevitabilità del disastro.
La narrazione si concentra meno su un singolo episodio e più su come l’ordinarietà della vita quotidiana possa mascherare gli istinti più oscuri che si nascondono sotto.
Ispirato a una storia vera, con un’anima giornalistica
La sceneggiatura trae ispirazione dal libro di Federica Angeli su eventi realmente accaduti, trasferendo la chiarezza investigativa di una giornalista a un’opera cinematografica. Angeli, nota per il suo reportage coraggioso, conferisce alla storia un peso che spinge lo spettatore a non distogliere lo sguardo.
Radicando la drammatizzazione sulla storia vissuta, il film si rifiuta di ridurre l’omicidio a una mera statistica o a un titolo fugace.
Un cast che bilancia gioventù ed esperienza
Il cast comprende giovani attori come Francesco Gheghi, Enrico Borello e Beatrice Puccilli, accanto ai talenti affermati Sergio Rubini e Maurizio Lombardi. Questo cast intergenerazionale rispecchia i temi propri del film: lo scontro tra la spontaneità giovanile e i rigidi, spesso distruttivi, codici di comportamento che dominano certi mondi sociali.
Francesco Di Leva, Justin De Vivo, Giordano Giansanti e Luca Petrini completano il cast, incarnando sia i carnefici sia coloro che si trovano nel fuoco incrociato di una brutalità crescente.
Il cinema come confronto con la società
Con 40 Secondi, Alfieri si propone non solo di raccontare una tragedia, ma anche di indagare la “banalità del male”, un’espressione che risuona in tutta la sinossi. Il film invita il pubblico a riflettere su come pregiudizio, aggressività e silenzio possano convergere in atti di violenza insensata.
In sostanza, sfida gli spettatori a porsi domande scomode sulla responsabilità, la complicità e il fragile confine tra ordine e caos nella vita contemporanea.