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‘La riunione di condominio’ un film che chiude tutti in una stanza

Racconto corale di un momento ordinario

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Ne La riunione di condominio, dal 14 Settembre al cinema con BIM, Santiago Requejo prende un momento ordinario e lo trasforma in racconto corale. Una semplice assemblea tra vicini diventa un susseguirsi di cliché in un solo appartamento, dove ogni battuta, ogni sguardo e ogni esitazione riflette dinamiche sociali che tutti abbiamo incontrato almeno una volta nella vita. L’obiettivo del film non è quello di sorprendere, ma di rendere come, dietro una porta chiusa, emergano paure, convinzioni e fragilità all’interno di un gruppo.

La scelta di ambientare tutto in un appartamento non è un limite, ma un artificio drammaturgico. Le pareti strette concentrano lo sguardo, i personaggi sono costretti al confronto, e l’aria si fa via via più densa. L’unità di tempo e luogo richiama il teatro, ma al cinema diventa strumento per catturare il senso di claustrofobia delle assemblee, quelle dove ognuno porta con sé una maschera sociale che presto si incrina.

Volti che sono maschere

I condomini di Requejo non cercano complessità psicologica, ma incarnano ruoli facilmente riconoscibili: c’è chi si affida al buon senso, chi difende i propri interessi, chi rivendica principi morali. Figure che sembrano uscite da ogni palazzo e che, proprio nella loro immediatezza, rendono lo spettatore partecipe. Non c’è bisogno di spiegazioni: ci basta guardarli per sapere chi sono, perché li abbiamo già incontrati nel nostro quotidiano.

Il diverso come innesco narrativo

Il motore della vicenda è l’arrivo di un nuovo vicino, un uomo con disturbi mentali. L’ annuncio di questo evento  rompe l’equilibrio e porta a galla paure latenti. La forza del film non sta tanto nel giudicare, quanto nel mettere in luce la fragilità di una tolleranza che spesso esiste solo a parole. I cliché diventano così specchio di una realtà comune: i discorsi che ascoltiamo nel film non suonano lontani, ma incredibilmente vicini.

Dialoghi che costruiscono tensione

Non c’è azione, non ci sono colpi di scena spettacolari. Tutto si gioca sul ritmo dei dialoghi, sui silenzi, sugli sguardi. È un cinema della parola che affonda nella quotidianità, dove anche un dettaglio minimo può diventare detonatore di conflitti. La scelta di Requejo è chiara: mostrare come il dramma possa nascere dalle piccole cose, dalle riunioni che di solito vorremmo solo dimenticare.

Quando la riunione si conclude, nulla è davvero risolto. Non ci sono vincitori né riconciliazioni, ma un senso di sospensione che lascia riflettere  lo spettatore. È proprio in questa apertura che il film trova il suo valore: nel mostrare quanto sia fragile la convivenza, quanto sia sottile il confine tra accoglienza e paura.

Un condominio come specchio della società

Alla fine, La riunione di condominio è un piccolo esperimento che funziona proprio perché sceglie la semplicità. Con i suoi cliché dichiarati e il suo spazio ristretto, il film costruisce un microcosmo dove tutti possiamo riconoscerci. Non ha la pretesa di sorprendere o rivoluzionare, ma invita a osservare da vicino i nostri atteggiamenti quotidiani, trasformando un banale incontro tra vicini in uno specchio della società.

 

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