Biennale del Cinema di Venezia
‘In Re Minore’, quando il cinema mette in scena verità, dolore e rinascita
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6 giorni agoon
Dal sibilo del vapore di una macchinetta del caffè all’urlo silenzioso del cuore ferito di un uomo. È così che Antonio Maria Castaldo e Gianluca Grazini (che firmano sceneggiatura e regia) ci accompagnano nella discesa e risalita di un tunnel fatto di dolore, coraggio, speranza. In Re Minore – cortometraggio presentato nel contesto Venice Production Bridge, al Festival di Venezia, alla presenza delle più alte cariche istituzionali, da Pietrangelo Buttafuoco, presidente Biennale Cinema, a Lucia Borgonzoni, viceministro della Cultura, a Bruno Vespa e Gianni Letta, che ha definito il film “una pagina della storia del cinema della verità” – è infatti un film che in poco più di 13 minuti racconta, in modo non didascalico, il dramma personale e collettivo, la solidarietà, il lavoro dei Vigili del Fuoco, che è una missione di salvezza.
In Re Minore
Il titolo richiama la tonalità che Mozart definiva “del dolore”, non offre risposte, ma apre uno spazio di condivisione. Una riflessione universale sul lutto e sulla resilienza, ispirata all’esperienza di chi vive quotidianamente a contatto con la fragilità della vita.
Attraverso la storia di Alberto (un bravo e intenso Marco Aceti, attore e vigile del fuoco, ndr) pompiere segnato da un drammatico passato, Antonio Castaldo, anche lui con una vasta esperienza di vigile del fuoco, uomo di cinema e cultura, con all’attivo diversi lavori e produzioni (Gli elefanti, il lavoro precedente, realizzato sempre con i Vigili del Fuoco, sta riscuotendo successo in molti festival) ci porta a una profonda riflessione: quanto siamo disposti a guardare in faccia il nostro dolore? Quanto siamo disposti ad accoglierlo e trasformarlo in speranza, insieme agli altri?
Abbiamo incontrato Antonio Castaldo a Venezia. Qui, le sue parole.
Antonio, in questa storia l’universale e il personale si intersecano, si sfiorano, fino a coincidere.
La mia visione della vita in generale è che ogni individuo, di fronte alla storia generale del mondo, è una goccia nel mare. Il mio approccio alla vita in generale è sempre stato quello di capire che siamo una piccola entità in un complesso più generale, che sono la vita, l’universo. Questa consapevolezza me la porto dentro facendo ciò che amo: io penso che nel fare arte, cinema, raccontare storie, sia essenziale unire la storia personale con quella che potrebbe essere la storia di tutti, quindi dare sempre una connotazione di universalità alle storie, non limitarsi alla nostra storia personale, ma cogliere nel personale ciò che è universale e viceversa. La responsabilità del regista, dell’artista, di chi narra le storie è quella di cercare invece di raccontare sempre i tempi in cui si vive, nel contesto più generale possibile, più universale possibile. Se tu parli del terremoto de l’Aquila parli di un dolore collettivo che ha toccato gli italiani, ma anche un po’ di parte del mondo, come Gaza oggi, tocca tantissime coscienze.
Cambia il contesto, ma il dolore come sentimento in realtà è uguale per tutti. E quindi cos’è che accomuna una grossa tragedia alla piccola storia?
È l’emozione che si prova. Ecco, questo è un po’ l’obiettivo che io metto nelle mie storie e in tutto quello che faccio, quello di unire la piccola storia con la grande storia. Non necessariamente la grande storia deve essere un evento traumatico, ma la grande storia deve essere la grande storia dell’umanità.
A proposito di emozioni condivise, colpisce molto il rapporto tra vigili del fuoco e in particolare tra chi è giovane e chi ha più esperienza…
Sì, la fratellanza della squadra dei vigili del fuoco è forte. Perché in questa istituzione che è il corpo dei vigili del fuoco, siamo sempre di fronte alla verità. Per verità intendo quella cosa che quando tu esci fuori per andare a fare un soccorso devi essere per forza te stesso, non puoi barare, non puoi fare finta, perché di fronte alla responsabilità che hai verso la vita altrui, puoi solo essere vero. Non c’è modo di fingere, non puoi, perché è difficile, è troppo più grande quello che stai facendo per essere non vero! E questo ovviamente fa sì che nelle squadre dei vigili del fuoco si diventa molto fratelli o molto nemici, come è umano, ma di fronte alla grande cosa che vai a fare ovviamente viene fuori l’umanità, anche se non ti sopporti caratterialmente, però poi viene fuori l’umanità. L’ego si restringe e si espande l’umanità.
Questo elemento della responsabilità è molto forte e ci tenevo a raccontarlo, trasferire l’esperienza, la cura per chi ha appena iniziato. È un atto molto bello che si crea, voglio dire grazie ai vigili del fuoco, perché questa cosa l’ho sperimentata. Perché ecco, tornando al discorso di piccola storia e grande storia, forse è un po’ quello che sta mancando in generale, ma parlo proprio a livello politico grande, anche a livello micro. Manca la responsabilità delle persone che hanno il potere. Di capire che oltre loro, oltre l’io, c’è la vita. E se anche oggi loro pensano di essere potenti, la storia poi a un certo punto li condannerà per quello che stanno facendo. Ecco questa mancanza di responsabilità, la mancanza di coscienza, va denunciata, portando in scena la responsabilità, la solidarietà, l’amore.
C’è molta verità nei tuoi lavori, e in scena ci sono veri Vigili del Fuoco.
Si per me è fondamentale, io da autore, vengo dal mondo del documentario, io amo, amo la verità nelle cose, sempre. Ormai questa parola “verità” è sempre con me. È chiaro che mi trovo a disposizione dei vigili del fuoco, lo fanno tutti i giorni e sono anche bravi attori. Cioè sarei stato stupido se non avessi scelto loro! Non solo mi facilita il compito, loro mi portano sul set un’esperienza della loro vita, verità quindi. Poi come squadra cinematografica tutti noi abbiamo l’ambizione di voler fare anche il cinema e quindi tutti noi ci mettiamo a servizio e quando fai squadra e fai parte di una istituzione e la incarni, dai voce anche agli altri, alle altre persone che sono in strada e non hanno possibilità di dire quello che fanno ogni giorno, con dedizione. Per cui io da questo punto di vista, mi fido ciecamente. Nella verità, ci si fida.