“Nemici”, diretto da David Valero, è un dramma crudo e intimista che esplora le cicatrici dell’odio, del bullismo e della vendetta, ma anche la possibilità di un’umanità ritrovata. Ambientato in un quartiere periferico di una città spagnola non specificata, il film racconta la storia di due adolescenti, Chimo e El Rubio, legati da un rapporto di ostilità radicata: Chimo è la vittima, El Rubio il bullo. Un incidente drammatico, che lascia El Rubio paralizzato, ribalta i ruoli di potere, spingendo Chimo verso una vendetta che si trasforma in un viaggio emotivo complesso e moralmente ambiguo.
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Il tormento interiore inscenato alla perfezione
David Valero, al suo primo lungometraggio di rilievo dopo una carriera di corti premiati, dimostra un’abilità sorprendente nel bilanciare realismo e tensione drammatica. La sua regia è sobria, quasi documentaristica, con una fotografia (curata da Carlos Cebrián) che cattura la desolazione di un quartiere periferico: palazzoni grigi, strade polverose, cieli opachi. Le inquadrature strette sui volti dei protagonisti, spesso in silenzio, amplificano il loro tormento interiore, mentre i pochi momenti di violenza sono trattati con un’essenzialità che li rende ancor più disturbanti. Valero evita qualsiasi sensazionalismo, preferendo un ritmo lento e contemplativo che, pur rischiando di alienare chi cerca azione, costruisce un’atmosfera densa di significati.
Il montaggio è funzionale alla narrazione: i flashback, usati con parsimonia, ricostruiscono il passato di Chimo ed El Rubio senza risultare didascalici. La colonna sonora, composta da brani minimali e suoni ambientali, amplifica il senso di oppressione, lasciando spazio ai rumori della vita quotidiana – il rombo di un motorino, le urla di un litigio – per immergere lo spettatore nel mondo del film.
Tra violenza, bullismo, odio e vulnerabilità
La sceneggiatura, scritta a quattro mani da Valero e Alejandro Hernández, è il cuore pulsante di “Nemici”. Il film non si limita a raccontare una storia di bullismo, ma scava nelle motivazioni psicologiche e sociali dietro l’odio. Chimo non è il classico eroe vittima: è rancoroso, impulsivo, a tratti meschino, e questo lo rende profondamente umano. El Rubio, d’altra parte, non è un semplice antagonista: la sua vulnerabilità post-incidente rivela un ragazzo intrappolato in un ruolo che la società gli ha imposto. Il film pone domande scomode: chi è il vero “nemico”? L’altro, o il sistema che ci spinge a odiarci?
Un tema centrale è il ciclo della violenza: Valero mostra come il bullismo non sia solo un problema individuale, ma il prodotto di un contesto sociale disfunzionale, dove povertà, mancanza di prospettive e famiglie fragili alimentano l’aggressività. La sceneggiatura brilla nei momenti di confronto tra i due protagonisti, con dialoghi taglienti ma realistici, e nelle scene in cui Chimo si interroga sul senso della sua vendetta. Tuttavia, alcuni passaggi secondari – come la sottotrama della sorella di Chimo – risultano meno sviluppati, rischiando di diluire l’impatto emotivo.
Le performance degli attori offrono profondità emotiva
Christian Checa offre una performance straordinaria come Chimo, incarnando un ragazzo che oscilla tra rabbia repressa e fragilità. La sua espressività, fatta di sguardi e gesti contenuti, trasmette il peso di anni di umiliazioni. Hugo Welzel, nel ruolo di El Rubio, è altrettanto impressionante: riesce a rendere il suo personaggio odioso ma anche tragicamente umano, specialmente nelle scene in cui la sua arroganza si sgretola. Estefanía de los Santos, come madre di Chimo, porta un’intensità discreta, rappresentando una figura genitoriale stanca ma amorevole. I ruoli secondari, pur ben recitati, sono più funzionali alla storia che memorabili.
“Nemici” non offre risposte facili. La complessità morale dei personaggi invita lo spettatore a riflettere su temi come il perdono, la vendetta e la possibilità di cambiamento. L’ambientazione e i personaggi sono credibili, radicati in una realtà che ricorda i sobborghi spagnoli contemporanei. Il film evita stereotipi, mostrando il bullismo come un problema sistemico.